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Schiavismo

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Schiavi in catene nell'Africa dell'est
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Schiavi in catene nell'Africa dell'est

Lo schiavismo è quel sistema sociale ed economico che si avvale della schiavitù. La schiavitù era, storicamente, la condizione per cui un individuo rimaneva privo di tutti i diritti di persona libera e veniva considerato come proprietà di un altro individuo. Il proprietario di uno schiavo aveva diritto di vita e di morte su di esso e sulla sua famiglia, e aveva diritto a sfruttarne il lavoro senza fornire nessun compenso; spesso il costo per il lavoro degli schiavi era limitato al necessario per la loro sopravvivenza. Uno schiavo poteva nascere in questa condizione, se figlio di schiavi, oppure poteva perdere la libertà in determinate situazioni, le più comuni delle quali erano la cattura in guerra o la schiavitù per debiti, per cui un debitore, se non era in grado di rimborsare il proprio creditore, diventava egli stesso una sua proprietà.

La definizione dello schiavismo comporta innumerevoli problemi: infatti esistono le più svariate forme di transizione tra rapporti di semplice sfruttamento e rapporti di schiavitù vera e propria (un caso classico di forma di transizione, assai diffuso del Medioevo, era ad esempio la servitù della gleba). La complessità del problema rende così la vita difficile a chi ha il compito di valutare statisticamente il fenomeno nelle varie società (tra cui quella attuale). Tra le varie e numerose forme di schiavismo moderno, particolarmente vergognosa è la piaga della schiavitù di bambini reclutati a scopi militari o per i lavori forzati nell'agricoltura.

In quanto segue, si ripercorrono alcune tappe storiche del fenomeno, cominciando dall'antichità classica: è infatti nella cultura greca che si ritrova l'etimo della parola "schiavo": dal greco sklabos si è passati al latino e poi all'italiano. Secondo la maggior parte delle fonti, il termine significava in origine 'slavo', in quanto i soldati stranieri costituivano, come bottino di guerra, la principale fonte di schiavitù (l'etimo è stato in ogni caso contestato).

Indice

[modifica] Civiltà antiche

Per approfondire, vedi la voce Schiavitù nell'antica Grecia.

La schiavitù era ampiamente praticata ed accettata nella gran parte delle civiltà antiche, ed era regolata dalle leggi e dalle consuetudini come ogni altra pratica economica. Tra le antiche civiltà, quella romana ha rappresentato il culmine delle società schiaviste, nelle quali il lavoro degli schiavi rappresentava una componente essenziale dell'economia: uno dei più importanti frutti delle guerre di conquista, per i Romani, era l'acquisizione di nuovi schiavi. Anche l'antica Grecia basava gran parte della sua economia sugli schiavi, tanto è vero che ad Atene per lunghi periodi ci sono stati più schiavi che uomini liberi.

La vasta portata del fenomeno economico-sociale spiega come mai sia stato possibile, in antichità, costruire arditi capolavori architettonici che, nonostante la loro semplicità tecnica, oggi stupiscono (oltre che per la loro bellezza) per le loro dimensioni e la loro accuratezza.

[modifica] Schiavismo nel Medioevo

Per quanto riguarda la servitù della gleba, che costituiva il principale fenomeno di lavoro non volontario dell'epoca storica, va detto che essa non costiutuisce un fenomeno di schiavitù vera e propria. Comunque si ricorda in questa sede che oltre ai contadini privi di libertà (villani) c'erano degli schiavi (servi, ancillae). Anche i conventi, ad esempio in Inghilterra si servivano del lavoro degli schiavi.

Carlo Magno proibì ai cristiani di utlizzare altri cristiani come schiavi, ma spesso il divieto non veniva osservato. Si osservarono inoltre i primi fenomeni di traffico marittimo di schiavi africani, al quale partecipavano anche le ormai città libere italiane. Questa pratica avrebbe comunque avuto maggior espansione dopo le grandi scoperte geografiche.

In ogni caso è possibile asserire che anche nel Medioevo si registrarono fenomeni di contestazione o critica: si ricordi ad esempio il Liber Paradisus con cui nel 1256 furono liberati a Bologna almeno i servi della gleba.

[modifica] Colonialismo europeo e schiavitù

Per approfondire, vedi la voce Tratta degli schiavi africani.

