Sequenza (liturgia)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nella liturgia cattolica, la sequenza è un inno liturgico in lingua latina, che veniva cantato o recitato durante la messa solenne prima della proclamazione del Vangelo.
Il termine deriva dalla definizione latina sequentia cum prosa, e ha origine dalla melodia melismatica con cui si concludeva il graduale, vale a dire il brano musicale che si interponeva tra la lettura dell'Epistola e quella del Vangelo terminando con l'Alleluja (il graduale corrispondeva all'attuale Salmo responsoriale).
Tale melodia nacque inizialmente nella chiesa bizantina, e passò in quella d'Occidente tra l'VIII e il IX secolo, dapprima nei monasteri di Limoges e di S. Gallo, e man mano in tutta la chiesa, mentre il vocalizzo fu sostituito da una serie di versi a partire dall'XI secolo, con Wipone. La cosa interessante è che tali poesie non seguivano più la metrica latina classica, ma una nuova struttura, con versi trocaici - vale a dire accentati `_`_`_`_, come il moderno ottonario - e soprattutto rimati.
Le sequenze ottennero un successo enorme: si arrivò ad averne addirittura 5000 distinte, generalmente di autori anonimi. Nel XVI secolo, durante la Controriforma, ci fu un repulisti generale, e papa Pio V ne mantenne solo cinque:
- Victimae paschali laudes, di Wipone, nella notte di Pasqua e facoltativamente per l'Ottava di Pasqua;
- Veni sancte Spiritus, attribuita a Stefano di Langhton arcivescovo di Canterbury oppure a papa Innocenzo III, per la Pentecoste;
- Lauda Sion Salvatorem, di san Tommaso d'Aquino, per il Corpus Domini;
- Stabat Mater, di Iacopone da Todi, per la memoria di Maria Addolorata (15 settembre);
- Dies irae, di Tommaso da Celano, per le messe dei defunti.
Esse sono rimaste presenti anche nel nuovo canone della messa seguito al Concilio Vaticano II, e possono essere recitate in italiano o in latino dal sacerdote solo o alternato al popolo.
Queste poesie sono tra i testi sacri più musicati: quasi tutti i compositori classici si sono cimentati con esse.