Fortunato Depero
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[modifica] Da Rovereto a Roma
Fortunato Depero nasce nel 1892 a Fondo, nella Val di Non, (all’epoca territorio austro-ungarico), ma già giovanissimo si trasferisce a Rovereto, dove frequenta una scuola d’arte, la Scuola Reale Elisabettina, scuola frequentata da molti artisti che in seguito diventeranno protagonisti del panorama culturale italiano del '900. Per la città sono anni difficili quelli, perché anche se sotto dominio austriaco, vi sono molti movimenti irredentisti che ne vorrebbero l’annessione all’Italia. Nel 1908 tenta l'iscrizione all’ accademia delle belle arti di Vienna, ma viene respinto, così nel 1910 va a lavorare a Torino come decoratore all’esposizione internazionale. Al suo ritorno a Rovereto va a lavorare da un marmista, occupandosi di lapidi funebri. Depero è molto attratto dalla scultura, che caratterizzerà le sue opere future. Alla libreria Giovannini espone due volte delle sue opere, nel 1911 e nel 1913. Sempre nel 1913 pubblica il suo primo libro, “Spezzature”, un ,insieme di poesie e pensieri accompagnati da disegni. Nel 1914 rimane colpito dalla mostra di Umberto Boccioni a Roma, dove conosce molti dei suoi “idoli”, tra cui Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti. Tramite il gallerista Sprovieri riesce a esporre all’ Esposizione Libera Futurista, dove si confronterà con nomi prestigiosi. In seguito torna in Trentino per allestire una mostra a Trento, ma gli viene comunicato lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, perciò si trasferisce a Roma. Diventa allievo di Giacomo Balla e riesce a entrare nel circolo futurista. Nel 1915 assieme a Giacomo Balla scrive un manifesto divenuto poi fondamentale: "Ricostruzione futurista dell'universo". Intanto partecipa a movimenti irredentisti e parte per il fronte, dove conosce la guerra vera. Però si ammala ed è riformato.
[modifica] Marionette e Teatro d'avanguardia
Rientrato dalla guerra si prepara per una mostra del 1916. Le opere di Depero, seppur influenzate da Giacomo Balla, danno maggior rilievo alla pulsione plastica. Nel 1916 Umberto Boccioni scrive di Depero sulla rivista "Gli Avvenimenti". A fine anno conosce l'impresario dei famosi "Balletti Russi", Diaghilev, che ne visita lo studio assieme a Larionov e lo incarica della realizzazione delle scene e dei costumi per "Il Canto dell'Usignolo", su musiche di Strawinsky, che però non saranno mai realizzati perché Depero deve aiutare anche Picasso con i costumi di "Parade". Nel 1917 incontra il poeta svizzero Gilbert Clavel, con il quale stringe un rapporto d'amicizia e di lavoro. Ospite della sua villa-torre a Capri, per Clavel Depero illustra un suo libro ("Un Istituto per Suicidi") con disegni a metà tra Futurismo ed Espressionismo. In seguito assieme a Clavel realizza il Teatro Plastico, cioè recitato da marionette, chiamato “Balli plastici”. Lo spettacolo, pur andando in scena al Teatro dei Piccoli, a Roma, sarà un'opera d’avanguardia, sia per l'innovazione dell'eliminazione degli attori-ballerini, sia per le musiche d'avanguardia composta da Béla Bartók, Malipiero ed altri. Sempre durante il soggiorno a Capri crea i suoi primi "arazzi" futuristi, in realtà mosaici di stoffe colorate. Sono, questi, il primo esempio della trasmigrazione delle sue invenzioni teatrali. I suoi automi e pupazzi diverranno, infatti, un leit motiv, non solo sulle stoffe ma anche nei suoi dipinti. Dopo un soggiorno a Viareggio nel 1918, espone a Milano nel 1919, alla Galleria Moretti, dove Filippo Tommaso Marinetti raduna il meglio del Futurismo del dopoguerra per rilanciare il movimento.
