Laurent-Désiré Kabila
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Laurent-Désiré Kabila (27 novembre, 1939 – 16 gennaio, 2001) è stato Presidente della Repubblica Democratica del Congo dal maggio 1997, quando rovesciò il regime di Mobutu Sese Seko, fino al suo assassinio avvenuto nel 2001. Suo successore è il figlio Joseph Kabila.
Membro della popolazione Luba nacque a Baudouinville (l'attuale Moba) sul Lago Tanganica nella provincia del Katanga nel Congo Belga. Dopo gli studi superiori studiò filosofia politica in Francia e frequentò l'università di Dar es Salaam in Tanzania.
Al momento dell'indipendenza del Congo, nel 1960, Kabila era alla guida di un partito giovanile alleato con con il leader del movimento anticoloniale Patrice Lumumba, quando Lumumba fu rovesciato da Joseph Mobutu Kabila si dette alla macchia, insieme ad altri sostenitori di Lumumba, nelle giungle dello Zaire orientale.
Nel 1964 contribuì all'organizzazione delle rivolte nella regione del Ruzizi e l'anno successivo ebbe per un breve periodo l'appoggio del Che Guevara apparso nel Congo con l'intento di iniziare una rivoluzione in stile cubano. La mancata cooperazione fra i due[1] fece sì che la rivolta fu sedata lo stesso anno.
Nel 1967 Kabila fondò il Partito della Rivoluzione Popolare (Parti de la Révolution Populaire - PRP) che, con l'appoggio della Cina fondò uno stato secessionista nella provincia del Sud-Kivu, a ovest del lago Tanganica. Lo secessione terminò quando, nel 1988 Kabila fu creduto morto.
Kabila tornò nell'ottobre 1996, alla guida dei Tutsi del South Kivu in lotta contro gli Hutu dando inizio alla prima guerra del Congo, con l'appoggio dei governi del Burundi, dell'Uganda e del Ruanda Kabila iniziò una ribellione su larga scala contro il governo di Mobutu. Il 20 maggio del 1997 Kabila etnrò a Kinshasa, Mobuto lasciò il paese e Kabila si nominò capo di stato creando il governo di salvezza pubblica e rinominando il paese Repubblica Democratica del Congo.
Kabila si dichiarava marxista ma la sua politica fu un misto fra capitalismo e collettivismo, molti lo accusarono di non differire dal suo predecessore in termini di repressione, autoritarismo e indifferenza verso i diritti civili. Kabila fu inoltre accusato di creare intorno a sé un culto della personalità, appoggiato dal suo ministro delle informazioni, Dominique Sakombi Inongo.
Nel 1998, il Ruanda e l'Uganda, ex-alleati di Kabila gli si rivoltarono contro e fomentarono una nuova ribellione guidata dal Rassemblement Congolais pour la Démocratie (RCD). Kabila trovò nuovi alleati in Zimbabwe, Namibia e in Angola riuscendo a mantenere la posizione e a iniziare nel luglio del 1996 delle trattative di pace che portarono al ritiro di gran parte delle truppe straniere.
Nonostante ciò la ribellione continuò e Kabila fu assassinato nel pomeriggio del 16 gennaio 2001 da un membro del suo stesso staffa, Rashidi Kasereka, ucciso subito dopo. L'assassinio ebbe luogo nel contesto di un tentato colpo di stato, Kabila, ancora in vita fu trasportato in Zimbabwe dove morì presumibilmente il 18 gennaio. Una settimana dopo le sue spoglie rientrarono nel paese e suo figlio, Joseph Kabila, divenne presidente del paese il 26 gennaio.
Le indagini sull'assassionio portarono all'arresto di 135 persone giudicate da un tribunale militare speciale, Eddy Kapend ritenuto guida del tentato colpo di stato e cugino di Kabila fu condannato a morte insieme a 25 complici, 64 persone furono condannate a detenzioni dai sei mesi all'ergastolo e 45 furono scagionate.