[modifica] Commercio triangolare

Commercio triangolare: tessili e bigiotteria varia (Africa, Americhe, Europa, Africa)
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Commercio triangolare: tessili e bigiotteria varia (Africa, Americhe, Europa, Africa)

Né in America settentrionale, né in America meridionale fu possibile sfruttare la mano d'opera locale durante il periodo del colonialismo europeo. Da una parte gli indiani d'America disponevano di una certa organizzazione militare per difendersi, dall'altra gli indios sudamericani non avevano i requisiti fisici necessari per svolgere i lavori più pesanti, né avevano resistito alle epidemie.

I neri d'Africa, più resistenti, costituivano da questo punto di vista un'alternativa. Venivano reclutati sul posto, il più delle volte acquistati da mercanti arabi (questo popolo praticava a sua volta lo schiavismo). Il contesto più ampio in cui si introduceva la tratta dei negri era quello del cosiddetto commercio triangolare che, intorno al Seicento, ruotava su tra i vari continenti affacciati sull'oceano Atlantico su grandi e moderne navi. Una volta comprati o catturati, gli schiavi neri attraversavano l'oceano verso continente americano per svolgere poi i lavori forzati (vedi immagine a destra). Frequentemente, gli schiavi erano addetti alle piantagioni di cotone e davano così agli europei la possibilità esportare il cotone grezzo in Europa; lì, il materiale veniva lavorato e trasformato in stoffe e indumenti. Dall'Europa alcuni prodotti tessili venivano poi esportati, per esser barattati con dei nuovi schiavi. Scopo dell'immensa rotazione era anche quello di creare ricchezza pagando i mercanti di schiavi africani con merce di poco valore, ma tecnologicamente abbastanza interessante (forbici, bigiotteria, stoffe ecc.).

Commercio triangolare: zucchero e rum (Africa, Sudamerica, Nordamerica, Africa)
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Commercio triangolare: zucchero e rum (Africa, Sudamerica, Nordamerica, Africa)

Questo sistema conosceva una triste e ricca gamma di variazioni (vedi l'immagine a sinistra): ad esempio, dall'Africa gli schiavi raggiungevano i paesi dell'America Latina e lavoravano per l'agricoltura, la quale forniva zucchero da esportare in Nordamerica. Dal Nordamerica, i beni prodotti con queste risorse (ad esempio i liquori come il rum) attraversavano l'Atlantico, venendo trasportati nel nuovo mondo: essi erano destinati ai mercanti di schiavi in Africa o alla vendita in Europa, e così si chiudeva il ciclo.

La fonte principale di manodopera era la cosiddetta Costa degli Schiavi, che si estende, a Sud del Sahara. Dal punto di vista sociale, c'è da dire che la detenzione ed il commercio degli schiavi fiorivano anche perché in Africa erano attività legali, e a partire dalla Costa degli schiavi si sviluppava un ricco commercio che esportava manodopera in diverse direzioni. Una parte degli schiavi era infatti destinata al mercato interno africano: soprattutto, era in voga l'esportazione di schiavi destinata ai porti mediterranei dell'Africa del Nord. Il trasporto passava legalmente per il deserto del Sahara formando la cosiddetta tratta orientale. Nonostante il commercio fosse in buona parte legale, la chiesa cattolica condannava l'intero commercio costruito dagli europei (che facevano uso della cosiddetta tratta occidentale, cioè quella atlantica). Si posero in questo modo delle primitive basi a quella che sarebbe diventata una lunga contestazione.

Il commercio degli schiavi, controllato da Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo, contribuì in maniera determinante alla mescolanza di etnie e lingue sul continente americano come si può osservare ai giorni nostri.

[modifica] Perdurare dello schiavismo nei paesi oltreoceano

In America, il sistema dello schiavismo poté sopravvivere all'epoca d'oro del colonialismo. Nella tabella sottostante, si noti come il fenomeno durò ancora per due o tre secoli. L'anno indica l'epoca in cui lo schiavismo fu abolito. Alcuni paesi (Cuba, Canada), non avevano, all'epoca, raggiunto la piena sovranità.

