Discussione:Piano Demagnetize
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Che io sappia, le poche cose che si conoscono per certe del piano riguardano solo l'obiettivo generale (lotta al comunismo) e i contraenti (CIA-SIFAR). Siamo cioè su un piano di quasi ovvietà, senza documentazione che possa valere di fonte, diretta o indiretta, su cui basare i molti dettagli che contiene la voce.
Non possiamo credo prendere per fonte alcune ipotesi giudiziarie (pare stia andando sempre più di moda - non qui dentro - assumere certe considerazioni di alcuni magistrati, espresse a margine di presentazioni di ipotesi di reato, come dati di fatto) appunto perché sono solo ipotesi. Rimaneggio quindi le parti di dettaglio. Dovendo invece dedurre, si potrebbe più concretamente dedurre che, dato che non è stato declassificato in America, dovrebbe essere ancora operativo :-) ma come vedete mi guardo bene dal metterlo nella voce, essendo una deduzione e non un fatto. Riferisco però dell epiù significative congetture che si sono fatte. Il riferimento alla CGIL lo tolgo, e quello al PCI lo rendo generico, appunto perchè argomenti di dettaglio, l'obiettivo era contrastare le forze di orientamento comunista, tutte, sicuramente le due citate ma non solo quelle. Tolgo anche il tpl senzafonti: l'esistenza del piano è ormai certa nella sua essenza per mancanza di smentita (ammissioni esplicite non ce ne sono), e finché parliamo solo dei suoi caratteri generali è divenuto dato dell'esperienza; se si volesse parlare dei dettagli del piano, andrebbe - per come stanno le cose - rimesso. Metto un po' di bibliografia con un avviso che, non so se concordiate, ho ritenuto doveroso. Nulla di diretto, solo riferimenti utili a chiarimento dei contesti in cui il tutto accadde. --Sn.txt 08:11, 30 giu 2006 (CEST)
- L'esistenza del piano è ormai certa nella sua essenza per mancanza di smentita? Discutibile. Se le poche cose che si conoscono sono i contraenti e l'obiettivo generale, come mai ci s'inerpica in una serie di congetture, alcune delle quali potrebbero essere spiegate altrimenti (doveva proprio esserci un accordo segreto tra servizi d'informazione per finanziare i partiti anticomunisti?). Dubito poi fortemente che un'operazione del genere sia stata condotta senza informare i vertici politici italiani, a cui i dirigenti dei servizi, peraltro, dovevano la nomina. --Duroy 17:43, 16 set 2006 (CEST)
- Il "doppio binario" o "doppia lealta'" di cui si parla ormai da una quindicina di anni era proprio il fatto che i vertici militari e dei servizi, spesso obbedivano sia ai superiori italiani sia ai servizi USA, per cui solo pochi politici nazionali erano al corrente (in maniera ufficiale, poi qualcosa nelle alte sfere trapelava) dell'esistenza delle varie stay-behind, dei vari piani, ecc.... Lo stesso ammiraglio Martini (ex del sid e del sismi) nelle audizioni dice di aver rinunciato ad un importante incarico in sede nato perche' non voleva accettare questa doppia fedelta' (in pratica con quell'incarico avrebbe avuto accesso a documenti top secret americani ed inglesi e doveva assicurare che se fosse venuto a conocenza di materiale che poteva danneggiare l'Italia non l'avrebbe riferito al governo e lui rifiuto'). La stesse richieste delle commissioni parlamentari pre-anni 90 e dalla magistratura su gladio ebbero come risposta da parte dei servizi e dei militari "non esiste nulla di simile", salvo poi scoprire con la desecretazione nel 90 che inevce esisteva e che i servizi e militari avevano taciuto proprio in base aglia ccordi che le avevano costituite, per cui in attesa di ulteriosi desecretamenti l'unica cosa che si puo' riportare e' il poco di certo e i risultati delle varie inchieste e commissioni (citando le fonti di queste congetture).--Yoggysot 20:58, 20 set 2006 (CEST)
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- Non posso proprio stare lontano due giorni... Il fatto riferito da Yoggysot è vero, negli anni '70 Martini era stato indicato dalla NATO come capo della divisione intelligence dell'Alleanza. Dopo la formazione del governo di solidarietà nazionale (coi comunisti nella maggioranza), la NATO chiese a Martini di firmare uno specifico impegno alla riservatezza, per alcune decisioni riguardanti l'Italia. Martini rifiutò, e la sua candidatura fu respinta (non solo dagli anglosassoni, ma anche da altri alleati). La "doppia fedeltà" non si riferiva, però, al lavoro di Martini nella nostra intelligence, ma all'incarico nella NATO, in cui era necessario tutelare gli interessi dell'intera alleanza e non solo di un paese. L'Alleanza atlantica aveva diversi sospetti verso un paese che aveva incluso nella maggioranza di governo il PCI (si era ancora in una fase di contrapposizione piuttosto acuta) ed aveva tentato di tutelarsi in questo modo, un po' brutale. L'episodio non mi sembra comunque, mostrare una doppia fedeltà dei servizi (il nostro funzionario, pur non essendo certo filocomunista, decise di non firmare l'impegno), quanto il suo contrario. Sulle richieste di magistratura e parlamento, beh, in nessun paese serio i segreti di Stato vengono sbandierati alla prima richiesta. In altri paesi, certi segreti passano a commissioni parlamentari e magistratura, ma esistono strumenti per impedire che il controllo parlamentare e le indagini giudiziarie si risolvano nel passaggio di certe notizie alla stampa, in funzione della lotta politica. Purtroppo in Italia questi strumenti mancano e, soprattutto, manca la cultura che deve essere alla base del loro utilizzo. --Duroy 12:48, 23 set 2006 (CEST)
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- Sono andato a vedere meglio l'autobiografia di Martini: l'episodio della "doppia fedeltà" (richiesta, ma non concessa) avvenne - pare - intorno alle elezioni del 1976 e alla formazione del III Governo Andreotti (col voto di DC e SVP e la benevola astensione del PCI e di diversi altri partiti: per questo fu detto della "non sfiducia") e non, come mi sembrava di ricordare, ai tempi del quarto governo Andreotti (1978), con i comunisti in maggioranza, anche se senza ministri. Secondo Martini, appena fu chiaro che il PCI non sarebbe entrato nel governo, le apprensioni della NATO si spensero, nonostante la "non sfiducia". --Duroy 19:24, 23 set 2006 (CEST)
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