Giovanni Battista Rubini
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Giovanni Battista Rubini (Romano di Lombardia, 7 aprile 1794 - 3 marzo 1854) fu un famoso tenore italiano, vera leggenda dell'opera lirica di primo Ottocento.
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[modifica] Biografia
Nacque in una famiglia di umili origini se pur di modesta agiatezza. Il padre Giovanni Battista, che gli impose il suo identico nome di battesimo, esercitava il mestiere di sarto; la madre Caterina Bergomi si dedicava alla cura della famiglia. Fu l'ultimo di nove fratelli, di cui sei viventi alla sua nascita.
Il padre si dilettava di musica: suonatore di corno, ai suoi tre figli maschi, Giovanni Battista, Giacomo e Geremia, impartì egli stesso i primi rudimenti musicali insegnando violino e canto ai primi due, e il flauto al terzo. Giovanni Battista svelò fin dall'adolescenza le eccezionali doti canore nel coro della locale parrocchia, mentre pare fosse meno dotato per l'apprendimento in generale.
La prima apparizione pubblica fu in un ruolo femminile, nella città natale, all'età di dieci anni. Proseguiti gli studi musicali, entrò a far parte del coro del Teatro Riccardi di Bergamo, oggi Teatro Donizetti, dove appare in cartellone nel 1812, sia pure come ultimo della lista.
L'anno successivo già appare come secondo tenore nel teatro di Palazzolo sull'Oglio. Il suo debutto da solista avvenne nel 1814 a Pavia, non prima di una parentesi con una compagnia di teatranti ambulanti lungo le strade del Piemonte.
Il talento del giovane Rubini non sfuggì al grande impresario napoletano Domenico Barbaja che lo fece debuttare al teatro San Carlo nel 1815 e col quale collaborò fino al 1829. I primi tempi furono duri, la fame gli era compagna, i fiaschi lo temprarono e convinsero della necessità dello studio e preparazione: lentamente ma caparbiamente si fece apprezzare dal pubblico e dagli autori. Il successo gli arrise infine travolgente, come cantante di riferimento. Pare che Napoli abbia rischiato la sommossa allorché il pubblico, stanco di aspettare che il re, presente all'opera, applaudisse per primo come era protocollo, sollecitò il sovrano minacciando di farlo di propria iniziativa e alla fine lo fece, con conseguenti malumori istituzionali.
Il debutto del 1818 alla Scala di Milano lo vide in compagnia del fratello Giacomo nell'opera Torlando e Dorliska di Gioacchino Rossini.
Nei maggiori teatri italiani e di Francia interpretò le opere dei grandi compositori a lui contemporanei quali Gioacchino Rossini e Vincenzo Bellini. Proprio per Bellini fu il primo interprete della prima opera di successo, Bianca e Gernando nel 1826, diventando poi l'interprete belliniano per eccellenza, contribuendo al successo de Il pirata nel 1827, con un ruolo per lui scritto appositamente, e successivamente nel debutto contemporaneo dei due artisti al teatro Carcano di Milano in occasione de La sonnambula (1831) e I puritani (1835) nel trionfo parigino.
Negli anni successivi, Rubini intraprese trionfali tournèe all'estero, toccando Vienna, Londra, Madrid, Bruxelles, portando il vasto repertorio del bel canto italiano compreso quello di Gaetano Donizetti di cui divenne principale interprete e per il quale sarà protagonista di ben sette prime rappresentazioni assolute. In compagnia di Franz Liszt si esibì in Germania ed Olanda. Del 1843 le prime esaltanti esibizioni a Pietroburgo e Mosca, ove ritornerà in varie occasioni fino al 1847 e dove ricevette dallo zar Nicola I il titolo di colonnello imperiale dei musici di tutte le Russie, pagando però un prezzo altissimo al clima rigido dei luoghi che compromise la qualità della sua voce e lo costrinse al ritiro dai palcoscenici.
