Becco di Bunsen
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Il becco di Bunsen è un bruciatore a gas usato in chimica. Prende il nome da Robert Wilhelm Bunsen, il cui assistente di laboratorio Peter Desdega perfezionò un progetto precedente di Michael Faraday.
Il becco di Bunsen brucia un flusso continuo di gas senza rischio che la fiamma abbia un ritorno nel tubo e giunga fino alla bombola. Tipicamente il bruciatore usa gas naturale (sostanzialmente metano con piccole quantità di propano e butano) o, in alternativa, gas di petrolio liquefatto (propano, butano o una miscela dei due).
Il becco di Bunsen è composto da uno zoccolo con il tubo da cui giunge il combustibile gassoso, che presenta all'estremità finale un beccuccio; l'apparecchio è formato anche da un tubo verticale, all'imboccatura del quale viene acceso il gas.
Il tubo verticale è forato in due punti per l'accesso dell'aria ed è ricoperto da un manicotto, anch'esso munito di due buchi: ruotando il manicotto si può regolare quanto i suoi buchi coincidano con quelli del tubo. In questo modo è possibile avere una maggiore o minore quantità di aria aspirata per effetto Venturi e quindi ottenere una fiamma di diversa natura, ossidante o riducente.
La portata del gas è regolata invece da un'apposita vite.
La fiamma raggiunge la temperatura anche di 1400°C quando è ossidante, e si divide in diverse zone a seconda della temperatura. La base della fiamma che raggiunge i 300°C, la zona di fusione che si ritrova a circa 2/3 dell'altezza della fiamma e che raggiunge i 1400°C.
Oltre che come fonte di calore, il becco di Bunsen trova impiego anche nell'esecuzione dei saggi alla fiamma.
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