Francesco Borromini
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Francesco Borromini (Bissone, vicino Lugano in Svizzera, 25 settembre 1599 - Roma, 3 agosto 1667) fu un architetto barocco, rivale di Gian Lorenzo Bernini.
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[modifica] Biografia
Francesco Castelli era figlio di Giovanni Domenico, scalpellino, e di Anastasia Garovo. Iniziata la carriera di intagliatore di pietre, si trasferì ancora giovane a Milano per studiare architettura e ricevere un apprendimento tecnico-artigianale nel cantiere del Duomo. Quando arrivò a Roma, nel 1619, cambiò il proprio nome da Castelli a Borromini e iniziò a lavorare per Carlo Maderno, suo parente alla lontana, alla Basilica di San Pietro. Quando Maderno morì, si unì al gruppo di Gian Lorenzo Bernini, col quale completò il lavoro di Palazzo Barberini [1], del quale ideò lo scalone elicoidale.
Nel 1634 ottenne il suo primo lavoro personale, la costruzione della chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane e dell'annesso convento. Questo fu organizzato intorno ad un chiostro di forma rettangolare e con gli angoli smussati e leggermente convessi. La piccola chiesa venne edificata con pianta ellittica, aprendo quattro grandi nicchie attorno al setto murario in modo da creare un continuo e ondulato trapasso tra superfici concave e convesse, la cupola ovale fu rivestita con cassettoni di varie forme che rimpiccioliscono verso il centro in modo da aumentare l'impressione di altezza. L'ambiente è illuminato da una luce diffusa proveniente sia dalla lanterna che da finestre aperte sul tamburo, nascoste all'interno dal fregio in stucco sopra l'imposta della cupola.
Tra il 1637 e il 1640 lavorò alla Casa professa e all' Oratorio dei Filippini, nella cui facciata alla convessità della campata centrale dell'ordine inferiore corrisponde nell'ordine superiore la concavità della nicchia, di derivazione bramantesca.
Nel 1642 inizia i lavori a Sant'Ivo alla Sapienza, la chiesa annessa all'antico studio romano diventato poi università. La pianta stellare, formata dall'unione di due triangoli equilateri, deriva dalla stilizzazione dell'ape, emblema della famiglia Barberini.
All'interno il fluire concavo e convesso delle pareti viene interrotto da angoli vivi e segmenti rettilinei. La cupola, innestata direttamente sui muri perimetrali, segue il ritmo delle sporgenze e rientranze del setto murario, in modo da accelerare dinamicamente la sensazione di elevazione verticale della cupola. All'esterno la cupola è coperta da un tamburo convesso e si conclude su un'alta lanterna con un coronamento a spirale, forse derivato dalla torre di Babilonia, tutti elementi ripresi nella costruzione del tiburio e del campanile della chiesa di Sant'Andrea delle Fratte.
Papa Innocenzo X affidò all'artista l'incarico di rinnovare l'interno della basilica di San Giovanni in Laterano, nel 1646.
Non volendo abbattere le antiche strutture murarie e volendo conservare il soffitto ligneo del '500, il Borromini ingabbiò le colonne a due a due entro grandi pilastri. Racchiudendo le vecchie pareti in muri doppi aperti da finestre ovale, nella navata principale pose nicchie incurvate verso l'esterno e le racchiuse tra i pilastri, mentre le navate laterali furono coperte con vari tipi di volte a botte e ribassate con cupolette. Per salvare le lapidi ed i sepolcri medievali costruì una serie di monumenti commemorativi.
Dal 1646 il Borromini realizzò la facciata del Collegio di Propaganda Fide, con finestre inquadrate da modanature plastiche e colonne di ordine gigante. Per l'annessa cappella dei Re Magi disegnò una volta ribassata percorsa da larghe costole a rilievo che si incrociano diagonalmente inquadrando un esagono con l'emblema dello Spirito Santo.
