Psicostasia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Con il termine psicostasia si suole indicare la cerimonia cui, secondo il Libro dei morti dell'antica religione egiziana, veniva sottoposto il defunto prima di poter accedere all'aldilà. Più usualmente, la psicostasia è nota come "pesatura del cuore", o "dell'anima".
La rappresentazione più famosa di psicostasia è quella che si può ammirare nella tomba del nobile Hennefer, Sovrintendente del bestiame dei possedimenti per il culto fnerario di Sethy I. In questa rappresentazione, l'episodio viene "narrato" quasi come si trattasse di una sorta di film in cui la sequenza delle immagini è, però, contestuale giacché ogni singola fase è ugualmente rappresentata in un'unico dipinto.
Nella fascia alta, il defunto implora 14 Dei-giudici, 7 dei quali recano l'Ankh, il segno della vita; nella fascia bassa, da sinistra verso destra, Hennefer è condotto per mano da Anubi, Dio dell'imbalsamazione, verso una bilancia.
In una sorta di secondo fotogramma di uno stesso episodio, l'immagine seguente rappresenta Anubi che su un piatto della bilancia ha posto il cuore del defunto, rappresentato dal geroglifico corrispondente ad un vaso (talvolta tale simbolo viene sostituito dalla intera figura del defunto), mentre sull'altro piatto si trova la "piuma", ovvero la Maat, la verità, la giustizia (anche in questo caso, talvolta il simbolo viene sostituito dalla raffigurazione della Dea Maat). Il Dio della saggezza, Thot, prende nota dell'esito della pesatura: se, infatti, il cuore -come "registratore" di tutte le azioni, buone o malvagie, compiute durante la vita- bilancerà la piuma, allora il defunto sarà dichiarato "giusto", o "giustificato", ed ammesso al regno dei morti. In caso contrario, il cuore verrà dato in pasto a Ammit, "colei che ingoia il defunto", rappresentata da un mostro composito ai piedi della bilancia, che somma in se gli animali più pericolosi dell'egitto: il coccodrillo, il leone e l'ippopotamo.
Il penultimo "fotogramma" raffigura Horo che presenta Hennefer, ormai "giustificato", ad Osiride che si trova in trono, all'estrema destra del dipinto, sotto un baldacchino. Il testo geroglifico è la c.d. "Formula del Cuore" tratta dal cap. 30 del "Libro dei morti". In alto un occhio Udjat alato (altra rappresentazione di Horo) reca una piuma montata su un supporto lotiforme mentre, alle spalle di Osiride, si trovano le Dee Iside e Nephtys.
Il trono di Osiride è posto su una sorta di predella rettangolare; a ben guardare, però, il rialzo è attraversato da linee ondulate che rappresentano, appunto, onde: si tratta, in realtà, dell'oceano delle acque primordiali, il Nun da cui emerge il monticello primigenio da cui, a sua volta, sorgerà, come infatti sorge, un fiore di loto. Da quest'ultimo a loro volta, nascono i quattro figli di Horo : Duamutef, dalla testa di sciacallo; Hapi, dalla testa di scimmia; Hamset,dalla testa umana , e Qebeshenuf, dalla testa di falco ovvero i protettori degli organi asportati al defunto e contenuti nei vasi canopici.
La presenza di una bilancia connessa al concetto di valutazione della verità, giustificherebbe il fatto che proprio tale simbolo sia stato poi scelto, ancora ai nostri giorni, per indicare, appunto, l'imparzialità della giustizia.