La carriera esaltante fu ricca anche di straordinari e favolosi riconoscimenti economici che Rubini, rimasto semplice, seppe condividere anche con i meno fortunati dimostrandosi grande anche d'animo. La moglie, di origini francesi, Adelaide Chomel (1796-1874), italianizzata Comelli col matrimonio (1821), mezzosoprano di fama, dopo la scomparsa del marito continuò l'opera di benefattori della comunità con elargizioni e fondazioni di istituti di ricovero per musicisti e indigenti. Non ebbero figli.
Verso le 18 del 3 marzo del 1854 Giovanni Battista Rubini fu soppraffatto da un attacco cardiaco e consegnato alla leggenda del bel canto. Fu sepolto nel cimitero di Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo. Nello stesso mese, in sequenza, morirono anche le sorelle Cecilia, Francesca ed Ester, alimentando tra i concittadini il sospetto di un avvelenamento ad opera della Comelli, ma in realtà si trattò di un tragico destino.
[modifica] Personalità artistica
Il declino in atto ed irreversibile dei castrati, che fino alla comparsa di Rubini dominavano ancora le scene del melodramma, aprì al giovane Rubini di inizio carriera, dotato di un eccezionale registro acuto e sovracuto, nuove opportunità di affermazione e di successo che egli colse affermandosi quale Tenore leggero, di grazia, diventando ben presto il tenore di riferimento, capace di avvicinare le estensioni dei contraltisti e con tale dolcezza e morbidezza fino ad allora mai udite.
Con intelligenza e maestria, con studio ed applicazione seppe modellare la sua voce all’evolversi dei gusti del pubblico e alle esigenze tecniche dei compositori. La sua estensione vocale era di dodici note, dal MI bemolle al SI di petto e raggiungendo di testa, col ricorso al falsettone, il FA ed il SOL sopra il rigo. Alla morbidezza e dolcezza, ai trilli e gorgheggi impareggiabili della prima maniera, seppe acquistare alla sua voce impareggiabile potenza e pienezza, mantenendo intatto il timbro squillante, l’agilità, la freschezza ed espressività. Perfezionò la tecnica di respirazione imparando ad economizzarne la forza, grazie alla quale e al suo ampio torace in cui i polmoni potevano espandersi liberamente, ascoltandolo anche una sola volta nel dispiegarsi trionfale dei suoi acuti fino ai confini dell’estensione tenorile, non era infrequente rimanerne incantati.
Se pur fisicamente di fattezze grossolane, sul palcoscenico emanava un fascino ammaliante col quale incantò le platee d’Europa, rifiutando per volontà sua di cimentarsi con quelle d’oltre oceano, affermandosi come il più grande tenore dell'Ottocento e vera leggenda del teatro d'opera, contribuendo anche a creare qualche difficoltà ai tenori moderni, dotati certamente di qualità eccelsa ma tecnicamente condizionati dall'evoluzione del gusto del pubblico e quindi tendenti a coltivare tutta la gamma d'estensione timbrica della propria voce e non specificatamente solo gli acuti. Vero è anche che alcuni ruoli rossiniani, belliniani e donizettiani furono concepiti espressamente per Rubini e i suoi funambolismi, che al giorno d'oggi nessun tenore sembra in grado di affrontare.
Contribuì alla sua fortuna e alla costruzione di una favolosa carriera artistica trentennale, oltre alla sua voce immensa, la formidabile memoria musicale che gli consentiva di memorizzare in breve tempo decine di opere: il suo repertorio comprendeva cinquanta compositori e centocinquanta opere memorizzate e immediatamente eseguibili, senza contare il repertorio cameristico.
[modifica] Bibliografia
- Carlo Traini, Il cigno di Romano- Giovanni Battista Rubini- Re dei tenori, 1954
- Cassinelli, Maltempi, Pozzoni, Rubini, l'uomo e l'artista, 1994.
- Bruce Brewer, Il cigno di Romano – Giovanni Battista Rubini: a Performance Study Journal of the Donizetti Society vol. 4, 1980.