Filioque
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Filioque è un termine latino che significa "e dal figlio" ed è un'aggiunta al Credo niceno-costantinopolitano in riferimento allo Spirito Santo: qui ex patre (filioque) procedit, cioè "che procede dal Padre (e dal Figlio)". Questa clausola fu inserita per la prima volta a Toledo, in Spagna, nel 587 dove in quell'epoca l'arianesimo era molto diffuso, soprattutto nelle alte sfere della nobiltà visigotica spagnola. L'uso si diffuse in Francia, una roccaforte del cattolicesimo e dove fu temporaneamente ripudiato al concilio di Gentilly del 767. Carlomagno convocò un concilio ad Aix-la-Chapelle nell'809 nel quale papa Leone III proibì l'utilizzo del filioque sotto minaccia di anatema per chi lo volesse utilizzare in futuro e ordinò che il Credo niceno venisse scolpito su tavole d'argento cosicché il testo non subisse variazioni.
La disputa sul filioque fu una delle ragioni dello scisma d'Oriente, addotta dal patriarca di Costantinopoli Fozio nel conflitto con il papa.
A Roma il filioque appare per la prima volta nel 1014 nella liturgia di incoronazione dell'imperatore Enrico II da parte di papa Benedetto II e fu aggiunto uffficialmente nel 1274 nel Secondo concilio di Lione, nel quale venne sancita una unione di breve durata fra oriente ortodosso e occidente cattolico.
Attualmente, nella Chiesa cattolica, il filioque è utilizzato nelle liturgie latine (rito romano e ambrosiano), mentre nei riti orientali si utilizza la versione del Credo senza l'aggiunta, come nelle Chiese ortodosse. La Chiesa dei Vecchi Cattolici utilizza la versione vecchia/ortodossa del Credo senza il filioque.