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Sant'Agata - Wikipedia

Sant'Agata

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Sant'Agata al carcere
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Sant'Agata al carcere

Sant'Agata, patrona di Catania è, secondo la tradizione cristiana, una figura vissuta tra il III e il IV secolo, durante il proconsolato di Quinziano. La tradizione riportata dai canoni narra della giovane, figlia di nobili catanesi, martirizzata durante le persecuzioni di Decio o Diocleziano. Dalla Chiesa cattolica viene venerata come santa, vergine e martire. Il suo nome compare nel Canone Romano da tempi antichissimi.

Indice

[modifica] La storia

Agata nacque a Catania. Alcuni storici fanno risalire la sua data di nascita al 235, altri all'anno 230.

Secondo la tradizione Agata si consacrò a Dio all'età di circa 15 anni, ma studi più approfonditi indicano come più probabile la maggiore età di 21: non prima di questa età, infatti, una ragazza poteva essere consacrata diaconessa, cosa che, da vari segni - la tunica bianca e il pallio rosso - pare che effettivamente Agata fosse; possiamo quindi a ragione immaginarla, più che come una ragazzina, piuttosto come una donna con ruolo attivo nella sua comunità cristiana: una diaconessa aveva infatti il compito, fra gli altri, di istruire i nuovi adepti alla fede cristiana (catechesi) e preparare i più giovani al battesimo alla prima comunione e alla cresima.

Nell'anno a cavallo fra il 250 e il 251 il proconsole Quinziano, giunto alla sede di Catania anche con l'intento di far rispettare l'editto dell'imperatore Decio che chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la loro fede, si invaghì della giovinetta e, saputo della consacrazione, le ordinò, senza successo, di ripudiare la sua fede e di adorare gli dei pagani. Ma più realisticamente si può immaginare un quadro più complesso: ovvero, dietro la condanna di Agata, la più esposta nella sua benestante famiglia, potrebbe esserci l'intento della confisca di tutti i loro beni.

Il martirio di sant'Agata
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Il martirio di sant'Agata

Al rifiuto deciso di Agata il proconsole la affidò per un mese ad una cortigiana di nome Afrodisia con lo scopo di corromperne i princìpi. Pare che costei qualche anno prima fosse ricorsa in giudizio presso lo stesso proconsole per impugnare il testamento della madre, dal quale veniva estromessa. Quinziano, data la pessima fama di cortigiana che la accompagnava, ritenne più opportuno non esporsi e le avrebbe consigliato privatamente, di ricorrere direttamente all'imperatore dell'epoca, Filippo l'Arabo. L'istanza di Afrodisia sarebbe tuttavia stata respinta. Data la successiva richiesta del proconsole nella vicenda riguardante sant'Agata, è probabile che Afrodisia fosse una sacerdotessa di Venere, o di Cerere, e pertando dedita alla prostituzione sacra. Secondo la leggenda Afrodisia avrebbe avuto nove figlie (ma è più probabile che questo numero derivi da un errore di traduzione di un testo greco), che cercarono senza successo di condurre Agata all'abiura inducendola in più modi in tentazione.

Rivelatosi inutile il tentativo di corromperne i princìpi Quinziano diede avvio ad un processo e convocò Agata al palazzo pretorio. Memorabili sono i dialoghi tra il proconsole e la santa che la tradizione conserva, dialoghi da cui si evince senza dubbio come Agata fosse edotta in dialettica e retorica.

Breve fu il passaggio dal processo al carcere e alle violenze con l'intento di piegare la giovinetta. Inizialmente venne fustigata e sottoposta al violento strappo di una mammella, la tradizione indica che nella notte venne visitata da San Pietro che la rassicurò e ne risanò le ferite, infine venne sottoposta al supplizio dei carboni ardenti. La notte seguente l'ultima violenza, il 5 febbraio 251, Agata spirò nella sua cella.

[modifica] Le reliquie

Catania: il reliquiario di Sant'Agata
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Catania: il reliquiario di Sant'Agata

Le reliquie della Santa furono trafugate a Costantinopoli nel 1040 dal generale bizantino Giorgio Maniace. Nel 1126 due soldati dell'esercito bizantino, di nome Gilberto e Goselino (uno di origine francese e l'altro calabrese), le rapirono per consegnarle al vescovo di Catania Maurizio nel Castello di Aci.

Il 17 agosto 1126, le reliquie rientrarono nel Duomo di Catania. Questi resti sono oggi conservati in parte all'interno del prezioso busto in argento (parte del cranio, del torace e alcuni organi interni) e in parte dentro a reliquiari posti in un grande scrigno, anch'esso d'argento (braccia e mani, femori, gambe e piedi, la mammella e il Santo Velo).

Altre reliquie della Santa, come ad esempio piccoli frammenti di velo e singole ossa, sono custodite in chiese e monasteri di varie città italiane e estere.

