Data dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
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(LA)
«Nonum kal. septembres hora fere septima mater mea indicat ei apparere nubem inusitata et magnitudine et specie.»
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(IT)
«Il nono giorno prima delle calende di settembre, verso l'ora settima, mia madre gli mostra una nube inconsueta sia per forma che per grandezza.»
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(Gaius Plinius Caecilius Saecundus, Epistularum liber VI, 16, C. Plinius Tacito Suo S. testo completo su Wikisource latina)
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La data dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ci è stata trasmessa da Plinio il giovane attraverso una lettera contenuta nel suo epistolario spedita a Tacito (passo sopra riportato nella citazione) in cui si legge "nonum kal. septembres" cioè nove giorni prima delle Calende di settembre, data che corrisponde al 24 agosto.
Questa data era contenuta nella variante universalmente ritenuta più attendibile del manoscritto ed è stata accettata come sicura fino ad oggi, anche se alcuni dati archeologici via via emersi mal si accordavano con una data estiva.
Infatti nello scavo dell'area vesuviana, sigillati dai lapilli, sono stati ritrovati (carbonizzati o tramite indagini archebotaniche) frutti autunnali (melograni, castagne, uva, noci), frutti secchi (fichi secchi, datteri, susine), si era completata la raccolta della canapa da semina (raccolta che si effettuava solitamente a settembre), la vendemmia che in area vesuviana si effettuava a settembre/ottobre era terminata e il mosto sigillato nelle anfore interrate, oltre ad essere in uso nelle case oggetti tipicamente autunnali come braceri.
Per questi motivi Carlo Maria Rosini appassionato napoletano del Settecento avanzava l'ipotesi che il testo plinano fosse sbagliato e propendeva invece per la data riportata da Dione Cassio "non. kal. dec.", cioè il 23 novembre, che meglio si accordava con i dati archeologici. Questa ipotesi però all'epoca fu respinta e si continuò a considerare come esatta la data del 24 agosto.
Analizzando i diversi manoscritti del testo pliniano che ci sono giunti, si può vedere che oltre alla versione maggiormente attestata, esistono altre varianti del passo in questione:
- nonum kal. septembres (24 agosto)
- kal. novembres (1° novembre)
- III kal. novembres (30 ottobre)
- non. kal. ... (nove giorni prima delle calende di...)
La presenza di diverse varianti in un manoscritto è dovuta ad errori di trascrizione che il testo ha subito nei secoli, ma non necessariamente la variante numericamente più attestata è quella corretta. Neanche la variante più antica può essere considerata immune ad errori che possono essere stati commessi in trascrizioni precedenti. Quindi la data del 24 agosto che si era ricavata da una delle varianti di Plinio è tutt'altro che certa.
Un ultimo rinvenimento numismatico ha permesso di accertare l'effettiva infondatezza della datazione estiva. Un denario d'argento trovato il 7 giugno 1974 nello scavo a Pompei, vicino la Casa del bracciale d'oro (Insula Occidentalis) porta sul retto impressa l'iscrizione:
(LA)
«IMP TITVS CAES VESPASIAN AVG PM TR P VIIII IMP XV COS VII PP»
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(IT)
«Imperatore Tito Cesare Vespasiano Augusto Pontefice Massimo, nona volta con la potestà tribunicia, imperatore per la quindicesima, console per la settima, padre della patria»
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Questo ritrovamento permette di affermare che l'eruzione avvenne, ovviamente, dopo l'emissione di questa moneta, quindi nell'anno in cui l'imperatore Tito ricoprì il settimo consolato (79 d.C.), dopo l'assunzione per la nona volta della potestà tribunicia, cioè dopo il 1° luglio. L'indicazione della XV acclamazione ad imperatore permette di posticipare ancor di più questo limite cronologico: infatti altre due iscrizioni (conservate a Siviglia,Spagna e al British Museum) datate al 7 settembre e all'8 settembre riportano ancora la XIV acclamazione.
Questo termine post quem ha permesso di accertare che l'eruzione del Vesuvio avvenne sicuramente dopo l'8 settembre e considerando gli altri dati archeologici, in particolare la conclusione della vendemmia, è plausibile ipotizzare una data ancora successiva e pienamente autunnale.