Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions Discussione:Giacomo Leopardi - Wikipedia

Discussione:Giacomo Leopardi

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Rif. Utinam Rimozione copyviol da cronologia. Recupero revisioni antecedenti l'inserimento --Civvì (talk) 15:17, 28 nov 2006 (CET)


Svuotare le pagine di discussione obtorto collo è un atto di arbitrio assai poco democratico. Protesto (vedere la history per credere) - Twice25 22:49, Giu 29, 2004 (UTC)

P.S.: in un colpo solo, è stata commessa un'ingiustizia ai danni di due utenti: il sottoscritto e l'Utente:Davide. Complimenti! Bel colpo! Twice25

Visto il reclamo di TW25 recupero quanto da me cancellato ieri ed incollo qui sotto. Non sono convinto ma mi adeguo.--Enzo 10:08, Giu 30, 2004 (UTC)

sceota cosa vuol dire? è corretto?

"In ciò egli è solo come e peggio del passero, poiché questo vive solitario per istinto, mentre il poeta è dotato di raziocinio e facoltà di sceota" non è ascetica o di asceta?

Davide Prina 20:14, Giu 29, 2004 (UTC)

È talmente lungo questo pezzo che è persino difficile individuare il passaggio della citazione che riporti. Mah, a me sembra che potrebbe essere di asceta, e la scritta sceota frutto di un refuso. Da una breve ricerca su internet ho scoperto che il termine sceota è riferibile solo ad un tipo di trota. Intanto, comincerò con l'alleggerire il pezzo che se non sbaglio è dell'Utinam che da parecchio non si vede in giro e che ha immesso diversi pezzi di letteratura di questo tipo. Twice25 20:48, Giu 29, 2004 (UTC)


Ha senso mantenere la scheda "Letteratura" cosi? Per vedere il testo occorre passare alla pagina successiva. Renato Caniatti 07:11, Giu 30, 2004 (UTC)

L'immagine di Leopardi è stata spostata a sinistra: va meglio ora? (comunque anche prima per me era tutto regolare: vedevo tutto benissimo in una pagina Twice25 08:53, Giu 30, 2004 (UTC)
A mio modo di vedere le categorie rendono inutili molti di questi cassoni ingombranti, che se stanno a fondo pagina ancora ancora... ma così...???--Enzo 13:32, Lug 5, 2004 (UTC)



Ho inserito nel mio sito (http://www.soscuola.it), che a settembre sostituirò con un'altra iniziativa, un ipertesto su Leopardi alcune pagine del quale mi spiacerebbe andassero perdute. Sono pagine critiche che vorrei inserire qua, ma dove? Vi lascio un esempio, ditemi dove posso aggiustarlo... Ermetis 15:00, Ago 7, 2004 (UTC)

