Flm
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Flm (Federazione lavoratori metalmeccanici) è la sigla sotto la quale agli inizi degli anni settanta si sono unite la Fiom, la Fim e la Uilm, le federazioni sindacali dei lavoratori metalmeccanici aderenti, rispettivamente, alle confederazioni Cgil, Cisl e Uil. L'unificazione non è mai stata organica, ma, almeno negli anni settanta, è stata qualcosa di più di un semplice patto di unità di azione. In un certo senso, la Flm, di fronte alle esitazioni e agli arresti del processo unitario a livello confederale, ebbe l'ambizione di rappresentare la punta avanzata e uno stimolo verso un più elevato grado di unità sindacale.
Quando nasce formalmente nel 1973, la Flm è già una realtà che si è costruita negli anni sessanta attraverso memorabili lotte e conquiste sindacali, culminate nell'autunno caldo del 1969. La Flm esercita negli anni settanta una certa egemonia su tutto il movimento sindacale, ed è anche in grado di incidere sugli equilibri politici. Nel dicembre 1977, contro il parere delle confederazioni e dello stesso Pci (che appoggia dall’esterno il governo), la Flm organizza un'enorme manifestazione a Roma, che contribuirà alla crisi del governo. Cogli anni ottanta, tuttavia, i rapporti unitari si fanno sempre più labili e la Flm entra in crisi. Nel 1983 firmano il contratto nazionale, ma con motivazioni separate; nel febbraio 1984, con la rottura tra le confederazioni per i decreto sulla scala mobile (“decreto di San Valentino”, 14 febbraio). La sigla Flm sopravviverà per qualche tempo, soprattutto a livello di attività internazionale. Ma, alla fine, la separazione è consumata e Fim, Fiom e Uilm dovranno accontentarsi di una semplice unità d'azione, non di rado interrotta da rotture su questioni non marginali.
