Genserico
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Genserico (c. 389 – 25 gennaio 477) fu re dei vandali e degli alani (428 – 477) e una delle figure chiave dell'ultimo e tumultuoso periodo di vita dell'Impero romano d'Occidente (V secolo). Durante il suo lungo regno trasformò un "insignificante" popolo germanico in una delle maggiori potenze mediterranee.
Genserico era figlio illegittimo di re Godigiselo. Sarebbe nato attorno al 389 vicino al lago Balaton (Ungheria). Dopo la morte del padre, Genserico divenne il secondo uomo più potente tra i vandali, dopo il nuovo sovrano, il fratellastro Gunderico. Alla morte di quest'ultimo (428), Genserico divenne re. Versato nell'arte militare, iniziò subito ad accrescere il potere e la ricchezza del suo popolo, che all'epoca risiedeva nel sud della Spagna Betica. Dato che i vandali avevano subito numerosi attacchi da parte dei visigoti, Genserico, poco dopo essere salito al trono, decise di lasciare loro la Spagna. Infatti, sembra che avesse iniziato a costruire una flotta ancora prima di aver preso il potere.
Nel 429 Genserico guidò la sua tribù (circa 80.000 persone) nel nord Africa forse chiamato dal generale romano Bonifacio caduto in sospetto presso la corte romana e vicino alla resa dei conti con il generale Ezio. Una volta là, vinse molte battaglie contro i romani, conquistando l'odierno Marocco e l'attuale Algeria meridionale. Assediò e prese Ippona. L'imperatore Valentiniano III lo riconobbe come sovrano delle terre e dei popoli da lui conquistati.
Nel 439 prese Cartagine, sembra pacificamente, impadronendosi di una grande quantità della flotta navale romana d'occidente, ormeggiata nel porto di questa città. Cartagine divenne la capitale del regno vandalo. Avendo messo insieme una potente armata navale, i vandali conquistarono la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e le isole Baleari. Nel 442 i romani riconobbero a le nuove conquiste di Genserico e il regno vandalo come paese indipendente dal dominio imperiale. In questo modo fu fatta la pace.
Per i successivi trent'anni, Genserico e i suoi soldati compirono scorrerie nel Mediterraneo.
Nel 455 l'imperatore Valentiniano III fu ucciso per ordine dell'usurpatore Petronio Massimo. Genserico, allora, ritenne decaduto il precedente trattato stipulato con Valentiniano. Per questa ragione scese in guerra e, sbarcato in Italia, marciò su Roma, dove Papa Leone I lo implorò di risparmiare la città e la sua popolazione. Genserico accettò e venne quindi accolto con il suo esercito. Invece di combattere, Massimo scappò, ma fu ucciso fuori dalla città da una sommossa popolare.
Sebbene la storia parli del violento saccheggio della città eterna da parte dei vandali (da qui la parola vandalismo), in realtà Genserico onorò il suo giuramento: non fece guerra al popolo e i suoi uomini non devastarono Roma. Comunque portarono via denaro e tesori e Genserico condusse con sé la vedova di Valentiniano, Licinia Eudossia, e le sue figlie, tra cui Eudocia, che, giunta a Cartagine, fu data in moglie a Unerico, figlio di Genserico. Inoltre, i vandali presero in ostaggio molte persone importanti. Nel 468 il regno di Genserico fu l'obiettivo dell'ultimo sforzo militare congiunto delle due parti dell'Impero, teso a sottomettere i vandali. Ma Genserico sconfisse la flotta nemica al comando del generale bizantino Basilisco a Capo Bon e rimase signore incontrastato del Mediterraneo occidentale fino alla sua morte, regnando dallo stretto di Gibilterra alla Tripolitania.
Nel 474 stipulò la pace con l'Impero romano d'oriente. Morì il 25 gennaio del 477, all'età di 87 anni (77 secondo alcune fonti), a Cartagine.
In politica interna egli dette libertà di religione ai cattolici, ma volle che tutti i suoi stretti collaboratori si convertissero all'arianesimo. Durante il suo regno le tasse gravarono soprattutto sulle spalle delle ricche famiglie romane e del clero cattolico.
Predecessore: Gunderico |
Re dei Vandali e degli Alani 428–477 |
Successore: Unerico |