Esempio: Introduzione al concetto di "Natura" in Leopardi La lunga riflessione di Leopardi sulla "Natura" si apre nel 1818 in un modo assai strano e problematico - quasi come un segnale della profonda "stranezza" del pensiero leopardiano (nel senso di apparente contraddittorietà e oscillazione continua), che altro motivo forse non ha che l'essere esso un pensiero pensante, cioè vivo, in cammino, e non un sistema combinatorio di luoghi comuni, come lo sono tutte le poetiche "stabilite" e "saggistiche" degli scrittori che non hanno amato la filosofia. La stranezza consiste in questo: nel giro di pochi mesi - fine del '17 fine del '18 - Leopardi scrive sulla "Natura": «La Natura, purissima, tal qual'è, tal quale la vedevano gli antichi: ]…] quell'albero, quell'uccello, qual canto, quell'0edifizio, quella selva, quel monte, tutto da sé…» (Z pag. 15). «… e in fatti la natura non si palesa ma si nasconde, sì che bisogna con mille astuzie e quasi frodi, e con mille ingegni e macchine scalzarla e pressarla e tormentarla e cavarle di bocca a marcia forza i suoi segreti…» (Discorso sopra la poesia romantica). Di che natura sta parlando, Leopardi? Per rispondere a questa domanda, partiremo da due enunciati che appartengono alla cultura greca, che si collocano cioè alle origini della riflessione occidentale sulla Natura; Aristotele scrive nella Fisica: «Ridicolo, poi, sarebbe cercare di dimostrare che la natura è […] [poiché] ogni volta che siamo di fronte a un ente di natura, è la natura stessa che ci appare.» Ma prima di lui, Eraclito aveva scritto: «Natura [Physis] ama nascondersi». Non può non colpire questa consonanza di Leopardi con le origini del pensiero filosofico, ma soprattutto con la lingua greca. All'età di dieci anni Leopardi comincia lo studio del greco, direttamente dai classici e soprattutto da Omero. La filosofia naturalmente la "scoprirà" più tardi. Domandiamoci quindi come appare la natura in Omero. Essa, appunto, appare. Il primo e più famoso contesto è quello delle similitudini. «Così loro, i Troiani, facevano la guardia. E intanto gli Achei erano in preda a una folle smania di fuggire, quale si accompagna al gelo della paura. Tutti i più valorosi stavano là abbattuti, in una costernazione intollerabile. E come due venti sconvolgono il mare ricco di pesci, Borea ad esempio e Zefiro: essi soffiano dalla Tracia arrivando all'improvviso, ed ecco l'onda si accavalla nera e rovescia fuori molta alga lungo la spiaggia: agitato così era il cuore in petto agli Achei.» [Libro IX] «Come i cani fanno, inquieti, la guardia intorno alle pecore, dentro il muro di cinta, al sentire la belva dal cuore feroce che avanza per la boscaglia attraverso i monti; e un grande frastuono si leva allora, di uomini e di cani, e il sonno gli va via: così a loro là era sparito dalle palpebre il dolce sonno, nel vigilare in quella brutta notte.» [Libro X] «Ma Idomeneo non lo prese la paura come un ragazzino, e stava là ad attenderli. Pareva un cinghiale sui monti, fiducioso nella sua forza, che aspetta l'assalto rumoroso di molti uomini in un luogo solitario, con le setole dritte sul dorso: gli occhi hanno lampi di fuoco, e intanto arrota le zanne, deciso a difendersi da cani e cacciatori. Così Idomeneo attendeva, senza tirarsi indietro, l'attacco di Enea che veniva alla riscossa.» [Libro XIII] La similitudine fu la prima tecnica linguistica alla base del pensiero astratto o filosofico: essa consiste molto semplicemente nel mettere a contatto tra loro due piani del significato: uno evidente - quello della figura così come appare - l'altro non-evidente - quello dei sentimenti interiori. Ma così facendo, la poesia (lasciamo stare Omero) scoprì che "l'evidente", l'effettivo, viene assieme, è l'espressione di qualcosa che è nascosto, che non si vede, lethe. L'immagine naturale è a-lethe, ciò che è svelato, che non-è-più-nascosto, che è "uscito fuori". I vocabolari traducono "lethe" con "oblio" e "aletheia" con verità, condizionati da un greco filosofico posteriore, che già aveva dimenticato i significati originari delle parole. Per il greco omerico, per la poesia greca, il Lethe è sì oblio, ma in quanto non più presente, non più evidente. Per la mentalità greca, si dimentica (l'oblio per i defunti, per gli scomparsi) ciò che non è più visibile, ciò che è morto: lo scopo del poeta, della poesia, era infatti quello di mantenere viva l'immagine degli eroi, per non dimenticarli. La mancanza di una fede nell'al di là faceva della morte la fine di tutto; per non dissolversi nel nulla, l'unico sistema era la rappresentazione poetica, la parola che rendeva presente l'immagine viva, naturale , del defunto. Dunque è una contraddizione solo apparente l'immagine di una "Natura" che è "l'evidenza immediata di ciò che ci circonda", e nello stesso tempo "qualcosa di profondo, nascosto, celato ai sensi". A partire dalla similitudine, la Natura per il greco è duplice nel senso dell'ambiguità: da un lato è ciò che appare, dall'altro è una forza (enérgheia) che agisce nel profondo di ciò che appare. Sarà proprio Aristotele a dare la sistemazione concettuale definitiva di questa concezione. Torniamo a Leopardi. Egli è un bambino di dieci-dodici anni quando legge Omero. Noi leggevamo Salgari e Verne, e non era molto diverso (per noi). Egli scopre la forza delle emozioni attraverso una viva rappresentazione fabulatoria della realtà. Ma in più c'è la forza di un grande poeta e di un grande classico. Assorbe emotivamente, attraverso una forte esperienza estetica, l'uso di una parola fondamentale. Poi scopre la letteratura del suo tempo, la letteratura romantica. Attenzione: Leopardi non legge ancora i grandi romanzi romantici (ciò avverrà qualche anno dopo). In quel periodo egli è immerso nella filologia, e quindi nelle riviste letterarie; egli legge i dibattiti letterari, dove si discute di poetica, di ciò che è poesia e che non è poesia: Di Breme, M.me De Stael ecc. E lì scopre un'altra "natura", che è solo più quella "nascosta". Ma nascosta in che senso? Nel duplice senso cartesiano-kantiano delle "leggi di natura" - il meccanicismo razionalista sei-settecentesco (la "natura" è "legge nascosta", è un codice super-razionale che va liberato dalle apparenze - la singolarità dell'individuo - per poter essere esplicato nella sua evidenza puramente logico-quantitativa: la formula che rende manipolabili i fenomeni. La "Natura" è un oggetto di laboratorio); l'altra è quella romantico-idealista di "Natura" come "Spirito alienato", come "Anima del mondo" non consapevole di sé. La "Natura" non è "nient'altro" che lo specchio della psiche umana, è sentimento espresso in modo indiretto. In tutti i casi la "Natura" non esiste più. L'effetto che tutto ciò ha nella psiche di Leopardi è molto chiaro: per lui la "Natura" è quella scoperta nella immediatezza estetica della conoscenza poetica, e ciò causa una ribellione nei confronti di un atteggiamento intellettualistico che egli identifica immediatamente come tradimento della poesia. La "Natura" per lui non è riducibile né a "Sentimento" né a "Ragione"; la "Natura" è "Physis", è vita (in greco, il significato originario di Physis è "nascimento", il venire alla luce). Ma naturalmente anche Leopardi è figlio del suo tempo; vedremo dunque quale sarà l'evoluzione del suo pensiero e quale prezzo dovrà pagare di fronte a questa frattura culturale di enorme portata psicologica.