[modifica] Gli anni Venti e l' America
Dopo tanto tempo Depero Torna a Rovereto, trovandola distrutta dalla guerra. E li fonda la Casa d’arte Futurista, dove produrrà cartelli pubblicitari, mobili e altro che serviranno per decorare la casa moderna. In questo periodo crea quadri dall’aspetto metafisico, che dimostrano come Depero si attenesse più agli ideali futuristi che non allo stile futurista. Del 1920 sono i suoi più importanti incarichi per Umberto Notari, direttore dell'Ambrosiano e dell'agenzia pubbliciariua "Le 3 I": due grandi Arazzi e una serie di cartelli pubblicitari. Nel 1921 a Milano espone a una mostra personale, che in seguito verrà spostata a Roma, dove inizia gli allestimenti per il cabaret del diavolo. Nel 1922 espone a Torino, esposizione per pubblicizzare la quale usa per la prima volta il lancio di volantini dall'aereo dell'amico-futurista Fedele Azari. A Rovereto nel 1922 avvengono due veglie futuriste, dove viene tutta ridecorata la casa d’arte, che apparirà poi nella rivista Rovente. Nel 1924 a Milano mette in scena il balletto meccanico "Aniccham del 3000", replicato in venti altre città italiane. È in quel periodo che realizza i famosi panciotti futuristi, indossati dai principali esponenti futuristi. Nel 1925 espone a Parigi all’Internazionale di arti decorative. I futuristi qui si sentono a proprio agio. Quest'esposizione è molto importante per Depero, perché conosce molti esponenti che gli fanno tentare la carta americana. Dopo una personale a Parigi, espone a New York, Boston e Chicago, e infine a Venezia, dove espone dipinti ed arazzi alla Biennale del 1926.
[modifica] Grafica pubblicitaria e rinnovamento tipografico
Il 1927 è un anno cruciale per Depero, perché pubblica il famoso “Libro Bullonato”, per celebrare 14 anni di militanza nel Futurismo. Si tratta di un'assoluta rivoluzione tipografica che diverrà una pietra miliare nella grafica libraria del '900. Kurt Schwitters ne teneva una copia nella sua biblioteca che mostrava a tutti gli amici e colleghi artisti. Partecipa alla Quadriennale di Torino, alla rassegna di futuristi a Milano e allestisce una mostra personale a Messina. Tra il 1924 e il 1928 Depero lavora con molte ditte, fra cui la Campari, con cui stabilisce un buon rapporto, realizzando per quest’ultima centinaia di proposte pubblicitarie. Nel 1928 va a New York, dove tiene varie mostre personali,realizza varie ambientazioni di ristoranti, crea scenografie e costumi per vari teatri e molte coreografie.Inoltre, sempre in america, realizza una serie di copertine per famose riviste come Vanity Fair e Vogue.
[modifica] Il Fascismo
Rientrato dall’america, espone a Roma, poi lavora con molti quotidiani e pubblica,nel 1931, il manifesto dell’arte pubblicitaria Futurista, già in bozze a New York nel 1929. Espone poi a Venezia e Milano. A Rovereto pubblica una rivista della quale usciranno solo 5 numeri: "Dinamo Futurista" e poi, nel 1934, le "Liriche Radiofoniche", che declamerà anche all'EIAR (la Rai di allora). Nel 1933 espone a Genova e nel 1936 di nuovo a Venezia. Di qui si ritira sempre di più nel Trentino, dedicandosi al Buxus. Nel 1940 pubblica la sua Autobiografia e nel 1943 con "A Passo Romano", cerca d'ingraziarsi i gerarchi locali per ottenere lavori e commesse. Poi, con l'inizio dei bombardamenti aerei sulle città, si ritira nel suo eremo montano, a Serrada di Folgaria, sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Finita la Guerra, deve giustificarsi per quel libro apertamente fascista, affermando che loro, i futuristi, credevano feremamente che il fascismo avrebbe concretizzato il trionfo del futurismo, e che lui, aveva anche "bisogno di mangiare". Quindi, nel 1947, ritenta la carta dell'America, ma la trova ostile al Futurismo, perché ritenuta l’arte del Fascismo. Torna poi in Italia dove partecipa a una mostra a Milano e poi a Venezia.
[modifica] La morte
Nel 1949-1950, Depero aderisce al progetto della importante collezione Verzocchi, sul tema del lavoro, inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera "Tornio e telaio". La collezione Verzocchi è attualmente conservata presso la Pinacoteca Civica di Forlì.
Nel 1951 lancia il suo manifesto sull'arte nucleare e, nel 1955, entra in polemica con la Biennale di Venezia, accusata di censurare lui ed il futurismo dopo il 1916 (anno della morte di Boccioni). Replica con la pubblicazione di un libello ("Antibiennale") dove contesta ed anticipa quelle che saranno le tendenze della critica sul futurismo di lì a nolti anni. Nel 1959 inaugura a Rovereto il Suo Museo. Muore poi a Rovereto nel 1960. Sin dal 1970 è iniziata la sua rivalutazione, ma solo negli ultimi anni, anche a seguito della rimozione di molti pregiudizi sul cosiddetto "secondo futurismo", il valore complessivo della sua opera è stato compreso.
Moltissime opere sono conservate al Mart di Rovereto.