Sulfamidici
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I sulfamidici sono una classe di farmaci di tipo sintetico. Di ampio uso in passato, sono stati oggi sostituiti da altre classi di composti, salvo qualche eccezione.
Usati nel trattamento di infezioni batteriche, sono inibitori competitivi dell'acido 4-amminobenzoico (PABA), un substrato dell'enzima diidropteroato sintetasi, cui somigliano per la forma della molecola. Sostituendosi al PABA nell'enzima, bloccano la sintesi dell'acido tetraidrofolico, essenziale per la sintesi e la replicazione degli acidi nucleici. La specificità dei sulfamidici verso i batteri deriva dal fatto che l'essere umano non è di per sé in grado di sintetizzare l'acido folico, ma lo assimila già preformato.
Fuorono scoperti grazie agli studi in vivo del chimico tedesco Gerhard Domagk sul prontosil, colorante azoico rosso sintetizzato nel 1932. Le prove in vitro tese a valutarne l'azione antibatterica diedero però risultati negativi, questo perché il prontosil non è il vero farmaco attivo, bensì un suo precursore. La sua metabolizzazione nel tratto gastro-intestinale rompe il legame -N=N- della molecola del prontosil trasformandola in una molecola a stuttura sulfamidica, la solfanilammide, che manifesta il suo comportamento antibatterico.
Nel 1935 la sperimentazione del farmaco fu estesa a Francia, Inghilterra e Stati Uniti, interessati con l'approssimarsi della seconda guerra mondiale a carpire i dettagli del brevetto tedesco. Furono gli scenziati francesi Bovet e Coll dell'istituto Pasteur di Parigi a scoprire la natura del composto attivo, isolandolo e successivamente sintetizzandolo. La sperimentazione clinica del sulfamidico suscitò molto entusiasmo: la mortalità per infezione da streptococchi (meningite, endocardite, polmonite) scese drasticamente dal 90% al 20%.
Molti batteri hanno sviluppato dei meccanismi di resistenza ai sulfamidici, aumentando le concentrazioni di PABA nella cellula e quindi la possibilità di legame di questa molecola con l'enzima; per questo motivo oggi i sulfamidici sono poco impiegati.