Io pensavo di tirare fuori dalla voce Giacomo Leopardi (che è molto lunga) del materiale in essa contenuto per farne una o più voci a parte. Questo tuo contributo potrebbe anch'esso andare in una voce a parte (ricorda però eventualmente di mettere una nota nella relativa pagina di discussione in cui confermi che il materiale è tratto dal tuo sito e che sei il detentore del copyright): ad esempio potresti predisporre un link all'interno della voce base Concetto di natura in Leopardi e inserirvi questo testo. Considera che in wikipedia - anche in articoli che presuppongono un'analisi critica - viene richiesto il massimo del Neutral Point Of View. - Twice25 16:27, Ago 7, 2004 (UTC)

A proposito di lunghezza, qual è il limite per una voce? Il problema è: "Il concetto di natura in Leopardi" non ha senso al di fuori del lemma, non è argomento a sé stante. Insomma, provo a piazzare l'intervento nella poetica, poi vediamo...

Ermetis 20:24, Ago 8, 2004 (UTC)

Non credo ci siano limiti per l'ampiezza di una voce. Immagino che la regola sia che se c'è materiale sufficiente - e ve ne sia la possibilità e la logica lo richieda - per fare una voce a parte, la si fa. Twice25 20:32, Ago 8, 2004 (UTC)



Indice

[modifica] Per una biografia più dettagliata

Sempre dal mio sito, vorrei proposti questa forma più dettagliata di pagina biografica, articolata con alcuni brani tratti dall'epistolario e da verie altre fonti. Te ne dò un esempio per gli anni dal '98 al '15 (i successivi sono molti più ampi):

«1798 Giugno 29. Nasce in Recanati, a sera, nel palazzo avito, dal conte Monaldo Leopardi (16 agosto 1776 - 1 maggio 1847 ) e da Adelaide dei marchesi Antici (10 agosto 1778 - 2 agosto 1857) che si erano sposati il 27 settembre dell'anno precedente.

Die 30 junii, 1798. - Iacobus Taldegardus Franciscus Sales Xaverius Petrus, natus heri hora 19 ex cive Monaldo quondam Iacobi Leopardi et Adelaide filia civis Philippi quondam Josephi Antici legitimis coniugibus ex hac civitate et parochia, baptizatus fuit de licentia a reverendo patre Aloysio Leopardi ex oratorio Divi Philippi. Patrini fuere cives Philippus Antici et Virginia Mosca Leopardi. Nel corso di quell'anno, il 27 gennaio, Recanati era stata proclamata repubblica democratica che avrebbe eliminato titoli e privilegi nobiliari. Ma nel 1799, costretti alla ritirata i Francesi dalle bande reazionarie, Monaldo è nominato governatore della città; poche ore dopo, al sopraggiungere dei Francesi, Monaldo e Adelaide fuggono e il giovane conte è condannato a morte; ma la condanna fu poi revocata.

