Carmelo Costanzo
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Carmelo Costanzo (Catania ? - 1990) è stato un imprenditore italiano. Secondo Giuseppe Fava, era uno dei cosiddetti cavalieri dell'apocalisse mafiosa.
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[modifica] La descrizione di Fava
Era "massiccio e sprezzante", riuscì ad ottenere un gigantesco appalto a Palermo (cosa quasi impossibile per un catanese). Costruiva case popolari, palazzi, villaggi turistici (tra cui la Perla Jonica), autostrade, ponti, gallerie, dighe e possedeva anche le industrie necessarie a produrre tutto quello che serviva alle costruzioni: travature metalliche, macchine, tondini di ferro, precompressi in cemento, infissi in alluminio, tegole, attrezzature sanitarie".
Aveva delle azioni in emittenti locali e in una banca popolare. Era anche collaboratore di Mario Ciancio Sanfilippo.
[modifica] I rapporti con Minore
«Tra me e Minore c'è un'amicizia di lunga data, i nostri padri si conoscevano»
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(Carmelo Costanzo ai giudici)
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Totò Minore, boss di Trapani, intrattenne stretti rapporti con Costanzo. Grazie all'appoggio del clan trapanese, il cavaliere costruì l'Aeroporto di Trapani-Birgi e, in società con Graci e Rendo, quello di Pantelleria. Minore lo aiutò nella costruzione di un quartiere di case popolari e portò a termine delle intimidazioni per l'acquisto di almeno un terreno.
[modifica] Il Palazzo dei Congressi
Nel 1981 la gara d'appalto del Palazzo dei Congressi di Palermo vide in lizza quattro imprenditori: Cassina, Tosi (palermitani), Salamone (agrigentino) e il catanese Costanzo. Era inusuale che un catanese partecipasse ad una gara a Palermo e anche il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa se ne interessò. Vinse l'ultimo, pur presentando un'offerta svantaggiosa. Tosi ricorse al TAR e se ne parlò anche all'Assemblea Regionale Siciliana: tutto sembrava a posto.
Rocco Chinnici e Paolo Borsellino si interessano al caso e mandano la Guardia di Finanza ad arrestare Costanzo, che scappa. Dopo due mesi di latitanza, viene trovato in una clinica e malgrado l'accusa di corruzione non sconta neanche un giorno di galera. La commissione della gara d'asta viene decimata e addirittura si scopre che la figlia di un ingegnere della commissione giudicatrice regionale è stata assunta presso la banca di Costanzo. Rimasto impunito per tanti anni, nel 1986 Costanzo viene indagato nuovamente, a Catania.
[modifica] Il proscioglimento
Finito nel 1988 tra gli inquisiti in seguito alle dichiarazioni di Antonino Calderone a Giovanni Falcone (che fu travolto da uno scandalo: il consigliere Antonino Meli lo accusò di aver favorito Costanzo e ne chiuse il pool antimafia), nel 1991 è stato prosciolto con Gaetano Graci dall'accusa di associazione mafiosa perché, malgrado avesse delle strette relazioni con Nitto Santapaola e il suo clan, «questa è la realtà con cui deve misurarsi l' imprenditoria siciliana nell' affrontare l' impatto con il fenomeno mafioso e, in particolare, per trovare soluzioni di non conflittualità con esso, posto che nello scontro frontale risulterebbe perdente sia il più modesto degli esercenti, sia il più ricco titolare di grandi complessi industriali.»
Rimase però impunito l'omicidio di Sicali, che era stato fatto fuori dalla mafia dopo aver infastidito i cantieri di Costanzo, che secondo i giudici non aveva responsabilità.
[modifica] Bibliografia
- Giuseppe "Pippo" Fava - I Siciliani - Mensile (collezione)
- Attilio Bolzoni. Il potere della mafia. «la Repubblica», 5 aprile 1991, 19.
- C.F. Trapani, bel suol di mafia. «I Siciliani», maggio 1984.
- Riccardo Orioles. Palermo: il capolavoro di Costanzo. «I Siciliani settimanale», 10 luglio 1986.