Storia della Siberia
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La storia della Siberia può essere fatta risalire alle prime incursioni nomadiche degli sciiti (Pazyryk) e Xiongnu. Entrambe avvennero prima dell'era cristiana. Le steppe della Siberia meridionale videro una succesione di imperi nomadici, comprendendo l'Impero Turco e l'Impero Mongolo. Nel Medioevo il buddhismo lamaista si estese nel territorio al sud del lago Baikal.
Un momento di svolta nella sua storia fu l'arrivo dei russi nel XVI e nel XVII secoli, in un'opera di assimilazione simile a quella delle Americhe, ma completata più rapidamente. Nell'Impero Russo la Siberia fu una terra agricola, con popolazione scarsa, e servì come un luogo di esilio, ad esempio per i decabristi e Fjodor Dostojevskij. Nel XX secolo ebbero luogo la costruzione della Ferrovia Transiberiana, la scoperta delle enormi risorse minerarie e l'ampia industrializzazione.
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[modifica] Preistoria
Le rive dei laghi siberiani che riempivano le bassure nell'età lacustrine sono piene dei resti datati al neolitico. Innumerevoli tumuli (kurgan), forni e altri artefatti testimoniano la presenza di una popolazione consistente. Durante la grande migrazione nell'Asia dall'est all'ovest molti popoli probabilmente furono spinti più al nord e costretti a migrare in Siberia. Le onde di migrazione successive li spinsero ancora più al nord, nelle terre poco fertili dove si sciolsero.
Secondo Vasilij Radlov i più antichi abitanti della Siberia furono gli jenisseiani, che parlavano una lingua diversa dalle lingue uralo-altaiche. Alcuni loro discendenti (jenets o jenisseiani, sajan-ostiak e ket vivono oggi sui monti Saiani.
Agli jenisseiani seguirono gli ugro-samoiedi, anch'essi provenienti dagli altopiani e costretti, probabilmente durante la grande migrazione degli unni nel III secolo a.C., ad attraversare i monti Altai e Saiani e ad entrare nella Siberia. A loro devono essere attribuiti quei numerosi resti dell'età del bronzo che sono dispersi in tutta la Siberia meridionale. Gli ugro-samoiedi non conobbero il ferro, ma eccelsero nel lavoro col bronzo, l'argento e l'oro. I loro ornamenti e gli strumenti di bronzo, spesso levigati, mostrano un gusto artistico significativo. I loro campi irrigati coprirono grandi aree di lotti fertili. In generale, la loro civilizzazione fu superiore a quelle successive.
Otto secoli dopo popoli turchi come gli hakasi e gli uiguri giunsero nel centro della siberia meridionale. Questi invasori lasciarono tracce numerose della loro permanenza, e nei loro resti possono essere distinti facilmente due periodi storici diversi. Conobbero il ferro e impararono dalle popolazioni sottomesse l'arte di colata del bronzo, che utilizzarono solo per scopi decorativi, e diedero a questa arte un ancora maggiore gusto artistico. Le loro opere ceramiche sono molto più perfezionate e più artistiche di quelle dell'età del bronzo, e i loro ornamenti sono annoverati nelle migliori collezioni del Museo Hermitage a San Pietroburgo.
L' impero turco degli hakasi durò fino al XIII secolo, quando i mongoli sotto Genghis Khan li conquistarono e distrussero la loro civiltà. Lo studio delle tombe scoperte fa osservare una drastica recessione. Il territorio raggiunse quel bassissimo livello che videro i russi al loro arrivo nel XVI secolo.
[modifica] Khanato
Nell'inizio del XVI secolo tatari fuggitivi da Turchestan sottomisero i tribù poco associati che abitarono nel bassopiano siberiano occidentale, ad est degli Urali. Dal Turchestan furono invitati agricoltori, conciatori, mercanti e sacerdoti. Piccoli comuni comparirono sul fiume Irtysh e sull'Ob. Furono uniti dallo khan Jediger, cui entrò nei conflitti coi russi e finalmente con Moscovia. I suoi inviati arrivarono a Mosca nel 1555 e vennero a un accordo di pagare una contribuzione a mille zibellini all'anno.
[modifica] Jermak e cosacchi
Ancora nel XVI secolo i novgorodiani ogni tanto penetrarono nella Siberia. Secondo la "Storia dello Stato russo" di Nikolaj Karamzin, un drappello capoggiato da Aleksandr Abakunovič e Stepan Ljapa passò gli Urali nel Mare Artico, venne su per l'Ob, fece la guerre contro popolini nordici.
Dopo la sconfitta di un'insurrezione molti di quelli che non vollero sottomettersi a Mosca fugirono nelle cittadine dell'imprenditore Stroganov alla città di Perm. Secondo la tradizione, Stroganov, per sbarazzarsi dagli ospiti inadatti, propose al loro capo, Jermak, di attraversare gli Urali per la Siberia, promettendo di aiutare con cibo ed armi.
Jermak entrò nella Siberia nel 1580 con un gruppo di 1636 uomini sui fiumi Tagil e Tobol. L'anno seguente furono al fiume Tobol, e 500 uomini assediarono Isker, la sede del can Cucium, nei dintorni di Tobolsk di oggi. Cucium fuggì nelle steppe abbandonando i suoi domini a Jermak, che, secondo la tradizione, riottenne il favore dello zar Ivan il Terribile, donandogli la Siberia.
Jermak annegò nel Irtysh nel 1585, ma i suoi cosacchi inseguirono il can Cucium fino al fiume di Ob. Cucium fu ammazzato dai suoi compagni alla riva dell'Ob nel territorio dove oggi si trova Novosibirsk.
Dopo del drappello di Jermak, nuovi cacciatori e avventurieri si diressero nel territorio, spesso sopportati dal potere moscovita. Nell'arco di 80 anni i russi raggiunsero il Pacifico e negli anni 1710 — la Kamčatka e Čukotka. Nè i tartari nella parte occidentale, nè i turchi, nè gli altri popoli ad est riuscirono a porre una resistenza significativa.
[modifica] Espansione imperiale russa
Il tesoro principale che attrasse viaggiatori nella Siberia fu la peliccia di zibellini, volpi ed ermellini. Ogni spedizione ne portava molti. I popoli locali che si sottomisero alla Russia ricevettero la difesa dai cosacchi dai nomadi del sud. In scambio pagavano la tassa chiamata jasak nella forma di pelliccia. C'era una rete di strade jasačnaja utilizzate per portare le pellicce raccolte a Mosca.
Certi popoli riportati in seguito mostrarono resistenza aperta ai russi. Altri si sottomisero, ma certe volte rifiutarono o sabotavano il pagamento delle tasse o entravano in conflitto con le autorità.[1] Avanzando più ad est, i russi incontrarono popoli sempre meno sviluppati e sempre più resistenza. I popoli più ostili furono korjaki al nord di Kamchatka e ciukci nella Chukotka.[2] Questi ultimi erano fermi all'età della pietra.
Però col tempo russi e aborigeni cooperarono sempre più e non entrarono mai in un conflitto simile a quello degli stati uniti. [3] Del fatto, nella Siberia non esisterono conflitti fra i russi e gli indigeni per la terra come quelli negli USA. I russi furono sempre pochi, e la fonte dei conflitti fu, come è indicato sopra, il potere formale e le tasse.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- (RU) “Sibirskaja Zaimka”, il giornale digitale con gli articoli sulla storia della Siberia, con un link alla traduzione automatica in inglese.