1799 Luglio 12. Nasce il fratello Carlo (m. a Recanati l'11 febbraio 1878) che sarà carissimo a Giacomo: « De' molti fratelli - scriverà al Giordani nel settembre 1817 - ne ho uno con cui sono stato allevato fin da bambino (essendo minore di me di un solo anno) onde è un altro me stesso e sarà sempre insieme con voi la più cara cosa che m'abbia al mondo; e con un cuore eccellentissimo; e ingegno e studio di cui potrei dire molte cose se mi stesse bene, è il mio confidente universale... ».

1800 Ottobre 6. Nasce la sorella Paolina (m. a Pisa il 13 marzo 1869) anch'essa, con Carlo, confidente carissima di Giacomo.

1803 Febbraio 19. Muore il fratello Luigi di soli 9 giorni: « Prima che uscisse di casa ho voluto che i suoi Fratelli lo vedessero e lo baciassero, e Giacomo Taldegardo ne ha pianto dirottamente la perdita, quantunque in età di soli anni quattro e mezzo » (Monaldo, Diario).

« Mi dicono che io da fanciullino di tre o quattro anni, stava sempre dietro a questa o quella persona perché mi raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco maggior età, era innamorato dei racconti, e del maraviglioso che si percepisce coll'udito, o colla lettura (giacché seppi leggere, ed amai di leggere assai presto). Questi, secondo me, sono indizi notabili d'ingegno non ordinario e prematuro » (Zibaldone, 28 luglio 1821, p. 1401). Altrove il L. ricorda le « favole raccontate a Carlo la mattina delle feste in letto » (Ricordi d'infanzia e di adolescenza); e il fratello conferma la sua abilità « d'inventare fole o novelle, e di seguitarne alcuna per più giorni, come un romanzo. Questo faceva la mattina a letto per mio spasso » (a Prospero Viani, 9 settembre 1845).

Monaldo, la cui inesperienza ha gravemente inciso nell'amministrazione dei beni di famiglia, ottiene dal papa che i propri averi siano legalmente affidati ad un amministratore e giunge ad un accordo per l'estinzione dei debiti contratti entro un periodo di quarant'anni. D'ora in poi l'amministrazione domestica passa nelle mani di Adelaide.

1804 Nasce il quinto dei fratelli Leopardi che viene battezzato col nome Luigi (m. a Recanati nel 1828).

1805 Monaldo fonda nel proprio palazzo un'Accademia poetica che rinnovi la tradizione della recanatese Accademia de' Disuguali che operò nel corso del XV secolo.

1807 Dopo il primo pedagogo, don Giuseppe Torres gesuita, l'educazione dei ragazzi Leopardi è affidata all'abate Sebastiano Sanchini di Saludeccio « il quale ammaestrò Giacomo e il suo minore fratello Carlo fino alli 20 di luglio del 1812, in cui diedero ambedue pubblico sperimento di filosofia ». La casa era molto frequentata da ecclesiastici provenienti dalle più diverse regioni del mondo. Le pratiche educative dei primi anni di studio furono tutte improntate ai metodi della scuola gesuitica. Ma il ruolo avuto dai precettori fu marginale; fondamentale fu invece il percorso personale di studi che Giacomo, autonomamente, poté seguire servendosi dei libri raccolti da Monaldo nella biblioteca di famiglia, nonché da altre biblioteche recanatesi.

1808 Gennaio 30. Primo saggio di studi di Giacomo, Carlo e Paolina.

1809 Dopo la lettura di Omero, compone il sonetto La morte di Ettore. In questo tempo inizia un periodo di studio che più tardi giudicherà «matto e disperatissimo»: « ... ebbe l'uso di una ricca biblioteca raccolta dal padre, uomo molto amante delle lettere. In questa biblioteca passò la maggior parte della sua vita, finché e quanto gli fu permesso dalla salute, distrutta da' suoi studi; i quali incominciò indipendentemente dai precettori in età di 10 anni, e continuò poi sempre senza riposo, facendone la sua unica occupazione. Appresa, senza maestro, la lingua greca, si diede seriamente agli studi filologici, e vi perseverò per sette anni; finché, rovinatasi la vista, e obbligato a passare un anno intero (1819) senza leggere, si volse a pensare, e si affezionò naturalmente alla filosofia... » (a Carlo Pepoli, Bologna, 1826).

