A Luigia Pallavicini caduta da cavallo
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A Luigia Pallavicini caduta da cavallo è un'ode di Ugo Foscolo, pubblicata nel 1802, ma scritta nel marzo del 1800 quando la nobildonna genovese Luigia Pallavicini, nota per la sua bellezza, cadde da cavallo ferendosi e deturpandosi il volto.
L'ode è composta da diciotto strofe di sei settenari ciascuna.
Il poeta si rivolge alle Grazie perché portino alla donna ferita i balsami e i lini (usati per Venere punta da uno spino il giorno che piangeva Didone morta) per risanarla.
Gli Amori piangono per essa ed offrono voti ad Apollo perché ella guarisca e possa ritornare presto alle danze.
Il poeta, dopo essersi rammaricato che la donna non si sia data alla poesia ma abbia scelto occupazioni virili, racconta quanto accaduto quel triste giorno. Il vento e il morso tentarono inutilmente di frenare il cavallo imbizzarrito che correndo impaurito si lanciò verso il mare. Ma mentre le onde stavano per inghiottirlo, Nettuno intervenne e respinse dal mare l'animale che arretrando si impennò rovesciando dall'arcione la bella donna trascinandola sulla strada lastricata di sassi.
Il poeta, a questo punto, maledice chi ha insegnato alle donne l'arte del cavalcare ma spera e prega che alla sua amica tocchi la sorte di Diana che caduta dal cocchio ne ebbe il viso rovinato ma che poté in seguito ritornare lieta tra le sue ninfe dalle feste di Efeso e salire, più bella di prima, al cielo.