[modifica] Il velo

Durante il martirio con i carboni ardenti si narra che una donna coprì con il suo velo la Santa: si tratta del cosiddetto velo di Sant’Agata. È di colore rosso cupo e, nel corso dei secoli, venne più volte portato in processione come estremo rimedio per fermare la lava dell'Etna: questa una delle leggende. Nei fatti il cosiddetto "velo" di colore rosso faceva parte del vestimento con cui Agata si presentò al giudizio, essendo questo, indossato su una tunica bianca, l'abito delle diaconesse consacrate a Dio. Un'altra leggenda vuole che il velo fosse bianco e diventasse rosso al contatto col fuoco della brace.

[modifica] I miracoli

Giovanni Battista Tiepolo, Martirio di Sant'Agata
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Giovanni Battista Tiepolo, Martirio di Sant'Agata

Molti sono i miracolo|miracoli attribuiti a sant'Agata nel corso dei secoli.

Già appena un anno dopo la sua morte nel 252 Catania venne colpita da una grave eruzione dell'Etna. L'eruzione ebbe inizio il giorno 1 di febbraio e aveva già distrutto alcuni villaggi alla periferia di Catania. Il popolo andò in cattedrale e preso il velo di sant'Agata lo portò in processione nei pressi della colata. Questa dopo breve tempo si arrestò. Era il giorno 5 di febbraio, la data del martirio della vergine catanese.

Il velo della santa lungo circa 4 metri era bianco secondo le usanze dell'epoca, ma avvicinato alla lava rovente divenne di un rosso cupo. Esso si trova in un reliquiario conservato nello scrigno d'argento contenente tutte le reliquie della santa.

La santa quasi coetanea di sant'Agata, Lucia di Siracusa, andò con la madre gravemente ammalata a pregare sulla tomba di Agata per implorarne la guarigione. Narra la leggenda che Lucia, mentre pregava, ebbe una visione nella quale sant'Agata le disse "perché sei venuta quì quando ciò che mi chiedi puoi farlo anche tu? Così come Catania è protetta da me, la tua Siracusa lo sarà da te." La madre di Lucia guarì e Lucia dopo poco venne martirizzata.

Nel 1169 Catania fu scossa da un disastroso terremoto nel giorno 4 febbraio alle ore 21 quando molti cittadini catanesi erano radunati nella cattedrale per pregare in onore della santa. Nel crollo della cattedrale morirono il vescovo Aiello e 44 monaci oltre ad un numero imprecisato di fedeli. Nei giorni seguenti altre scosse di terremoto e maremoto imperversarono sulla città. Soltanto quando i cittadini preso il velo della santa lo portarono in processione, le furie degli elementi si placarono definitivamente.

Altri miracoli legati a sant'Agata avvennero negli anni 1231, 1357, 1444, 1575, 1669, 1693, 1743 e 1886 nel corso di terremoti, eruzioni dell'Etna e pestilenze. In ognuna di queste occasioni l'intercessione della santa riuscì a risolvere ogni problematica.

[modifica] La festa della "Santuzza"

Francisco de Zurbarán, Santa Águeda.
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Francisco de Zurbarán, Santa Águeda.

Dal 3 al 5 febbraio, Catania dedica alla Santa una grande festa, misto di fede e di folklore. Secondo la tradizione alla notizia del rientro delle reliquie della santa il vescovo usci' in processione per la citta' a piedi scalzi, con le vesti da notte seguito dal clero, dai nobili e dal popolo. Controversa è l'origine del tradizionale abito che i devoti indossano nei giorni dei festeggiamenti: camici e guanti bianchi con in testa una papalina nera. Una radicata leggenda popolare vuole siano legati al fatto che, i cittadini catanesi, svegliati in piena notte dal suono delle campane al rientro delle reliquie in città, si riversarono nelle strade in camicia da notte; la leggenda risulta essere priva di fondamento poiché l'uso della camicia da notte risale al 1300 mentre la traslazione delle reliquie avvenne nel 1126. Un'altra leggenda afferma che l'abito bianco sia legato al precedente culto della dea Iside. Ma la tradizione storica più affermata indica che l'abito votivo altro non è che un saio penitenziale o cilicio. Altri elementi caratteristici della festa sono il fercolo d'argento chiamato a vara, dentro il quale sono custodite le reliquie della Santa, esso viene portato in processione insieme ad undici cannalore appartenenti ciascuna alle corporazioni degli artigiani cittadini. Tutto avviene fra ali di folla che agita bianchi fazzoletti e grida Cittadini Viva Sant'Agata. Considerata tra le tre principali feste cattoliche a livello mondiale per affluenza, la festa di Sant'Agata è stata inserita tra i beni del Val di Noto che l'Unesco ha dichiarato patrimonio dell'umanità. I festeggiamenti, infatti, sono considerati un bene immateriale di tipo etnoantropologico.

[modifica] Patrono

Sant'Agata è la patrona di alcuni comuni italiani:

Sant'Agata é la compatrona della Repubblica di San Marino

[modifica] Altri progetti

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