Forse in quell'anno conosce l'alsaziano Don Giuseppe Antonio Vogel, durante la rivoluzione profugo in Svizzera e poi in Italia, e dal 1809 canonico onorario della cattedrale recanatese. Il Vogel suggerì probabilmente al Leopardi di raccogliere uno «zibaldone» cui egli attribuiva il significato di «caos scritto».

Aprile 9. Prima comunione. Nella lettera memoriale al Ranieri, Monaldo ricorda che Giacomo « era sommamente inclinato alla divozione; e pochissimo dato ai sollazzi puerili, si divertiva solo molto impegnatamente con l'altarino. Voleva sempre ascoltare molte messe, e chiamava felice quel giorno in cui aveva potuto udirne di più ».

1810 Lo zio materno, l'ex cardinale Tommaso Antici, letto il poemetto I Re Magi, scrive a Giacomo:

O dotto Figlio di piu dotto Padre,

segui il cammin che a somigliar t'invita

quegli al sapere, alla pietà la Madre.

Agosto 19. Riceve la tonsura da monsignor Bellini, vescovo di Recanati, secondo un costume diffuso nelle classi nobiliari.

1811 Prosegue sempre più assiduamente gli studi filologici e letterari nella biblioteca paterna che il Rheinold, Ministro d'Olanda, elogerà pubblicamente al Gabinetto Vieusseux (a Monaldo, 5 marzo 1828). Così Carlo ricordava a Prospero Viani l'indefessa applicazione del fratello in questo periodo: «Certo nessuno è stato testimonio del suo affaticarsi più di me, che, avendo sempre nella prima età dormito nella stessa camera con lui, lo vedeva, svegliandomi nella notte tardissima, in ginocchio avanti il tavolino per potere scrivere fino all'ultimo momento col lume che si spegneva » (9 settembre 1845). Si dedica a L'Arte poetica di Orazio travestita, ed esposta in ottava rima. Compone la tragedia in tre atti La virtù indiana che offre al padre alla vigilia di Natale. La tragedia è accompagnata da una lettera dedicatoria in francese dove Giacomo dichiara di aver tenuto presenti tre tragedie del padre: Il Montezuma (1799), Il Convertito (1800) e Il Traditore (1803).

1812 Luglio 20. Giacomo e Carlo, nell'annuale saggio di studi in pubblico, presentano tesi di Teologia, Ontologia, Morale, Psicologia, Fisica, Scienze Naturali.

Monaldo apre al pubblico la propria biblioteca. Ma scrivendo al Giordani, molti anni dopo (30 aprile 1817), Giacomo constaterà con amarezza: « Sulla porta ci sta scritto ch'ella è fatta anche per li cittadini e sarebbe aperta a tutti. Ora quanti pensa Ella che la frequentino? Nessuno mai ».

Compone gli Epigrammi preceduti da un Discorso preliminare e la tragedia Pompeo in Egitto che offre al padre alla vigilia di Natale. Nella lettera memoriale al Ranieri, Monaldo ricorda che intorno a questo periodo Giacomo fu colto da scrupoli religiosi « e tanto esageratamente che temeva di camminare per non mettere il piede sopra la croce nella congiunzione dei mattoni ».

Con il 1812 si chiude il primo periodo della formazione di Giacomo e nel 1813 il giovane abbandona l'attivita poetica e si dedica ad una feconda serie di studi di carattere filologico, erudito e latamente filosofico; Con il 1812 si chiude il primo periodo della formazione di Giacomo e nel 1813 il giovane abbandona l'attivita poetica e si dedica ad una feconda serie di studi di carattere filologico, erudito e latamente filosofico; del resto nel periodo 1811-1812 aveva composto numerose Dissertazioni filosofiche, fra le quali una Sopra l'anima delle bestie (1811) e il Dialogo filosofico sopra un moderno libro intitolato « Analisi delle idee ad uso della gioventù » (1812).

