Antonio Giolitti
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Antonio Giolitti (Roma 12 febbraio 1915) è stato un uomo politico italiano.
Nipote dell'importante statista liberale Giovanni Giolitti, Antonio si iscrisse al Partito Comunista Italiano intorno al 1940, tre anni dopo la laurea in legge. Nel 1941 fu arrestato dalla polizia fascista con l'accusa di "attività eversiva", ma fu successivamente rilasciato dal Tribunale Speciale per insufficienza di prove. Da quel momento in poi il suo impegno nella Resistenza partigiana aumentò esponenzialmente.
Insieme a Giancarlo Pajetta fondò le brigate Garibaldi (comuniste) e diede un contributo fondamentale alla lotta antinazista del Piemonte. Gravemente ferito in battaglia nel 1944, si fece curare le ferite in Francia e nell'aprile del 1945 ritornò in Italia, partecipando generosamente alla liberazione dalla Repubblica di Salò.
Nominato sottosegretario agli esteri durante il governo guidato da Ferruccio Parri, Giolitti fu eletto prima all'assemblea costituente e poi alla Camera dei Deputati dal 1946 al 1953. Nel 1957, in seguito ai fatti di Ungheria del 1956, abbandonò il PCI per aderire al Partito Socialista Italiano, con cui fu eletto deputato dal 1958 al 1985 e con cui fu più volte ministro del Bilancio tra il 1963 e il 1974, mentre dal 1979 al 1984 fu commissario presso la Comunità economica europea.
Nel 1987, forse in polemica con Bettino Craxi, abbandonò il PSI e ritornò al PCI, con cui ottenne un seggio al Senato. Al termine della legislatura (1992) si ritirò dalla politica attiva per dedicarsi alla letteratura: Antonio Giolitti ha infatti scritto importanti saggi politici e nel 1992 pubblicò un volume autobiografico di riflessioni e ricordi personali.