Castelbottaccio
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Castelbottaccio | |||
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Immagine:Castelbottaccio-Stemma.png | |||
Stato: | Italia | ||
Regione: | Molise | ||
Provincia: | Campobasso | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | m s.l.m. | ||
Superficie: | 11 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 38 ab./km² | ||
Frazioni: | |||
Comuni contigui: | Civitacampomarano, Lucito, Lupara, Morrone del Sannio | ||
CAP: | 86030 | ||
Pref. tel: | 0874 | ||
Codice ISTAT: | 070013 | ||
Codice catasto: | C066 | ||
Castelbottaccio è un comune di 422 abitanti della provincia di Campobasso. E' situato in collina ad una altitudine di 618 m. s.l.m., confina con Civitacarnpomarano, Lucito, Lupara e il fiume Biferno. Il suo territorio si estende per una superficie di ettari 1126,5. Economia: prevalentemente agricola. . Tra i residenti attuali si annoverano numerosi abitanti dei paesi vicini che nel passato si trasferirono a Castelbottaccio, considerato centro economicamente più progredito, con piccole imprese come il Lanificio, il Molino, il Pastificio, due negozi di calzature, due di tessuti, tre frantoi oleifici, due dei quali ancora in funzione e molte attività artigianali, come, in particolare, quelle della lavorazione della pietra, con manufatti in forma di portali, finemente lavorati, uno dei quali è incastonato nel capitello della chiesa di Santa Maria di Canneto (Roccavivara), opera dell'Artista Niro Giuseppe. Ancora oggi questa attività sopravvive, grazie all'opera di Giovannelli Mario Giuseppe.
Castelbottaccio è uno dei numerosi Comuni sorti presumibilmente in tempi di poco anteriori al mille. Poco ci è dato di dire di concreto circa l'etimologia che ne concerne il nome; parecchio, invece, delle deformazioni strane e talora ridicole alle quali il nome stesso si è prestato. L'etimo primitivo "calca" del suo nome antico (storpiato poi in più modi) era forse non altra cosa che la voce araba "Kalaat" che vale fortezza: la quale, secondo il Famin (104), spiega i nomi di Calatafimi (Fortezza di Eufemio), Caltabellotta (Fortezza delle querce), e Caltanissetta (Fortezza delle donne). Ammettendo tale etimo, e dovendo spiegare l'intrusione della parola araba, una sola congettura verosimile sarebbe consentita, e cioè che Caltabottaccio o ripeta le proprie origini da una colonia saracena, o dei Saraceni rammenti qualche particolare fasto o nefasto durante le loro incursioni nel Regno dal IX all'XI secolo. Il nome del Comune nel Catalogo Borrelliano è "Calcabuzam", di pretto sapore orientale: in un diploma angioino del 1418 "Cac- cabuchaciam": al termine del secolo XV "Castrum Carcabutacii" e "Carricabottazzo": dal XVI in poi "Carcabottaccio" - "Calcabot- taccio" - "Calcabovazzo" (nell'Aldimari), e finalmente "Castelbot- taccio". A proposito di questa ultima forma, scriveva il Giustiniani nel 1797: "Con errore in alcuni notamenti leggo Caccabottaccio, ma un maggiore errore si è poi quello di taluni recenti nostri scrittori, chiamandola Castelbottaccio, giacché non ebbe mai un tal nome". (105) Il Giustiniani aveva ragione: il tempo però gli ha dato torto; poiché oggi si chiama proprio così nella dizione ufficiale.