1813 Nasce l'ultimo dei fratelli Leopardi, Pierfrancesco, che erediterà il maggiorasco e continuerà la famiglia (m. nel 1851). Ottiene la licenza di leggere i libri all'indice e prima dell'agosto inizia lo studio del greco senza maestro.

Compone la Storia dell'astronomia fino all'anno 1811.

1814 Scrive, sulla base del primo capitolo della Storia dell'astronomia, la Dissertazione sopra l'origine e i primi progressi dell'astronomia; compone il suo primo lavoro di filologia classica sul De viris doctrina claris di Esichio Milesio.

Agosto 31. Dona al padre un nitidissimo manoscritto di 352 pagine intitolato: Porphyrii de vita Plotini et ordine librorum ejus Commentarius. Il manoscritto fu lodato dal filologo svedese Gio. Davide Akerblad, allora residente a Roma, che pur avanzava riserve sulla mancata collazione da parte di Giacomo dei codici principali, non essendo a conoscenza delle dure condizioni di lavoro del giovane; come riferisce l'abate Francesco Cancellieri, in data 16 gennaio 1815: « Parmi che così erudita Opera di un Giovine ancora in tenera età sia di ottimo augurio per l'Italia, che potrà sperare di veder un giorno a comparire un filologo veramente insigne, e da paragonarsi con quanti ne possedea una volta questo bel paese, ed anche con quelli, che ancora vanta la Germania e l'Olanda ».

Compone i Commentarii de vita et scriptis rhetorum quorundam gui secundo post Christum saeculo vel primo declinante vixerunt; traduce dal greco gli Scherzi epigrammatici e dà inizio ad un'opera mai compiuta i Fragmenta Patrum secundi saeculi, et veterum auctorum de illis testimonia collecta et illustrata che avrebbe dovuto raccogliere « le vite de' Padri istessi composte da' passi di antichi autori, recati tutti in latino, con nuova versione, ed i frammenti delle loro Opere perdute con osservazioni critiche, collocate a' loro luoghi, e sparse per tutta l'Opera » (F. Cancellieri, Lettera cit.).

1815 Scrive in due mesi il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi e compone in sei mesi In Julium Africanum Jacobi Leopardi Recanatensis comitis Lucubrationes; per questo lavoro, seguendo i consigli dell'Akerblad, cerca di ottenere dal Cancellieri la collazione dei codici vaticani. Delle condizioni in cui questi lavori di filologia e di erudizione venivano portati avanti scriveva Monaldo a Carlo Antici: « ... il povero autore dimorante in Recanati e ristretto alla mia sola Libreria, deve lasciare nei suoi scritti spesse lagune per mancanza di libri e di codici... ». Dopo la sconfitta di Gioacchino Murat, fra il maggio e il giugno, scrive l'Orazione agli Italiani, in occasione della liberazione del Piceno.

Estate. Traduce gli Idilli di Mosco cui premette un discorso preliminare e quindi la Batracomiomachia che, con altre traduzioni e componimenti originali, sarà pubblicata sullo « Spettatore italiano e straniero » dell'editore milanese Antonio Fortunato Stella (della Batracomiomachia farà in seguito nuove traduzioni fra il 1821 ed il 1822 e quindi nel 1826).»

Naturalmente è da formattare... attendo conferma. Ermetis 21:11, Ago 10, 2004 (UTC)

[modifica] Wikifichiamo?

Cara Paola, effettivamente c'è molto da lavorare, qui. Proporrei, per tagliare la testa al toro, di creare una "categoria:Leopardi", dividendo la biografia (fatta meglio) dalle opere e dalla poetica. Come puoi leggere qua sopra, avevo già fatto una proposta, ma cadde nel vuoto. In verità, nel mio antico lavoro sono arrivato solo al 1815, ma se è accettabile, non dovrebbe essere troppo faticoso finirlo. Attendo la tua opinione. Ermetis 22:43, Apr 25, 2005 (CEST)