Anno Paese Osservazioni
1810 Canada Abolizione iniziata alla fine del Settecento sotto l'amministrazione di Sir John Graves Simcoe (Alto Canada).
1823 Cile
1838 Trinidad & Tobago, Barbados, Giamaica
1854 Venezuela
1865 Stati Uniti Data dell'abolizione a livello federale sancita dalla Costituzione. Lo stato federale del Vermont aveva già varato la normativa nel 1791.
1866 Cuba L'isola si trovava all'epoca ancora sotto l'amministrazione spagnola.
1888 Brasile Ultimo stato americano ad abolire lo schiavismo.

[modifica] L'abolizionismo

L'abolizione della schiavitù è stato un processo secolare. Sebbene vi siano stati precedentemente episodi di critica della schiavitù e di liberazioni di schiavi, la schiavitù fu messa efficacemente in discussione solo nel Settecento non tanto dall'ideologia della chiesa, quanto dagli ideali dell'Illuminismo. Fu abolita dapprima nei territori europei inglesi e francesi e poi, via via, nel resto del mondo.

Negli Stati Uniti, fra i maggiori pensatori coinvolti nel movimento abolizionista ci sono Henry David Thoreau e Ralph Waldo Emerson.

Oggi la schiavitù è una condizione illegale praticamente in tutto il mondo, anche in seguito all'adozione presso le Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

[modifica] La schiavitù ieri e oggi

Quando, ai tempi dell'Imperialismo ottocentesco, riprese la corsa all'espansione dei paesi europei (soprattutto verso l'Asia e l'Africa), lo schiavismo aveva ormai le gambe tagliate. Verso la metà dell'Ottocento i governi occidentali si erano messi d'accordo di considerare il trasporto di schiavi come atto di pirateria. Si era fra l'altro diffusa la convinzione illuminista che un servo libero potesse in qualche modo portare migliori servizi rispetto ad uno schiavo.

Nonostante gli enormi progressi raggiunti dall'abolizionismo, la condizione di schiavitù viene purtroppo vissuta ancora ai giorni nostri in un gran numero di paesi molto diversi tra di loro, in quanto possono essere paesi sia in via di sviluppo, sia industrializzati. Se da una parte il fenomeno è sulla difensiva, dall'altra è in indiscutibile espansione. Le varie stime sui dati della schiavitù al giorno d'oggi presentano clamorose differenze, dovute presumibilmente alle diverse accezioni del termine di schiavismo: a seconda delle fonti si registrano indicazioni oscillanti tra le decine e le centinaia di milioni di schiavi. L'associazione umanitaria internazionale Terre des hommes (2006) ritiene che a livello mondiale, il numero delle persone schiavizzate sia di dodici milioni. Sta di fatto che il fenomeno della schiavitù in senso stretto è realtà.

[modifica] Declino e sopravvivenza dello schiavismo nei paesi in via di sviluppo

La maggior parte dei fenomeni di schiavitù ricorrono oggi, secondo Terre des hommes, nel subcontinente indiano e zone confinanti. Infatti, i governi locali non riescono ad applicare le normative ufficiali, perché in questi paesi esiste ancora la possibilità di nascere schiavi in virtù dei debiti non estinti da parte dei genitori, e successivamente ereditati. Si pensi comunque al fatto che le leggi abolizioniste varate in India sotto il governo di Indira Gandhi risalgono ad epoca recente (1975). Altri fenomeni si riscontrano nel continente africano: ad esempio, la Mauritania ha concluso il processo legislativo di abolizione solo nel 1980, senza che si siano mai spente le contestazioni e le critiche al governo. Gli stessi rappresentanti delle autorità di un paese possono essere interessati ad una sopravvivenza dello stato attuale delle cose. Dato che le normative non vengono ancora applicate, si può parlare di una tolleranza di fatto.

In virtù di una certa tradizione storica, per i paesi in via di sviluppo non è del tutto appropriato parlare di schiavismo moderno, ma piuttosto della tenace sopravvivenza di antichi sistemi sociali in lento declino.

Fino ad un certo punto, valgono analoghe considerazioni per lo schiavismo in America Latina . Se da una parte i suoi paesi si avvicinano per certi versi alla cultura occidentale (il Brasile ha abolito lo schiavismo nella stessa epoca storica degli Stati Uniti), dall'altra le vaste zone delle foreste tropicali sono ben lontane dal pieno controllo da parte dello stato. Per lo schiavismo agricolo del continente latinoamericano, si può parlare di una forma intermedia tra schiavismo tipico dei paesi in via di sviluppo e schiavismo moderno delle società industrializzate.

