Battaglia di Compiègne
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Battaglia di Compiègne | |||||||
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Parte della Guerra dei cento anni | |||||||
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Schieramenti | |||||||
Francia | Inghilterra e ducato di Borgogna | ||||||
Comandanti | |||||||
Giovanna d'Arco più altri | Filippo III di Borgogna Giovanni II di Lussemburgo più altri | ||||||
Effettivi | |||||||
sconosciuti | sconosciuti | ||||||
Perdite | |||||||
sconosciute | sconosciute |
Guerra dei cento anni |
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Sluys – Crécy – Calais – Poitiers – Auray – Nájera – Montiel – La Rochelle – Agincourt – Rouen – Baugé – Meaux – Cravant – Verneuil – Orléans – Patay – Compiègne – Gerbevoy – Formigny – Castillon |
L'Assedio di Compiègne (1430) fu l'ultima azione militare di Giovanna d'Arco. La sua carriera di comandante cessò con la cattura durante una scaramuccia davanti la città il 23 maggio 1430. Sebbene tale evento per molti apetti fu un assedio minore, tuttavia la perdita del più carismatico e brillante comandante francese costituì un fatto eclatante della guerra, sia dal punto di vista politico che militare.
Indice |
[modifica] Antefatto
Verso l'ultimo periodo della guerra dei cent'anni, il duca Filippo III di Borgogna, politicamente indipendente, era alleato dell'Inghilterra, governata dal reggente Giovanni di Lancaster, duca di Bedford. Questi due personaggi avevano assoggettato gran parte della Francia settentrionale nel corso dei due lustri precedenti. Gli stessi subirono però rilevanti perdite nel 1429, grazie ad un rinvigorito esercito francese, guidato congiuntamente dalla pulzella d'Orléans e dal duca Giovanni II di Alençon.
I francesi avevano inflitto una sconfitta devastante agli inglesi nella battaglia di Patay il 18 giugno 1429 ed avevano marciato verso nordest per incoronare Carlo VII di Francia a Rheims, senza ulteriori resistenze, accettando la resa pacifica di ogni città lungo il loro cammino. Compiègne non era sul predetto percorso, essendo a nord di Parigi e sotto il controllo borgognone, ma, come altre città, aveva espresso fedeltà a Carlo VII subito dopo la sua incoronazione.
[modifica] I fatti
[modifica] Preparazione
Nel marzo del 1430 la corte francese apprese che il duca Filippo il Buono aveva pianificato di assediare la città. Il conte di Clermont consegnò una richiesta di resa alla città. I cittadini si opposero tenacemente alla richiesta e la guarnigione francese, comandata da Guglielmo de Flavy, si preparò ad agire.
Il conte Giovanni II di Lussemburgo partì per la spedizione il 4 aprile, guidando l'avanguardia. Filippo III lasciò Péronne il 22 aprile. Nel contempo il duca di Bedford attendeva a Calais l'arrivo di Enrico VI d'Inghilterra, giovane re di nove anni, da poco asceso al trono.
Secondo Régine Pernoud e Marie-Veronique Clin, il duca borgognone aveva progettato di riconquistare le città che controllavano il fiume Oise. Bedford sosteneva tale strategia, in modo da proteggere l'Ile-de-France e Parigi, entrambe sotto il controllo anglo-borgognone. Il 6 maggio Carlo VII comprese che la città necessitava di difese militari.
Giovanna d'Arco aveva fiutato il pericolo ed iniziò di sua sponte, a marzo, a prepararsi per lo scontro, sebbene non le fosse stato concesso il comando di una forza importante già a partire dal settembre precedente, dopo il fallito attacco a Parigi. Ad aprile l'eroina aveva raggruppato una compagnia di 300-400 volontari. Ella partì per Compiègne, forse senza che il re lo sapesse, ed arrivò in città il 14 maggio.
[modifica] Il combattimento
Nei giorni seguenti ci furono diverse azioni belliche minori. Due giorni più tardi il capitano Luigi de Flavy si sottrasse al fuoco d'artiglieria a Choisy e si rifugiò a Compiègne. Il 18 maggio Giovanna d'Arco tentò di sorprendere i borgognoni a Soissons, recando con sé Regnault di Chartres ed il conte Luigi di Vendôme. Gli abitanti di Soissons le negarono l'accesso in città ed il giorno dopo dichiararono la loro fedeltà al ducato di Borgogna.
L'eroina francese ideò allora un assalto a sopresa contro i borgognoni a Margny, con l'aiuto di Flavy, attaccando un avamposto separato dal nerbo delle forze principali. Il conte di Lussemburgo notò l'azione per caso, durante una perlustrazione del territorio, e chiamò le sue truppe. I rinforzi soverchiavano i francesi. Giovanna ordinò una ritirata e assunse la posizione d'onore in coda al suo schieramento.
[modifica] La cattura
Gli eventi successivi sono tuttora poco chiari. Le porte delle città si chiusero prima che tutti i soldati francesi potessero rientrarvi. Fu un'azione logica, volta a prevenire l'ingresso dei borgognoni nel centro abitato oppure un atto di tradimento ordito dagli alleati della pulzella per sbarazzarsi della sua ingombrante presenza. Riportando le parole di Kelly deVries: "Sia gli accusatori che i difensori devono fare a turno per accusare o sostenere la figura di Guglielmo de Flavy ed il ruolo che ebbe nell'eliminare qualsiasi possibilità di fuga per Giovanna d'Arco quel giorno". La retroguardia francese rimase quindi al di fuori e fu catturata.
Qui di seguito la descrizione fornita da Georges Chastellain:
"Allora la pulzella [Giovanna d'Arco], oltrepassando la natura di donna, assunse un atteggiamento di grande forza, e si accollò molta pena nel salvare la sua compagnia dalla sconfitta, rimanendo dietro, come leader e come la più coraggiosa fra la truppa. Ma lì la fortuna permise per la fine della sua gloria e per l'ultima volta che ella avesse mai portato con sé armi. Un arciere, un rozzo e molto arcigno figuro, pieno di molto livore poiché donna, la quale così tanto aveva parlato, che aveva dovuto sconfiggere così tanti uomini coraggiosi, così come aveva fatto, afferrò un lembo del suo farsetto dorato e la scaraventò per terra da cavallo".
Giovanna si arrese a Lionello, il Bastardo di Vendôme, che era al servizio di Giovanni di Lussemburgo. Sebbene la difesa di Compiègne fu un successo, le accuse di un cattivo comportamento circa la cattura dell'eroina provocarono il declino della carriera di Flavy.
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