[modifica] Rimbocchiamoci le maniche

Mi dispiace, ti leggo solo ora, ma ho avuto notevoli problemi col computer. Io ho iniziato a wikificare, ma molto alla buona, proprio per non perdermi in rifacimenti vari ( e ne avrei fatti tanti!). Ora, che il Pc si è rimesso a funzionare, ho ripreso in mano la voce e stavo appunto riflettendo su come e cosa fare per dividere bene l'articolo. Anch'io stavo proprio pensando di ampiare la bibliografia (ad esempio) e non avevo visto MAI la tua proposta ( c'è sempre tanto da fare e non sempre si riesce a seguire tutto). Poi pensavo di dividere le opere e mi stavo chiedendo come. Arrivi come l'angelo dal cielo. Io intanto, l'altra sera, avevo piazzato (per il momento ) una parte :Il pessimismo e altro , in Poetica. Allora che facciamo? Suggerisci, io ti seguo. Una cosa, volevo dare più spazio alla Ginestra con la critica più moderna, che ne pensi? Aspetto.--Paola 22:07, Apr 29, 2005 (CEST)

La tua biografia mi sembra ottima. Non so se ci permetteranno di fare una Categoria Leopardi. Chiediamo al Caffè qualche parere?--Paola 22:10, Apr 29, 2005 (CEST)
Non credo ci siano problemi a creare una sottocategoria per un autore così imponente. Tra l'altro, con il crescere di it.wiki, l'articolazione degli articoli penso si complicherà vieppiù. Penso quindi si possa tranquillamente creare una scheda generica, che parta dalla biografia e che contenga, per ogni aspetto dell'autore, un abstract il quale venga a sua volta ampliato in articoli a parte. A quel punto si può raggiungere qualsiasi profondità (pensa che bello fare una storia della critica, per le grandi canzoni o i grandi idilli.... io poi ho scritto qualcosina sulla filosofia di Giacomino). Sul rimboccarsi le maniche, io ormai ho le spalle nude, e se mi metti anche a ruscare su Leopardi, non vado più a dormire... Saluti. Ermetis 09:56, Apr 30, 2005 (CEST)

[modifica] Commento di anonimo

Riporto un commento di anonimo lascato nella pagina di discussione di un redirect --TierrayLibertad 07:53, 14 gen 2006 (CET): E' davvero il caso di usare tutti questi sottotitoli nei vari capitoli? (67.173.156.240)

Per quello che può interessare, imho ha ragione --TierrayLibertad 07:53, 14 gen 2006 (CET)

[modifica] Giacomo Leopardi (opere)

Data la mole di questa voce, proporrei di creare una nuova voce Giacomo Leopardi (opere), in cui travasare tutta la parte relativa alle singole opere, com'è stato già fatto in casi analoghi. Qui potrebbero rimanere la biografia, la poetica e magari anche un capitolo sull'estetica, oltre ad una bibliografia --Al Pereira 08:03, 14 gen 2006 (CET)

Non mi sembra proprio il caso. Piuttosto fare delle voci singole per le opere piu' importanti.
Rimosso un commento perché Wikipedia non è un forum. --Elitre 22:07, 5 giu 2006 (CEST)

[modifica] Violazione di Copyright

A causa di un copyviol di un anonimo nel novembre scorso, ho cancellato un gran numero di contributi in cronologia... Mi spiace per tutti coloro che hanno maggiormente contribuito alla voce da allora, che si troveranno una paccata di edit in meno... - Giac! - (Tiago è qui) 18:28, 26 ago 2006 (CEST)

[modifica] Nome

Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi, suggerito da un nuovo utente, ho trovato riscontri su Web e l'ho lasciato, se qualcuno ne sa di più... --Elitre 15:42, 22 set 2006 (CEST)

Concordo: è riportato anche da Rolando Damiani, nella biografia "All'apparir del vero".--AnnaLety*scrivimi 11:30, 20 nov 2006 (CET)

[modifica] equilibrio tra competenza e facilità di comprensione e lettura

per quanto mi riguarda la vita di leopardi, concordando con coso lassù, è povera e confusionaria non si indicano i periodi di cambiamento filosofico e spirituale in un esposizione strutturata e, se vogliamo, anche organica nella sua vita e per quanto riguarda le opere sono un'accozzaglia di numeri e date, non correlate, anche dal punto di vista organizzativo, ai momenti spirituali più importanti e significativi della sua vita

insomma bisogna organizzarlo menglio o non ci si capisce niente senza avere un'altra fonte d'avanti

Accomodati, proponi, modifica. --Elitre (se non ce l'hai nel sangue...) 02:28, 31 ott 2006 (CET)

[modifica] Lavorare!

Ragazzi, c'è molto da fare in questa pagina.. Mi sembra assai difficile da leggere e non troppo accurata.. Se avete bisogno di una mano ci sono.--Roccuz 15:00, 4 dic 2006 (CET)

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