[modifica] Rinascita ed espansione dello schiavismo nei paesi industrializzati

Come visto, a partire dall'Illuminismo si è potuto parlare di una sparizione graduale del fenomeno. Dalla fine dell'ultimo millennio, tuttavia, si assiste ad un inaspettato e consistente ritorno dello schiavismo, benché esso assuma oggi delle peculiarità proprie (come del resto in tutti i paesi e tutte le epoche).

Similmente a quanto si è potuto osservare nel corso della storia, lo schiavismo colpisce spesso etnie di paesi stranieri, che per una ragione o l'altra si trovano in un ruolo subalterno o in posizione svantaggiata. Si nota ad esempio tra gli immigrati provenienti dall'Est Europa e da altri continenti non si trovano più solo persone motivate dal bisogno di sicurezza o di sostentamento personale: spesso infatti gli emigranti lasciano il paese contro la propria volontà; altre volte si tratta di persone che sono state convinte a partire con promesse ingannevoli. In questi casi, non è esagerato scomodare il termine di tratta di schiavi verso i paesi occidentali. In Italia, i settori economici dove il fenomeno dello schiavismo è più frequente sono la prostituzione e l'agricoltura. Nel primo caso, è tipico dello schiavismo tradizionale il frequente ricorso alla somministrazione di droghe per tenere sotto controllo la vittima. Nel secondo caso, il tratto distintivo più tradizionale dello schiavismo può essere visto dall'uso, seppure sporadico, di una sorveglianza armata che impedisca la fuga delle vittime.

Per una breve caratterizzazione dello schiavismo moderno rispetto a quelli tradizionali si ricorre in questa sede a pochi semplici punti di vista:

  • Riconoscimento sociale: la schiavitù dell'epoca postmoderna viene sempre ed unanimemente condannata dalla coscienza comune (per il nostro continente, vedi ad es. Convenzione europea dei diritti dell'uomo, art. 4). In quanto illegale, in Occidente il rapporto di schiavitù non può praticamente esistere senza l'appoggio della criminalità organizzata internazionale e dell'emigrazione clandestina. Similmente a quanto spesso accadeva in tempi passati, viene ancor oggi utilizzata un'infrastruttura operante tanto nei paesi di partenza degli schiavi quanto in quelli del loro arrivo; ma se in passato era illegale al massimo una parte dell'infrastruttura (a seconda della sua dislocazione), oggi non esistono paesi che possano riconoscerne la legalità (da cui deriva l'urgenza e l'indiscutibile utilità di una collaborazione internazionale per combattere il fenomeno).
  • Acquisizione e durata del rapporto di schiavitù: La condizione di schiavitù acquisita per nascita è ormai almeno in teoria impossibile. Essendo meno facile da instaurare e meno difficile da sciogliere, il rapporto di schiavitù non dura quasi mai tutta la vita della vittima, ma tende a colpire soprattutto le fasce di età giovane. Si noti ad esempio che, secondo Terre des hommes, la percentuale di minorenni tra le vittime si aggira intorno al cinquanta per cento.
  • Mezzi di pressione: Per lo sfruttatore attivo nei paesi occidentali, oggi la maniera più efficace per sostenere il rapporto di schiavitù è probabilmente la minaccia di violente ritorsioni contro i parenti rimasti in patria. Va inoltre detto che ancor oggi i debiti vengono usati come mezzo di pressione nei confronti della vittima. Ovviamente, se nell'antichità la schiavitù era spesso il normale risvolto dell'incapacità di pagare un regolare debito, oggi la schiavitù si basa abbastanza sistematicamente su accordi di prestito abusivi, in quanto è in pratica impossibile estinguere il debito.
  • Mansioni: Nel caso dello schiavismo dei paesi occidenzalizzati, lo spettro delle mansioni cui può essere addetto uno schiavo si è notevolmente ristretto rispetto al passato. Non esistono in Occidente più schiavi guerrieri, né insegnanti e neanche le mansioni dei lavori domestici presso una famiglia sembrano poter rientrare sotto il fenomeno di schiavismo. Come detto, in Europa si parla soprattutto di prostituzione e lavori agricoli.

In Italia, il legislatore è intervenuto in favore delle vittime. Fra i provvedimenti iniziati, si ricorda la Legge 11 agosto 2003, n. 228, "Misure contro la tratta di persone".

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