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Visione alternativa dello stauros

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Negli studi sulla crocifissione di Gesù, si è sviluppata una questione relativa all'interpretazione dei testi evangelici su questo argomento e, in particolare, sulla modalità di esecuzione della condanna a morte. Viene qui di seguito illustrata una visione alternativa dello stauros, vale a dire del patibolo sul quale Gesù fu messo a morte. Questa visione è sostenuta dai Testimoni di Geova.

Indice

[modifica] Croce o Palo?

Secondo i quattro Evangelisti, in questo caso non c'è discordanza, Gesù viene accusato di blasfemia e di sedizione venendo quindi condannato alla pena della crocifissione. Tale pena, imposta dai Romani, era quella vigente al tempo, ci sono molti documenti anche extra-cristiani che ce lo testimoniano. Tra gli studiosi della Bibbia, soprattutto i Testimoni danno per verosimile l'ipotesi secondo cui Gesù non fu crocifisso ma appeso a un palo diritto; essi sostengono che il termine "crux" usato nelle traduzioni in latino dei Vangeli possa significare "palo diritto" ma questo fatto non trova riscontro negli scrittori di epoca classica, che usano sempre "crux" per dire "sostegno composto di due pali incrociati più o meno ortogonalmente", o al massimo (ma è controverso) usano in rari passi il termine con significato estensivo di "patibolo di legno", accompagnandolo con ulteriori specificazioni; ad es. Seneca nell'epistola 101 a Lucilio, cita un frammento poetico in cui Mecenate afferma di voler vivere anche seduto su una "crux acuta", cioè "acuminata"; anche qui però è probabile che "crux" indichi la "croce", in quanto l'espressione può benissimo significare "con le mani legate al braccio trasversale della croce e poi impalato sul braccio verticale". La locuzione "crux simplex" usata impropriamente per dire "palo diritto" si trova non nei classici ma solo in una casistica del 1596 dell'umanista Justus Lipsius ("De Cruce libri tres"), che tuttavia nello stesso libro difende la tesi della Crocifissione di Gesù. In ogni caso nel trattato di Lipsius "crux" è usato con il significato estensivo di "patibolo di legno", non di "palo"; affinché significhi "palo" nel linguaggio dello studioso, è necessario aggiungere l'aggettivo "simplex".

La tesi della "palificazione" trova qualche supporto invece nel termine greco stauròs menzionato nei Vangeli per definire la struttura del supplizio. Il termine in questione ha diversi significati tra cui quello di palo, ma questa teoria è dibattuta, anche perché in greco non esiste un termine equivalente in modo specifico al "crux" latino; si può pensare che nell'uso corrente (allora le crocifissioni erano frequenti) i greci indicassero la croce con "stauròs". Inoltre "stauròs" è già dal II secolo tradotto nelle Bibbie latine con "crux", mai con "palus"; Cicerone stesso usava distinguere la "palificazione" dicendo "ad palum alligare" (In Verrem, II.5.10-11).

Secondo molti studiosi l'ambiguità nascerebbe dagli errori che si sono fatti nell'immaginare la condanna della crocifissione, infatti i condannati non portavano l'intera croce fino al luogo della condanna, al contrario di come siamo abituati ad immaginare, ma dovevano trasportare solo l'asse trasversale, mentre l'asse perpendicolare restava sempre nel luogo del martirio, per questo il termine stauròs potrebbe riferirsi ad una delle due travi. Tra l'altro non è verosimile che prima Gesù, poi il Cireneo abbiano portato il palo verticale, che avrebbe avuto una lunghezza di almeno quattro-cinque metri; anzi, secondo i Vangeli, lo stauròs fu "messo addosso" - "epitìthemi" - a Simone, Lc 23,26, e fu da lui "sollevato": il verbo greco è "àiro", Mt 27,32, Mc 15,21; infine Giovanni afferma che Gesù uscì non trascinando ma "sollevando su di sé" ("bastàzon eautò") lo stauròs (Gv 19,17) attraverso le strette vie di Gerusalemme. Il palo verticale era certo lungo più di quattro metri perché doveva essere conficcato solidamente nel terreno, su di esso doveva essere appeso Gesù (alquanto - tra mezzo metro e un metro - innalzato da terra perché gli fu dato da bere con una canna d'issopo: Mt 27,48, Mc 15,36, Gv 19,29) con le mani in alto secondo questa teoria, e infine doveva essere apposta la motivazione della condanna.