[modifica] Notizie feudali
Al tempo dei normanni Castelbottaccio faceva parte della Contea di Molise. Nel 1132 ne era signore Malfrido o Manfredo Marchisio: nel 1148 il figlio Ugone: nel 1178 Ragone Marchisio. E' da notare che Marchisio non esprime altro che "signore della Marca": non vale "marchese", e tanto meno è cognome famigliare. Castelbottaccio nell'epoca sveva e gran parte dell'angioina, seguitò ad essere feudo della casa comitale di Molise, e nel 1309 era in vita un Raone Marchisio signore di Castelbottaccio e di Lucito, secondo riporta l'Aldimari. All'esordio del regno di Roberto d'Angiò il feudo era tenuto dalla famiglia di Sangro, la quale ne fu signora sino al 1465, allorché per fellonia verso Ferrante I d'Aragona ne venne privata. La famiglia di Sangro vanta origini anteriore al mille, essendo indigena della vallata del Sangro e diramazione della casata longobarda dei Conte dei Marsi. Castelbottaccio, devoluta al demanio, fu data in feudo nel 1477 a Luigi Gesualdo Conte di Conza. La prosapia nobilissima dei Gesualdo, derivante da prole di Re normanno, ripeteva il cognome dal castello di Gesualdo (Avellino) che fu il suo primo feudo. Con diploma del 10 maggio 1498 essa fu data in feudo al Gran Capitano, è noto poi che, richiamato in Spagna nel 1507, tutti i feudi che aveva posseduti vennero incamerati dal R. Fisco ed esposti in vendita. Castelbottaccio restò aggiudicata ad un cavaliere dei Sangro, del quale ignoriamo il nome battesimale, come ignoriamo la successione feudale nella famiglia a tutto il 1560. Sappiamo invece con precisione che nel 1560 trovandosi eredi del feudo Vittoria e Lucrezia di Sangro (ambo monache professe nel Monastero della Croce di Lucca di Napoli) figliole di Adriana Tomacello, queste fecero donazione del feudo a costei. Adriana Tomacello passò a seconde nozze con Alfonso Piscicelli, e morì verso il 1569.Da Adriana ed Alfonso nacque Gianfrancesco che, quale erede della madre, stabilì la signoria dei Piscicelli in Castelbottaccio, con inizio dal 1569. La famiglia Piscicelli, fra le più antiche del Reame, era ascritta al patriziato nel Seggio di Capuana, ed era assunta all'ordine di Malta fin dal 1402. L'insegna dei Piscicelli: una banda adentata di oro e di azzurro, sopra della quale è un rastrello, il tutto in campo rosso.Gianfrancesco Piscicelli - nipote «ex filio» dell'omonimo - morì nel 1646, ed ebbe ad erede il germano Berardino (nominato dal Capecelatro nel suo «Diario»): il quale fu l'ultimo titolare della stirpe. Il feudo, allora, ad istanza dei creditori di lui, venne messo all'asta dalla R. Corte, e rimase aggiudicato nel 1655 a Giambattista Ferri. Giambattista Ferri e la sua discendenza tennero Castelbottaccio in feudo sino ai primordi del secolo XVIII, e cioè per oltre mezzo secolo, e lo venderono poscia ai Cardone. Domenico Cardone, oriundo di Atessa, utilista di Archi e Fara in Abruzzo, teneva intestata Castelbottaccio nel 1725, ma probabilmente ne era titolare da assai tempo prima. Non è da confondere questa famiglia Cardone, indigena, con la famiglia Cardona dell'antico patriziato catalano, venuta nel Reame con Alfonso I d'Aragona illustrata dal valore e dalla lama di Raimondo di Cardona. Furono successori a Domenico.- a) Nicola, titolare certamente dal 1731: il quale ebbe due figli, Francesco e Vincenzo. Morì nel 1740. b) Francesco, nato il 22 novembre 1735: il quale in età di 46 anni sposò - nel 1781 - donna Olimpia Frangipane figlia del Duca di Mirabello, la quale contava 20 anni essendo nata il 16 luglio 1761.
[modifica] Feste e tradizioni
Prima dell'evento della società tecnologica, erano fiorenti a Castelbottaccio feste e tradizioni alle quali aderiva con interesse tutta la popolazione, creando quel fenomeno di unione comunitaria dove la Festa era l'occasione di incontro e di pause liete dopo il lavoro. Di queste feste e tradizioni restano solo il ricordo di un patrimonio culturale che il tempo man mano va cancellando. 16 Gennaio - In onore di S. Antonio Abate, protettore degli animali, i devoti fanno lessare granturco e grano detti "Ciciariell" che vengono dati in pasto agli animali, come simbolo di protezione e liberazione da tutti i mali. 19 Marzo - San Giuseppe. E' devozione della gente del luogo ospitare tre persone raffiguranti la "Sacra Famiglia", e dar loro da mangiare la "Minestra" consistente in diverse pietanze, prive di carne. 12 Giugno - Si allestiscono falò in onore di San Antonio. 25 Giugno - Si ricorda la caduta di un fulmine (25 giugno 1888) che divelse parte del torace e due dita del bambino della statua della Vergine delle Grazie. 30 - 31 Luglio - Festa Patronale in onore di San Oto e della Madonna delle Grazie. 22 - 23 Agosto - Santa Giusta. 22 agosto giornata dedicata al culto della Santa presso la cappella rurale omonima e suggestiva fiaccolata; festività che si protrae nel giorno 23 con riti religiosi nel paese. 21 Settembre - San Matteo. In tale ricorrenza, animali e mezzi agricoli, adornati di prodotti della terra, offerti poi alla parrocchia, sfilavano davanti alla cappella di S. Rocco, in segno di ringraziamento della buona annata e di scampato pericolo, ricevendone la benedizione.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti