Donazione di Costantino
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La Donazione di Costantino (in latino, Constitutum Donatio Constantini) è un falso documento storico.
Esso riproduceva un editto emesso dall'Imperatore Romano Costantino I, e veniva fatto risalire al 324. Con questo documento, l'imperatore avrebbe concesso al Papa Silvestro I ed ai suoi successori la sovranità e l'autorità spirituale su Roma, l'Italia e l'intero Impero Romano d'Occidente. La leggenda voleva che la donazione fosse la ricompensa al papa per aver curato l'imperatore dalla lebbra con un miracolo, al contrario dei sacerdoti pagani che avevano proposto all'imperatore di immergersi in una fontana ricolma di sangue di infanti.
La parte del documento su cui si basavano le rivendicazioni papali recitava:
- "In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare ed onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo... Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le provincie, palazzi e distretti della città di Roma e dell'Italia e delle regioni occidentali."
La donazione venne utilizzata dalla Chiesa nel medioevo per avvalorare i propri possedimenti territoriali. Dopo l'età carolingia la Donazione fu riesumata da Papa Leone IX nel 1053, passando poi nel Decretum Gratiani e in altre raccolte di decretali, essendo considerato documento di tutto rispetto dagli stessi avversari del potere temporale dei pontefici. Papa Alessandro VI fece riferimento alla Donazione per giustificare il suo intervento nella questione tra Spagna e Portogallo per il dominio del Nuovo Mondo, concretizzatosi nell'emissione della bolla papale Inter Caetera nel 1493. Infatti il supposto lascito di Costantino includeva le isole della parte occidentale dell'Impero Romano. All'epoca dell'emissione della bolla non era chiaro che i nuovi territori frutto delle scoperte si sarebbero rivelati essere un nuovo continente: perciò l'intervento papale, presupponendo di considerare l'Oceano Atlantico ricompreso nelle frontiere occidentali dell'Impero Romano, si riferì appunto alle nuove scoperte poiché si riteneva si trattasse di isole.
Famoso ed illustre il giudizio negativo dato da Dante Alighieri, anch'egli convinto dell'autenticità del documento, sugli effetti della donazione:
«Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote |
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(Divina Commedia, Inferno canto XIX - Dante Alighieri)
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[modifica] Gli studi storici
Nel 1440 l'umanista italiano Lorenzo Valla dimostrò in modo inequivocabile che la donazione non poteva essere originale. Valla dimostra la falsità della donazione mediante un approfondito studio linguistico del documento, mettendo in evidenza anacronismi stilistici e contraddizioni di contenuto: in particolare, egli faceva notare che il latino utilizzato nel documento non poteva essere utilizzato nel 324.
Tuttavia, il libro di Valla, De falso credita et ementita Constatini donatione declamatio (ossia, "la donazione di Costantino contraffatta e falsamente ritenuta vera") poté essere pubblicato solo nel 1517 ed in ambiente protestante, mentre la Chiesa difese ancora per secoli la tesi dell'originalità del documento.
Attualmente si ritiene che il documento risalga al papato di Stefano II, nel 752.
[modifica] Fonti
- Brano tratto dall'opera di Lorenzo Valla
- Giovanni Maria Vian, "La donazione di Costantino", il Mulino, Bologna, 2004