A favore della tesi del semplice palo di tortura si può considerare che l'uccisione del Cristo fu una faccenda eseguita secondo molti (ma la scansione dei tempi del processo non è ben chiara nei Vangeli, cfr. Mc 15,25 con Gv 19,14) in fretta, e che Pilato non aveva fatto preparativi per la sua esecuzione; però li aveva fatti con tutta probabilità per Barabba, che verosimilmente sarebbe dovuto morire al posto di Gesù, e certamente per i due ladroni.

[modifica] Il problema esegetico

Nella Bibbia vengono usate due parole greche per indicare lo strumento su cui fu messo a morte Gesù Cristo:"stauròs" e "xylòn". Nella maggioranza delle traduzioni bibliche questi termini vengono quasi sempre tradotti "croce". In alcuni versetti, qualche traduzione, rende il termine "xylòn" con "legno". (Atti 5:30; 10:39 , edizioni Paoline, Nuovissima Versione della Bibbia). In Atti 2:23 la traduzione della edizioni Paoline afferma che Cristo venne "crocifisso" mentre la traduzione Nuovissima edizione della Bibbia dice semplicemente che fu "inchiodato al patibolo". I Testimoni affermano che, basandosi sulle scarne descrizioni bibliche, non si possa concludere che lo strumento di morte di Gesù Cristo fosse una croce composta da un braccio trasversale e da uno verticale.

A riprova di ciò, il Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento afferma: "La prassi del diritto penale ha conferito, tanto al sostantivo che al verbo, significati particolari, e tuttavia anche piuttosto differenti. Si deve perciò andar cauti nell'associare a questi vocaboli quei particolari che la tradizione cristiana collega alla morte di Gesù. … È estremamente probabile che lo strumento di supplizio adottato, lo stauròs, comportasse un pezzo di legno incrociato e quindi avesse la forma delle due travi in croce … le fonti profane comunque non permettono di dire quale fosse esattamente la forma [della croce]". (Op. citata pag. 409) (Notare che parla delle fonti profane, perché quelle cristiane al contrario sono tutte concordi nel sostenere la visione tradizionale; gli scrittori pagani invece non propongono un'altra visione dello stauròs di Gesù, semplicemente non ne parlano).

[modifica] Il parere di alcuni studiosi

Ecco alcune affermazioni di diversi studiosi che propendono per questa ipotesi:

  • W.E. Vine nel suo Expository Dictionary of Bible Words dichiara:"Stauròs denota primariamente un palo diritto. Su questo strumento di esecuzione capitale venivano inchiodati i criminali". (Notare l'avverbio "primariamente", cioè "in origine")
  • La Companion Bible" così si esprime nella sua appendice 162: "Nel NT greco ci sono due parole tradotte [comunemente] "croce", lo strumento di esecuzione capitale sul quale fu appeso il Signore:
  1. La parola stauros, che indica un palo diritto, al quale venivano inchiodati i criminali per essere giustiziati.
  2. La parola xylon, che generalmente denota un tronco morto di legno o trave, usato come combustibile o per altro scopo. Dove xulon viene usato al posto di stauros, il significato è identico per tutti e due".
  • Nel A Critical Lexicon and Concodance to the English and Greek New Testament, pag. 819, E.W. Bullinger dichiara:"Per quanto riguarda l'uso di croce per tradurre stauros, lo strumento di esecuzione capitale sul quale Gesù fu appeso, devo sottolineare che ambedue le parole stauros e xylon si discostano dal concetto attuale di croce, col quale abbiamo familiarità attraverso l'arte figurativa. Lo stauros era semplicemente un palo diritto sul quale i Romani inchiodavano i condannati. Il verbo stauroo, che significa semplicemente trascinare pali, non ha mai reso l'idea di due pezzi di legno messi di traverso uno sull'altro. Perfino il latino crux significa un semplice palo". Queste affermazioni sono smentite da un qualunque dizionario di greco o latino; in particolare "crux" ha sempre significato "sostegno costituito da due pali incrociati", cioè "croce".
  • Il Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento (op. citata, pag. 408) dice: "stauròs è un palo piantato diritto (palo a punta)". In relazione ai significati della parola greca stauròs e dei corrispondenti verbi greci, quest’opera dice:"stauròs , palo, croce; stauròo, appendere, impalare, crocifiggere". Poi aggiunge: "I vocaboli stauròs e (ana) stauròo, quindi non sono di per sé sufficienti per stabilire esattamente come avvenisse tecnicamente l'esecuzione della pena e quale significato avesse. Per meglio determinare il significato dei vocaboli occorre perciò chiarire ogni volta in quale ambiente e da quale autorità la pena viene eseguita, e qual è il punto di vista dell'autore che descrive l'esecuzione di una pena con questi vocaboli. E’ assai probabile che l'esecuzione della pena e il suo significato differissero radicalmente in oriente e in occidente. In oriente si usava appendere o infilzare un cadavere, a volte decapitato (per es. Polyb. VII 21,3). Si tratta di una pena aggiuntiva, inflitta al condannato già ucciso prima. Esso veniva così esposto alla vista e al ludibrio di tutti. In occidente questo tipo di punizione non era usato né accettato. L'appendere o l'assicurare uno a un palo di qualunque tipo, trave o croce, era un procedimento che veniva applicato ad una persona ancora viva". (pag. 408-409)

