Enrico De Pedis
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Enrico De Pedis detto Renatino (Roma, 15 maggio 1954 - Roma, 2 febbraio 1990) è stato uno dei boss dell'organizzazione criminale romana Banda della Magliana, sin dalle sue origini.
È stato ucciso a Roma nei pressi di Campo dei Fiori il 2 febbraio 1990.
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[modifica] Morte di un bandito
L'uccisione di Enrico De Pedis, va catalogata tra i regolamenti di conti tra "ex compari". De Pedis, al contrario degli altri appartenenti alla banda, fu l'unico a possedere uno spirito imprenditoriale fuori dal comune. Mentre gli altri sperperavano i propri bottini nei loro vizi, "Renatino" investiva in attività legali tali proventi, imprese edili, ristoranti, boutique. Arrivò al punto di non voler più dividere la "stecca" coi propri compari carcerati, si sentiva sciolto da tale obbligo, in quanto, ormai i suoi introiti provenivano da attività proprie e non rientravano più nei bottini comuni da "steccare", appunto. Gli altri però interpretarono ciò come uno smacco da far pagare caro. Così nel 1989, uscì dal carcere Edoardo Toscano detto "Operaietto" (appartenente alla fazione Magliana, opposta a quella dei testaccini di cui De Pedis era il leader) e iniziò a cercare Renatino per ammazzarlo. De Pedis fu più rapido e fece uccidere Toscano dai suoi killer personali (tali Ciletto e Rufetto) dopo averlo fatto cadere in una imboscata con un pretesto. Altro smacco questo, che non si poteva sopportare.
Così, quando evase successivamente dal carcere Marcello Colafigli, la fazione dei maglianesi iniziò a riorganizzarsi per eliminare De Pedis. L'occasione si presentò quando riuscirono a sapere dell'appuntamento che Renatino avrebbe avuto il 2 febbraio del 1990 in una bottega di antiquario a Via del Pellegrino. Appena uscito dal negozio Renatino salì sul motorino e si avviò, ma venne fulminato da due killer toscani, assoldati per l'occasione.
[modifica] Scomparsa di Emanuela Orlandi
Il suo nome, oltre a molti dei misfatti della Banda, è legato alla scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazzina di cittadinanza vaticana scomparsa nel 1983, il cui caso è stato spesso messo in relazione con l'attentato a Giovanni Paolo II, ma altrettanto spesso con il caso Calvi e i rapporti tra Vaticano e Banco Ambrosiano.
Il legame tra Renatino e il presunto rapimento di Emanuela Orlandi, in realtà, non è mai stato provato, ma ciò che ha portato a collegare i due nomi è un insieme di fatti molto curiosi e particolari, primo tra tutti la strana vicenda della sepoltura di De Pedis. La basilica dove si trovano le sue spoglie fa parte dello stesso edificio in cui aveva sede la scuola di musica frequentata dalla ragazza, dove Emanuela fu vista per l'ultima volta. Coincidenza molto particolare, considerato il raggio d'azione della Banda della Magliana nel 1983, che andava dal semplice traffico di droga ai più oscuri casi politici come il caso Calvi o quello Moro. Ad avvalorare l'ipotesi e a far ritornare alle cronache lo strano legame fu il figlio di Roberto Calvi, secondo il quale, il caso della morte del padre e le oscure vicende del Banco Ambrosiano sarebbero strettamente legate alla scomparsa della giovane Emanuela Orlandi, tutte vicende strettamemnte connesse anche alla Banda della Magliana e ad Enrico De Pedis.
[modifica] La sepoltura di De Pedis
Il bandito ha ricevuto una sepoltura del tutto particolare per un comune cittadino, che risulta ancora più sorprendente trattandosi di un bandito. La sua tomba infatti si trova in territorio vaticano, all'interno della cripta della basilica di Sant'Apollinare; solo alla moglie é stato consentito l'accesso. Ufficialmente la collocazione fu dovuta a una sua particolare generosità nei confronti dei poveri frequentanti la basilica, motivazione addotta per iscritto dall'allora Vicario di Roma cardinale Ugo Poletti, ma non del tutto convincente per meritarsi una sepoltura da pontefice.