Sparatoria della Kent State
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La sparatoria della Kent State avvenne alla Kent State University, Ohio, dove la Guardia Nazionale degli Stati Uniti aprì il fuoco sugli studenti, il 4 maggio 1970. Nel corso di quattro giorni, gli studenti della Kent State protestarono contro l'invasione statunitense della Cambogia, che il Presidente Richard Nixon lanciò il 1 maggio. La sparatoria della Kent State si rivelò il punto di svolta nell'equilibrio di un'opinione pubblica americana preoccupata dall'estendersi della guerra del Vietnam
Il 2 maggio, a seguito di una notte di agitazioni civili a Kent, il sindaco Leroy Satrom dichiarò lo stato d'emergenza e più tardi nel pomeriggio chiese al governatore dell'Ohio, James Rhodes, di inviare la Guardia Nazionale a Kent per aiutare a mantenere l'ordine.
Quando quella sera stessa la Guardia Nazionale arrivò in città, si stava tenendo una grossa manifestazione, nella quale i dimostranti appiccarono il fuoco all'ufficio del "Reserve Officer Training Corps" (ROTC) presente nel campus. I dimostranti impedirono ai pompieri di estinguere l'incendio, e la Guardia Nazionale svuotò il campus.
La domenica del 3 maggio, il campus venne occupato da quasi 1.000 uomini della Guardia Nazionale. Una conferenza stampa tenuta dal Governatore Rhodes diede vita all'"ipotesi diffusa tra la Guardia Nazionale e i dirigenti dell'università... che stava venendo dichiarato lo stato di legge marziale, nel quale il controllo del campus era nelle mani della Guardia Nazionale e non in quelle della direzione universitaria, e tutti i raduni venivano vietati" (1), in effetti, Rhodes non dichiarò mai lo stato d'emergenza, che avrebbe reso illegali le proteste del 3 e 4 maggio. Due differenti dimostrazioni vennero disperse nella serata dalla Guardia Nazionale, che sparò dei lacrimogeni in mezzo alla folla.
Lunedì 4 maggio, un raduno venne programmato per mezzogiorno, e i dirigenti dell'università tentarono di informare la comunità del campus che i raduni erano stati vietati, distribuendo 12.000 volantini. Una cifra stimata di circa 3.000 persone si radunò negli spazi comuni dell'università, e poco prima di mezzogiorno la Guardia ordinò alla folla di disperdersi e sparò i lacrimogeni.
A causa del vento, il gas dei lacrimogeni ebbe poca efficacia nel disperdere la folla, parte della quale ora rispondeva ai lanci scagliando pietre, urlando e scandendo slogan. Un gruppo di settanta soldati della Guardia Nazionale avanzò verso i dimostranti con le baionette innestate, in un tentativo di disperdere la folla, ma presto si trovarono intrappolati su un campo da allenamento per l'atletica, che era recintato su tre lati, dove rimasero per dieci minuti. Iniziarono quindi ad arretrare nella direzione dalla quale erano venuti, seguiti da alcuni manifestanti. Quando raggiunsero la cima di una collinetta, ventotto soldati si voltarono verso la folla e spararono una scarica di 13 secondi con un numero di colpi compreso tra 61 e 67, uccidendo quattro studenti e ferendone nove. Solo uno dei quattro studenti uccisi stava prendendo parte alla protesta, e ironicamente uno degli studenti uccisi, William Schroeder, che non era coinvolto nella dimostrazione, era un membro del capitolo del ROTC (servizio militare universitario).
Gli uccisi furono Allison Krause, Jeffrey Miller, Sandra Scheuer, e William Schroeder. Un monumento alla loro memoria venne eretto nel campus, vicino al luogo dove morirono. La fotografia mostra Mary Vecchio, inginocchiata sul corpo di Jeffrey Miller, mentre piange disperatamente. Fu una delle immagini più durature della tragedia, e fece vincere a John Filo un Premio Pulitzer per la fotografia. La fotografia, che per gli americani fu una delle più influenti del secolo, evoca ancora un immagine mitica di dolore e portò nelle case una nuova sensazione; che i contestatori erano più che degli "sporchi hippy", erano dei ragazzi perbene dei sobborghi. (In effetti Mary Vecchio era all'epoca una ragazzina 14enne scappata di casa, che passava il tempo al campus). La fotografia fece il giro del mondo e sollevò sentimenti anti-americani.
A seguito della sparatoria, la discussione in alcuni circoli della stampa, sul fatto che si fosse trattato di una sparatoria legittima, contro cittadini americani, sotto la legge marziale; o sul fatto che i dimostranti stavano agendo illegalmente, servì a galvanizzare ulteriormente le opinioni neutrali, dati i termini del discorso. Si parlò con insistenza di "Massacro", come avvenne anche per il più piccolo Massacro di Boston del 1770.
La sparatoria portò a dimostrazioni in tutti i campus universitari degli Stati Uniti, causando la chiusura di molti di questi, sia per proteste violente che per dimostrazioni pacifiche. Il campus della Kent State rimase chiuso fino all'estate del 1970.
Il 14 maggio dello stetto anno, due studenti della "storicamente nera" Jackson State University vennero uccisi, e molti altri feriti, in circostanze ancor più discutibili, senza destare l'attenzione nazionale.
Neil Young del gruppo Folk-rock Crosby, Stills, Nash and Young scrisse e registrò rapidamente una canzone di protesta intitolata Ohio, in reazione alla sparatoria. La canzone inizia così:
- Tin soldiers and Nixon's comin'.
- We're finally on our own.
- This summer I hear the drummin'.
- Four dead in Ohio.
- (trad.)
- Soldatini di stagno e Nixon arriva
- Siamo finalmente da soli
- Questa estate ho udito il rullo dei tamburi
- Quattro morti in Ohio
La sparatoria è menzionata anche in un poema di Allen Ginsberg, intitolato "Hadda be Playin' on a Jukebox".
Uccisi:
- Allison Krause
- Jeffrey Glen Miller
- Sandra Lee Scheuer
- William Knox Schroeder
Feriti:
- Alan Canfora
- John Cleary
- Thomas Mark Grace
- Dean Kahler
- Joseph Lewis
- Donald MacKenzie
- James Dennis Russell
- Robert Stamps
- Douglas Wrentmore
Note: (1) - Uno studio sull'avvenimento (in inglese)