Supercazzola
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Il termine supercàzzola o supercàzzora è un neologismo (entrato nell'uso comune dal cinema) che indica un nonsense, una frase priva di alcun senso logico, piena di parole inventate sul momento, spesso usata per imbrogliare la persona a cui la si "fa" (ovvero a cui ci si rivolge) e a far ridere quelli che si gustano la scena. Benché si tratti un nonsense, è evidente che è possibile identificare all'interno di questa parola alcuni elementi che appartengono realmente alla lingua italiana, e cioè il prefisso super-, il sostantivo cazzo e (almeno nella versione supercazzola) il suffisso -olo.
L'origine del termine è il film Amici miei di Mario Monicelli (1975), che racconta le vicende di un gruppo di amici burloni che si divertono a corbellare il prossimo. È Ugo Tognazzi, nei panni del conte Lello Mascetti, a "usare" la supercazzola, investendo la vittima della burla con una raffica di parole incomprensibili, spesso condite con turpiloquio mascherato; "supercazzola" è una delle poche parole che si riescono a comprendere. Il termine "supercazzola" viene eletto a definizione di questa tecnica in seguito ad una burla "rovinata" da Duilio Del Prete (Guido Necchi), che il conte Lello Mascetti apostrofa dicendo:
«Senti, Necchi, tu non ti devi permettere di intervenire quando io faccio la supercazzora!»
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La supercazzola "originale" recitava più o meno così:
«Tarapia tapioca come se fosse antani con la supercazzola prematurata con scappellamento paraplegico a sinistra»
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Indice |
[modifica] Supercazzola o supercazzora?
Il termine viene citato sia con la "l" (più frequentemente) che con la "r". La velocità con cui Tognazzi recita le sue battute nel film non consente di distinguere chiaramente i suoni delle singole sillabe (nella frase citata sopra, per esempio, alcuni ritengono di udire "prematurata", altri "brematurata"). Nel primo film della serie, tuttavia, il termine sembra includere il suono "L".
Nel libro omonimo Amici miei (Rizzoli 1976), scritto dagli stessi autori della sceneggiatura (Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi e Tullio Pinelli), si legge invece "supercazzora", e nel sequel Amici miei atto III il Melandri (Moschin) riceve una videocassetta che inizia con una schermata che recita: "La Supercazzora 69 presenta".
[modifica] Emuli della supercazzola
Di recente la supercazzola è stata utilizzata da Teo Mammucari (ad esempio in un servizio del programma televisivo Le Iene), in forma di domanda incomprensibile posta nel corso di interviste a personaggi dello spettacolo o anche a persone comuni. Gli intervistati, piuttosto che ammettere di non aver capito niente, davano comunque una risposta all'interlocutore, producendo così delle situazioni surreali. Forse l'unico ad uscirne "elegantemente" è stato Gigi Proietti, che ha risposto alla domanda con una contro-supercazzola.
[modifica] La supercazzola nel linguaggio comune
Ciò che connota la supercazzora non è tanto la generica ricerca di una forma di humour, ma appunto la sbeffeggiatura, o anche solo il proposito (consapevole o meno che sia) di confondere. In tal senso l'espressione viene usata nel linguaggio comune anche per riferirsi a chi si dilunga in discorsi che sembrano tesi a confondere più che a esprimere un messaggio preciso (per esempio: poteva anche risparmiarci una supercazzola di mezz'ora!).
[modifica] Precedenti illustri
Sebbene l'intento sia completamente diverso, la supercazzola può essere paragonata alla poesia Jabberwocky di Lewis Carroll, pubblicata nel 1871 in Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, costruita usando quasi tutte parole prive di senso (che però vengono poi in parte spiegate dal personaggio di Humpty Dumpty, che le interpreta come portmanteau).
[modifica] Bibliografia
- Ugo Tognazzi - La supercazzola. Istruzioni per l'Ugo (a cura di Roberto Buffagni), Mondadori (ISBN 8804550732)