Commentando le cosiddette prove esterne o profane, quest’opera afferma: "Nel complesso dobbiamo tenere presente che gli scrittori profani non hanno degnato questo tipo di esecuzione, tanto ignominioso e crudele, di una qualche descrizione dettagliata. Alcune questioni restano quindi necessariamente aperte. Il quadro che si è potuto ricavare grazie al materiale offerto dalla letteratura profana non deve essere integrato o modificato con troppa precipitazione con quello offerto dalla narrazione dei vangeli". (pag. 410)

  • Il Dizionario Biblico Tascabile di M.C Tenney, Edizioni Casa Biblica alla voce "Croce" pur sostenendo che Cristo morì su una croce tradizionale dice: "A volte la croce consisteva in un semplice palo verticale". In questo caso "croce" è termine impropriamente usato dall'autore o dal traduttore per indicare un generico patibolo.
  • L'opera Companion Reference Guide to the Christian Bible edito dalla "Christian Bible Society" alla voce "STAKE" (Palo) dice: "La parola "croce" non è usata perché la parola greca non vuole dire letteralmente una croce; piuttosto vuole letteralmente dire un "palo". (Notare il "letteralmente").
  • Il Jewish New Testament di David H.Stern, edito dalla Jewish New testament Pubblication traduce in Matteo 27:40 la parola greca "stauròs" con "stake" (palo).

Anche L'evangelo secondo Giovanni di Gianfranco Nolli, (Libreria Editrice Vaticana, ristampa del 1987) pur traducendo il verbo "stauròo" con "crocifiggere" riporta nel testo nelle note filologiche un altro significato possibile, oltre quello tradizionale, e cioè "alzare un palo".

