Iprite
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L'iprite è uno dei gas impiegati per la guerra chimica; è conosciuto anche come gas mostarda.
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[modifica] Caratteristiche chimiche
Chimicamente è un solfuro di dicloro-etile, liquido di color bruno-giallognolo, dal caratteristico odore di aglio o senape, abbastanza stabile all'aria, con elevato punto di ebollizione e bassa pressione di vapore; anche il punto di fusione è basso; si tratta perciò di una sostanza assai persistente.
L'iprite è un vescicante d'estrema potenza: possedendo la spiccata tendenza a legarsi alle molecole organiche. L'iprite è liposolubile e penetra in profondità nello spessore della cute; dopo che gli strati superiori, ancora sani, sono andati incontro al fisiologico ricambio, si presentano sulla superficie cutanea le cellule colpite e non proliferanti, cosicché si aprono devastanti piaghe. Concentrazioni di 0,15 mg d'iprite per litro d'aria risultano letali in circa dieci minuti; concentrazioni minori producono le sopracitate gravi lesioni, dolorose e di difficile guarigione. La sua azione è lenta (da quattro ad otto ore) ed insidiosa, poiché non si avverte dolore al contatto. È estremamente penetrante ed agisce sulla pelle anche attraverso gli abiti, il cuoio e la gomma.
In caso di esposizione a dosi molto elevate provoca danni gravissimi all'apparato respiratorio ed all'apparato ematopoietico. Sono descritte anche forme di cecità da cheratite. La morte può sopraggiungere in tal caso in una settimana circa, a causa di un'immunodepressione acquisita per leucopenia, e secondariamente per le lesioni cutanee, che aprono la porta ad infezioni diffuse.
L'unica terapia è quella sintomatica in camera sterile, al fine d'evitare le infezioni che risulterebbero altrimenti letali; gli scampati presenteranno per tutta la vita estese cicatrici deturpanti. Scarsa utilità mostra la terapia contro le grandi ustioni, a base di medicazioni sterili (non con sostanze oleose o con unguenti); solamente nelle lesioni oculari la vaselina sterile è idonea ad evitare le sinechie dopo blefarospasmo reattivo. Per distruggere l'iprite sul terreno o sugli oggetti si ricorre al cloruro di calce; per la sua eliminazione dalla pelle sono utili ripetuti lavaggi con alcool, etere, benzene, acetone, acquaragia, permanganato di potassio, ipocloriti (varichina inclusa).
[modifica] Impiego
L'iprite fu utilizzata per la prima volta in Belgio, ad Ypres (da cui il nome), il 12 luglio 1917, durante la Prima guerra mondiale, per iniziativa dell'esercito tedesco; già l'anno precedente i francesi ne avevano preso in considerazione l'impiego, scartandolo per difficoltà tecniche: la produzione su scala industriale iniziò in Francia solo nel giugno 1918, e in Gran Bretagna nel settembre dello stesso anno.
Le sue caratteristiche principali (azione per contatto, lunga persistenza ambientale) e le lesioni che procura (ad insorgenza lenta ed inabilitanti per lungo periodo) lo resero subito un'arma innovativa in una guerra che cercava nella tecnologia un aiuto per sfuggire al più presto dall'immobilità delle trincee.
La diffusione avveniva essenzialmente tramite proiettili d'artiglieria, di rado tramite bombe d'aereo; a causa della sua scarsa attività e della lentezza dell'idrolisi alla quale è soggetto (e che lo inattiva), il gas può persistere nel terreno parecchi giorni o settimane; per questo motivo l'iprite trovò specialmente impiego in attacco, per annullare l'azione dell'artiglieria avversaria e bloccare l'arrivo dei rinforzi sulle prime linee.
[modifica] Le azoipriti o mostarde azotate
Sostituendo all'atomo di zolfo un atomo d'azoto, si sintetizzano le azoipriti, molto meno tossiche, ma più subdole perché meno odorose.
Le azoipriti sono amine terziarie sintetizzate nel 1935, e contraddistinte da un notevole potere vescicante. La struttura chimica generale è la seguente:
- R-N(CH2Cl4)2
Possiedono un'azione vescicante meno potente dell'iprite, ma attraversano più facilmente la cute. Sono irritanti a basse dosi, a dosi più elevate producono la necrosi dei tessuti esposti; già a dosi modeste gli occhi e le mucose delle vie respiratorie sono fortemente danneggiati; a dosi massicce il decesso avviene in pochi giorni, con le stesse lesioni tipiche delle ipriti.
Sono meno sensibili dell'iprite agli agenti ossidanti (ipocloriti) ed all'idrolisi, in compenso hanno una maggior solubilità in acqua, e si può sperare di lavarle via con un lavaggio prolungato.
Bloccano irreversibilmente la mitosi cellulare, per cui sono state ampiamente sperimentate come agenti chemioterapici nel trattamento di neoplasie, in particolar modo la leucemia. Sia esse che i loro derivati hanno, tuttavia, dimostrato risultati transitori.
Prima e durante la Seconda guerra mondiale furono sintetizzate numerose azoipriti, che non vennero impiegate nel conflitto, sebbene gli italiani le impiegassero nel 1936 durante la Seconda guerra italo-abissina.