Conosci te stesso
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L'esortazione "conosci te stesso" è un motto greco (Γνωθι Σεαυτόν), iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi e può ben riassumere l'insegnamento di Socrate. Allo stesso tempo il motto può essere considerato la forma originaria dello scetticismo metodologico e del metodo della sospensione del giudizio. In origine questo motto venne attribuaito a Talete uno dei sette savi o sette sapienti, da Antistene di Rodi nelle sue Successioni dei filosofi (FHG, III 182).
Il conoscere sé stessi può sembrare in opposizione al conoscere il mondo, ma le due conoscenze possono considerarsi due facce di una sola medaglia: la filosofia è slancio dell'uomo verso il conoscere e una conoscenza viva e attuale non può prescindere dalla mente che conosce (e dai suoi condizionamenti).
Pensatori come Socrate e Krishnamurti hanno sottolineato perentoriamente l'importanza di una conoscenza diretta e viva del mondo, il che non è possibile senza rendersi conto di come funziona la propria mente, di come essa conosce e riconosce le cose. Capire questo funzionamento significa potersi liberare da pregiudizi e condizionamenti culturali e poter conoscere senza filtri, in modo attuale (actually, come dicono gli anglofoni).
Nelle Enneadi di Plotino questo precetto delfico è al centro della trattazione della parte antropologica e psicologica e segna il percorso evolutivo e mistico diretto al congiungimento con la propria essenza divina.
Un concetto simile si trova anche nel monito di Sant'Agostino: "Noli foras ire, in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas" (Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell'uomo interiore abita la verità).
Anche la fisica delle particelle subatomiche (es. Heisenberg, Bell, Bohm) sembra aver osservato in qualche modo un'inscindibilità dell'osservatore dall'osservato, che sembrano far parte di un solo fenomeno. Questa sembra coincidere con l'insegnamento dell'Advaita Vedānta, filosofia indiana della non-dualità.
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