A Sant'Agnese in Agone capovolse il progetto originario di Girolamo Rainaldi (e di suo figlio Carlo Rainaldi), che prevedeva l'ingresso principale in Via di Santa Maria dell'Anima. La facciata fu ampliata per includere alcune parti dell'attiguo palazzo Pamphili, guadagnando così dello spazio per le due torri campanarie, ciascuna delle quali ha un orologio, come in San Pietro: uno per l'ora di Roma, l'altro per il tempo ultramontano, ossia l'ora europea. Inoltre trasformò la pianta da una croce greca in un ottagono sfondato da cappelle alternate a larghi pilastri; su un alto tamburo si innesta la cupola. La chiesa nel suo complesso si viene impostando come una serie di strutture con valori opposti che si bilanciano tra di loro: alla facciata concava fa da contrappeso la convessità del tamburo e della cupola, mentre all'espansione orizzontale data dalla facciata fanno da contrappeso gli elementi che si slanciano in verticale: i due campanili e la cupola.
Borromini perse il suo lavoro prima che esso fosse terminato a causa della morte di Papa Innocenzo X. Il nuovo Papa, Alessandro VII, e il Principe Camillo Pamphili richiamarono Carlo Rainaldi, che però non fece delle modifiche sostanziali e quindi la chiesa viene considerata comunque espressione delle idee di Borromini.
Nell'estate del 1667, Borromini, che soffriva di disturbi nervosi e di depressione, si suicidò gettandosi sulla propria spada, prima di poter portare a termine la cappella Falconieri (la cappella principale) nella basilica di San Giovanni de' Fiorentini, dove per sua volontà viene sepolto nella tomba di famiglia di Carlo Maderno. Recentemente è stata posta su un pilastro della chiesa una lapide che ne onora l'opera e la memoria:
- FRANCISCVS BORROMINI TICINENSIS
- EQVES CHRISTI
- QVI
- IMPERITVRAE MEMORIAE ARCHITECTVS
- DIVINAM ARTIS SVAE VIM
- AD ROMAM MAGNIFICIS AEDIFICIIS EXORNANDAM VERTIT
- IN QVIBUS
- ORATORIVM PHILLIPINVM S. IVO S. AGNES IN AGONE
- INSTAVRATA LATERANENSIS ARCHIBASILICA
- S. ANDREAS DELLE FRATTE NVNCVPATUM
- S. CAROLVS IN QVIRINALI
- AEDES DE PROPADANDA FIDE
- HOC AVTEM IPSVM TEMPLVM
- ARA MAXIMA DECORAVIT
- NON LONGE AB HOC LAPIDE
- PROPE MORTALES CAROLI MADERNI EXUVVIAS
- PROPINQVI MVNICIPIS ET AEMVLI SVI
- IN PACE DOMINI QVIESCIT
Karl Baedeker nel 1883 nella Guide of Central Italy racconta: Maderno con Borromini e Carlo Fontana erano i leader di una banda di artisti che cospirarono per strappare l'architettura dal suo tranquillo riposo (...) che sostituirono con una turbolenta irrequietezza.
L'effigie di Francesco Borromini è stata riprodotta sulla banconota da 100 Franchi svizzeri negli anni '80.
[modifica] Opere principali
- San Carlo alle Quattro Fontane [2]
- Sant'Agnese in Agone
- Sant'Ivo alla Sapienza [3]
- San Giovanni in Laterano
- Chiesa Nuova
- Cappella Spada, San Girolamo della Carità (non è certo che Borromini abbia realizzato la cappella) [4]
- Sant'Andrea delle Fratte
- Oratorio dei Filippini
- Palazzo di Propaganda Fide [5]
- Santa Maria dei Sette Dolori
- San Giovanni in Oleo (restauro)
- Palazzo Giustiniani (con Carlo Fontana)
- Palazzo Falconieri
- San Giovanni de' Fiorentini
- Santa Lucia in Selci
[modifica] Bibliografia
- Eva Renzulli, Borromini restauratore: S. Giovanni in Oleo e S. Salvatore a Ponte Rotto in Annali di architettura n° 10/11, Vicenza 1999
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