Bonanni d'Ocre
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I Bonanni d'Ocre discendono da famiglia pisana la quale viene ricordata con onore nei patrii fasti ai tempi fiorenti del comune.
[modifica] Cronistoria
Nelle storie della Repubblica Pisana si legge di Buonanno Bonanni detto da Pisa, celebre letterato, che visse nel 1130.
V'è altresì nominato Bonanno Pisano, architetto e scultore, che partecipò ai lavori della Cattedrale e della Torre di Pisa ed anche del Duomo di Monreale.
Nel 1193 Ugone, nelle guerre di successione al regno delle Due Sicilie tra Tancredi d'Altavilla (Re di Sicilia dal 1189 al 1194) e l'imperatore Enrico VI di Svevia, figlio di Federico Barbarossa, tenne le parti dello Svevo insieme ai Pisani e ai Genovesi che con le loro flotte aiutarono l'imperatore. Vedi le opere di P. Lorenzo Raioli: "Storie delle famiglie di Pisa" e di Roberto Pisanelli: "Famiglie antiche di Pisa".
Nell'archivio della R. Zecca di Napoli, nel registro dell'imperatore Federico II, figlio di Enrico VI di Svevia, segnato con la lettera B a foglio 352, transundato in Palermo il 14 aprile 1262, si parla di privilegi accordati dal Re di Sicilia Manfredi, incoronato a Palermo nel 1258 e regnante fino al 1266, a Don Ugone Bonanno di Pisa (nostro nobili inclito imperiali militi).
Per le vicende della Repubblica così famose nelle storie medievali, causate dalle ire partigiane dei Guelfi e dei Ghibellini, che tennero divisa e lacerata l'Italia nei secoli XII, XIII, XIV, i Bonanno di Pisa si trasferirono in Sicilia. Qui, per lo splendore del casato e per la ricchezza del loro patrimonio i Bonanni ottennero il favore dei principi di casa d'Aragona e per munificenza di Giacomo II il Giusto e poi del fratello Federico II, cui avevano giovato di consigli e di aiuti nelle guerre con la Regina Giovanna I di Angiò, si ebbero nell'isola dignità ed onori. Giovan Giacomo (o Giangiacomo ndr) infatti, che nel 1285 con il fratello Cesare andò nell'isola per le contese avute con la nobile famiglia dei Gualandi di Pisa, fu Gran Cancelliere di Sicilia come appare da un privilegio del 1285 estratto dall'archivio di Barcellona, dove si legge: "Ego Ioannes Bonanni magnus Siciliae Cancellarius testor".
Nel 1342, sotto il regno di Ludovico, Francesco Bonanni fu chiarissimo giureconsulto, giudice e consultore del Re.
Durante il regno di Federico III (Re di Sicilia dal 1355 al 1377) succeduto al fratello Ludovico, Giovanni Bonanni diede in prestito a quel Re 2000 fiorini d'oro per le spese di guerre in terraferma da pagarsi sugli introiti della Real Corte sopra l'università di Caltagirone ove dimorava Giovanni per le nozze contratte con la figlia di Nicolò di Sacca barone di quella terra, guerre che, non essendo stata eseguita la pace di Caltabellotta, che prevedeva alla morte di Federico II la restituzione della Sicilia agli Angioini, si protrassero fino a quando Giovanna I di Angiò rinunciò, con la pace di Catania del 1372, ai diritti sull'isola.
Nel 1391, sotto il regno di Martino I, Bartolomeo Bonanni fu uditore generale del tribunale del regio patrimonio e maestro razionale del Re.
Nel 1450, sotto il regno di Alfonso I il Magnanimo, Giacomo Bonanni fu regio consigliere della Real Casa.
Nel 1465 il Re d'Aragona Giovanni II affidava il governo di Sicilia a Giovan Giacomo Bonanni pretore di Palermo, qual suo vicario generale ed a Giacomo, regio consultore, quello della terra di Naro in provincia di Agrigento.
Negli anni che regnò Ferdinando II il Cattolico (Re di Sicilia dal 1479 al 1516) Gerardo, maestro razionale, fu capitano e pretore di Palermo e vicario generale del Regno e Giovanni, detto Giovanotto, governatore della Pantelleria.
Francesco Bonanni, chiamato Calogero, ambasciatore a Ferdinando II il Cattolico (Re di Sicilia dal 1479 al 1516) dell'università di Caltagirone, fu ornato da quel Re del cingolo militare col titolo di Cavaliere dell'Ordine dello Speron d'Oro.
Filippo, ambasciatore dopo l'imperatore Carlo V (Re di Sicilia dal 1516 al 1556), tenne al servizio del Re per più mesi in Siracusa duecento soldati a proprie spese.
Francesco fu grande di Spagna di prima classe, Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro, consigliere aulico dell'imperatore Carlo VI (Re di Napoli dal 1714 al 1734), duca, principe, marchese e conte.
Giovanni fu giureconsulto ed avvocato di guerra e di Casa Reale e giudice in terzo grado di tutti gli stati medicei e farnesiani dell'augusta casa di Borbone.