  • La versione Parola del Signore (Editrice Ellenici, ristampa del 1986) in una nota in calce afferma: "mettendolo in croce. Traduciamo così l'espressione del testo originale: appendendolo al legno". Lo stesso fa La Bibbia di Gerusalemme che nella nota di Atti 5:30 dice:"Alla croce: alla lettera «al legno», espressione ripetuta in 10,39 (cf.13,29) che richiama Dt [Deuteronomio 21:23], citato in Galati 3:13; cf. 1 Pt 2,24". L'uso di "legno" per "croce" (stauròs) è una metonimia, figura retorica che scambia il materiale per l'oggetto, spesso usata in letteratura.
  • P. W. Schmidt, che fu docente presso l'Università di Basilea, nella sua opera Die eschichte Jesu , vol. 2, Tubinga e Lipsia, 1904, pp. 386-394, fece uno studio dettagliato della parola greca stauròs. A p. 386 della sua opera disse: "[stauròs] significa ogni palo o tronco d'albero in posizione eretta". Riguardo all'esecuzione della pena inflitta a Gesù, P. W. Schmidt scrisse alle pp. 387-389:"Oltre alla flagellazione, secondo i racconti evangelici, per quanto riguarda la pena inflitta a Gesù va presa in considerazione solo la più semplice forma di crocifissione romana: l'appendere il corpo svestito ad un palo, il quale, fra l'altro, Gesù dovette trasportare o trascinare fino al luogo dell'esecuzione per intensificare l'infamante pena... Qualsiasi cosa diversa dall'essere semplicemente appesi è esclusa dal fatto che spesso si trattava di esecuzioni capitali in massa: 2.000 in una volta … (Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XVII 10. 10),(Guerra giudaica II 12. 6),(Guerra giudaica II 15. 2 [13. 2]),(Guerra giudaica VII 1 [V 11. 1])". Ma nel caso della crocifissione di Gesù si trattò di sole 3 esecuzioni, precedute da un processo.
  • Seneca (ca. 1-65 d.c.) scriveva: "Vedo costì croci e non di un solo genere, ma costruite da chi in un modo da chi in un altro; certuni appesero con la testa volta verso terra, altri spinsero un tronco per le parti oscene del corpo, altri stirarono le braccia sul patibolo. - Dialogo 6 (De consolatione ad Marciam) 20, 3 (trad. di G. Viansino).
  • Parlando degli eventi relativi alla caduta di Gerusalemme nel 70 d.c., Giuseppe Flavio scrisse: "Spinti dall'odio e dal furore, i soldati si divertivano a crocifiggere i prigionieri in varie posizioni, e tale era il loro numero che mancavano lo spazio per le croci [pl. di stauros] e le croci per le vittime." - La guerra giudaica, 5,11,1 (trad. di G. Vitucci). Con tanti corpi è probabile che per economizzare si usasse un solo legno, e non due, per ogni vittima.
  • La Bibbia ci permette di fare un interessante excursus sul significato dei termini originali. Infatti se lo strumento su cui Aman (libro di Ester, cap. 7,9-10) fu appeso è detto ‘ets ("albero") e c’è il verbo "tala" nel testo ebraico, la LXX usa il verbo "stauròo" ("appendo a un patibolo di legno") col sostantivo "xylon" ("legno"); la Vulgata di s.Girolamo rende "xylon" con "crux" ("croce") al cap. 5,14 di Ester, tuttavia è evidente dal contesto che si tratta di una impiccagione e non di una crocifissione: il verbo "stauròo" è usato in senso esteso. Perciò la Vulgata latina (che è una traduzione dai testi greci ed ebraici) equivoca, probabilmente a causa del verbo "stauròo" nel testo greco, che s.Girolamo (o qualche copista) traduceva con "appendo a una croce"; e Dante, che conosceva il testo latino (e la lingua italiana), equivoca anche lui in Purgatorio XVII, 25-30, non pensando però che "crux" significasse "palo di impiccagione" bensì affermando che Amàn fu crocifisso ("appeso a una croce", cioè un sostegno formato da due pali posti uno trasversalmente all'altro), non impiccato. Nella "Nova Vulgata" il termine "crux" al cap. 5,14 è corretto da "trabs" ("trave" o "albero").

A quanto sembra il primo, dopo gli Evangelisti, a parlare della forma dello strumento usato per appendere Gesù è l'autore della Lettera di Barnaba (attorno al 100 d.C.), per il quale era a T. Esistono inoltre alcune testimonianze grafiche del primo secolo, anche se controverse (ad esempio la Croce di Ercolano).

  • Il libro The Non-Christian Cross (J.D.Parsons,Londra 1896) aggiunge: "In nessuno dei numerosi scritti che formano il Nuovo Testamento esiste una sola frase che, nel greco originale, costituisca anche una prova indiretta che lo stauros usato nel caso di Gesù fosse altro che un ordinario stauros [palo]; tanto meno che consistesse non di un solo pezzo di legno, ma di due inchiodati insieme a forma di croce". Basta leggere più sotto il paragrafo "Testimonianze indirette nei Vangeli" per rendersi conto che l'affermazione è falsa.

[modifica] Testimonianze indirette nei vangeli

In alcuni passi dei quattro vangeli sono presenti alcuni dati relativi alla morte di Gesù che possono dare indicazioni supplementari sulla modalità della sua esecuzione, e cioè se fosse appeso a braccia aperte (come nella croce a due braccia trasversali) o con le braccia in alto su un palo unico. Ad esempio nel vangelo di Matteo (cap. 27, 37) si dice che Pilato fece apporre un cartello con la scritta "Gesù re dei Giudei" sul capo del condannato; il fatto che il cartello sia posto sopra la testa e non sopra le mani può suggerire che Gesù sia stato appeso con le braccia aperte.