Giacomo IV Bonanno da Palermo fu vescovo di Patti in provincia di Messina dal 1734 al 1753, indi arcivescovo di Monreale. Giacomo, dei duchi di Castellana e dei principi di Cattolica, chierico regolare dei teatini, per ben ventotto anni professore di sacra teologia nell'università di Messina, fu proposto da Carlo III di Borbone e confermato dal sommo gerarca della chiesa Clemente XII con lettere apostoliche esecutoriate a Palermo il 24 marzo 1734. Giunse a Patti il 13 giugno 1734 e subito diresse le sue cure alla riforma del seminario e a nobilitarne l'insegnamento. Introdusse e costituì la perfetta comunità nel monastero di S. Chiara. Incominciò a richiamare a vita i conculcati dritti del vescovato sulla giurisdizione temporale nelle terre di Gioiosa, Librizzi e San Salvatore. Concordate debitamente le cose della diocesi, nel 1753 fu promosso al governo della chiesa metropolitana di Monreale. Morì a Palermo il 16 gennaio 1754. Nella cappella del SS. Sacramento della cattedrale, sulla base della di lui marmorea effigie, trovasi incisa la seguente iscrizione: "ORO, FIAT ILLUD, QUO TAM SITIO UT TE REVELATA CERNENS FACIE VISU SIM BEATUS TUAE GLORIAE AMEN IACOBUS BONANNO EX CLERICIS REGULARIBUS PACTENSIS EPUS. ANNO 1744 INQUISITOR GENERALIS IN REGNO SICILIAE, ANNO 1742 ARCHIEPISCOPUS MONTIS REGALIS". Dal volume: "Patti e la cronaca del suo Vescovato" di Nicola Giardina, Siena 1888, pagg. 181 e seguenti.
Giacomo scrisse la storia di Siracusa. Ricordata dal Tiraboschi tomo 8, libro III, capitolo I, pagina 249.
E si ebbero non pochi cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta come Giacomo, Giovan Battista, Gioseffo, Simone, ed Antonio, pretori, capitani e senatori.
Nei primi anni del XV secolo un Tullio Bonanni di parte Angioina si recava nella penisola e prendeva stanza in Abruzzo lasciando in Sicilia un fratello ed un figlio di nome Gaspare. Si leggano le seguenti opere: P. Ansaloni: "Sua de famiglia opportuna relatio sparsim cui adiectae digressiones ad eas primum quae ipsam immediato sanguine contingunt. Venetiis apud Bertanos" 1662, pagina 112, v.35, art. De Bonanno; il rapporto del comm. Gagliardi per la ricezione del nobile Girolamo Bonanno dei Principi di Linguaglossa a cavaliere milite di giustizia nell'Ordine Sovrano di San Giovanni di Gerusalemme, nel gran priorato di Sicilia, estratto dagli archivi dell'Ordine, 1871 e dalle opere del Villabianca, del Palazzolo-Gravina del Comitile e del citato Ansaloni; le opere successivamente citate del Mugnos e dello Inveges.
Gaspare, postosi ai servizi di Alfonso il magnanimo (Re di Sicilia dal 1416 al 1458) durante le lotte funeste contro Giovanna II d'Angiò Durazzo (Regina di Napoli dal 1414 al 1435), si recò in Italia con le schiere aragonesi e fu tesoriere del conte perugino Braccio da Montone famoso condottiero di ventura. Divenuta L'Aquila in possesso del Re Alfonso d'Aragona, Gaspare si stabilì in questa città ove erano i suoi. E da lui venne chiarissima successione di figli che, durante la dominazione del potentissimo imperatore Carlo V (Re di Napoli e di Sicilia dal 1516 al 1556) e dei principi spagnoli di casa d'Austria, fu ricca dei feudi di Crecchio e Castelnuovo e poi di quello di Ocre cui tenne con potere di signoria fino al 1806, epoca in cui per le nuove Costituzioni d'Europa fu estinto in Italia il feudalesimo. Riguardo quest'ultimo feudo si legge infatti che il 3 maggio 1626 un lungo conflitto tra le famiglie Bonanni e Pica viene risolto da un arbitrato che vede la vendita del feudo di Ocre ad Andrea Bonanni per 16.000 ducati. Vedi i cedolarii e i quinterni anno 1626 archivio del banco S. Eligio, Abruzzo citeriore. Qui ancora si fa menzione della cessione fatta da Giovanni (Giò) Bonanni dell'Aquila a Scipione ed Adriano Brancaccio dei feudi di Crecchio e Castelnuovo, 26 settembre 1634. Vedi anni 1639-1695, n.47, fol.189 a tergo a 191.
L'11 novembre 1858, con R.D. del Re Ferdinando II, Cesidio Bonanni d'Ocre ottenne il titolo trasmissibile di Barone di Ocre
Dal ramo di Sicilia venne su la casa dei principi di Petrulla e Linguaglossa e dei duchi di Castellane e di Angiò. Agesilao Bonanno, duca di Castellane, il 24 maggio 1691 scriveva ai Bonanni di L'Aquila riconoscendo la sua parentela con quelli. In seguito Giovanni Bonanno, principe di Petrulla, duca di Castellane e di Angiò e ministro plenipotenziario di Napoli in Vienna, il 2 febbraio 1843 scriveva a Cesidio Bonanni d'Ocre donandogli un blasone effigiato su un suggello per riaffermare l'uniformità dei blasoni dei Bonanni di Sicilia e di L'Aquila. Vedi l'opera di Filadelfo Mugnos: "Teatro genealogico delle famiglie nobili, titolate, feudatarie ed antiche del fedelissimo regno di Sicilia viventi ed estinte" Pietro Coppola-Palermo 1647, v.2 in fol. P1, libro 1, pagina 153. Vedi Agostino Inveges nel suo "Palermo nobile" P.3 degli Annali, Palermo 1649, 1651, V.3 in fol. pagina 40. Vedi l'opera di Filippo Finella: "Metroscopia, Antuerpiae apud Balthassarem Moreno" 1648, dove si legge: Bonanni, Buonanno o Bonanno Andrea Barone di Ocre. Il che risulta da: cedolari feudali di Ocre in Abruzzo 1626, 1696 e seguenti e da quinterni ed istruzioni notarili 1626.