Infatti, nel linguaggio comune, la locuzione "X è sopra Y" significa che l'oggetto X si trova effettivamente più in alto dell'oggetto Y; se però X e Y sono parti di aggregati più estesi e si vuol dire che l'aggregato a cui appartiene X è tutto al di sopra di quello a cui appartiene Y, X ed Y devono essere nell'ordine la parte inferiore e la parte superiore dei rispettivi aggregati. Esempio: se il bagaglio si trova sopra il tettuccio dell'automobile, sarebbe corretto affermare "il bagaglio è sopra l'automobile" oppure "il bagaglio è sopra il tettuccio dell'automobile" poiché il tettuccio è la parte superiore dell'aggregato "automobile"; invece la frase "il bagaglio è sopra il sedile" è errata perché produce un cambio di significato, anche se il sedile fa parte dell'automobile e si trova effettivamente sotto il bagaglio, ma più in basso del tettuccio. Infatti in tal caso il sedile è considerato come un ente a sé, e non come parte dell'auto, per cui non viene inteso che il bagaglio è al di sopra di tutta l'automobile, ma del sedile soltanto. Analogamente, se Gesù avesse avuto le mani incrociate sopra la testa, e il cartello si fosse trovato sopra le mani, l'Evangelista avrebbe commesso un errore di senso affermando che si trovava invece sopra la testa; sarebbe stato corretto dire "il cartello è sopra Gesù" oppure, volendo specificare la parte del corpo, "il cartello è sopra le mani" poiché le mani sarebbero in tal caso la parte superiore dell'aggregato "corpo".

Sempre ammettendo che Gesù sia stato appeso con le mani sopra la testa, si può allora pensare che l'Evangelista abbia considerato la testa di Gesù come un ente a sé, non rappresentativo dell'intero corpo, e che dunque il cartello sia stato collocato sopra il capo ma non sopra le mani, "incastrato" tra la testa e le mani; ma anche questa ipotesi è da escludere innanzitutto perché contrasta con Luca (cap. 23, 38) il quale afferma che il cartello si trovava sopra Gesù; inoltre non si giustificherebbe la scelta dell'Evangelista Matteo di specificare solo parzialmente il luogo, davvero insolito, in cui era affisso il cartello; la dizione corretta sarebbe stata "sopra la testa, tra le braccia" oppure "tra le mani e la testa". Oltre a ciò, l'Evangelista Giovanni (cap. 19, 19-20) afferma che l'iscrizione era scritta in tre lingue ed era leggibile dai passanti, quindi doveva essere sufficientemente grande e non poteva essere posta in uno spazio così ristretto; per giunta, il sangue che sgorgava dalle mani e dalle braccia piagate per la flagellazione, colando, avrebbe reso illeggibile la scritta.

Nel vangelo di Giovanni (cap. 20, 25), nel noto episodio dell'incredulità di Tommaso, l'apostolo afferma che "se non vede nelle mani i segni dei chiodi" non crederà; dunque i chiodi che hanno trapassato le mani di Gesù sono almeno due (perché l'Evangelista usa il plurale "chiodi"); ed è inverosimile che ne siano stati usati due se il condannato aveva le mani incrociate al di sopra della testa, poiché ne sarebbe bastato uno che le attraversasse entrambe.

[modifica] Il significato religioso del problema esegetico

Il problema della traduzione del termine "stauròs" con "palo" (singolo) è stato posto con forza dai Testimoni non sulla base di nuove prove archeologiche o documentarie; difatti, tutti gli scrittori cristiani e tutte le immagini della Passione attestano che fu usata una Croce, cioè un sostegno formato da due pali incrociati, e per di più che la Croce era di forma tradizionale, costituita da un palo verticale e uno orizzontale; perfino gli iconoclasti non sollevarono mai alcuna questione. I Testimoni difendono la tesi del palo soprattutto per ragioni religiose, cioè per scoraggiare la venerazione della Croce, conformemente alla loro interpretazione della Bibbia secondo cui è proibito l'uso delle immagini nel culto; e perché la Croce, in quanto carica a loro parere di significati pagani, non sarebbe degna di fungere da "vanto" e segno distintivo dei cristiani, come afferma l'Apostolo Paolo in Gal 6,14 e 1Cor 1,18.23-24 (egli addirittura condanna i nemici della Croce (stauròs) di Cristo nella lettera ai Filippesi, cap. 3,18-19); i Testimoni non si rendono conto però che il palo è a sua volta un simbolo (fallico) pagano, ben più esplicito della Croce: seguendo il loro ragionamento, risulterebbero ancora più incomprensibili le dichiarazioni di Paolo.

A questo proposito bisogna aggiungere che la maggior parte delle chiese cristiane utilizzano la Croce non per motivi "teologici", ma perché ritengono che questa sia stata lo strumento utilizzato per uccidere Gesù, com'è estremamente probabile dal punto di vista storico; diciamo "estremamente probabile" perché nella storia antica come nelle scienze non vi è nulla di assolutamente certo ma tutto è falsificabile, in presenza però di nuove prove storiche.

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