Alessandrinismo
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Con il termine alessandrinismo ci si riferisce a quel periodo della cultura greca che va dal 300 ca. al 30 a.C. e al ruolo preminente che in questa cultura ebbe, sotto il regno dei Tolomei, la città di Alessandria d'Egitto intorno alla celebre Biblioteca e al Mouseion.
Dal grandioso progetto iniziale di conquista e rivincita sull'oriente barbaro, originariamente nelle sue idee e intenzioni, Alessandro capì ben presto l'inadeguatezza dei suoi propositi e l'incongruenza del termine barbaro: ogni popolo possedeva una propria dignità e grandezza, non era possibile unificare tanti popoli sotto un unico grande impero senza al contempo fondere le rispettive doti e le manchevolezze di ciascuno in una grande forza comune. L'incontro tra civiltà greca e orientale dava così origine a una unità, mai vista prima, culmine del progresso umano nel mondo antico prima dell'affermarsi della potenza di Roma.
La lingua greca diventa la lingua internazionale su tutte le sponde del Mediterraneo. La letteratura, estraniandosi dalla vita politica si fa sempre più cosmopolita e insieme individualista, divenendo così patrimonio di pochi. La poesia d'amore mette da parte il vissuto e si trasforma in studio psicologico, dove leggende preziosamente erudite si intrecciano. Il mito, privato del suo sentire eroico, si umanizza. La ragione prevale sulla fantasia. Nascono nuove forme poetiche e vengono riscoperti gli antichi generi dove erudizione e studio linguistico sono spinti al parossismo: l'epillio, l'epigramma, l'elegia eziologica, l'idillio pastorale, e il poema didattico. Callimaco, Teocrito, Apollonio di Rodi sono tra i poeti maggiori. Tra i filologi ricordiamo Zenodoto, Aristofane di Bisanzio e Aristarco di Samotracia. In grammatica gli alessandrini sono analogisti, cioè puristi e conservatori in contrapposizione con la scuola di Pergamo. Per quanto concerne la retorica il loro ideale è la semplicità degli antichi oratori attici. A Roma l'imitazione della poesia alessandrina incomincia con i neoteroi (I secolo a.C.), dei quali il principale esponente è Catullo. Lo stesso Ovidio è prettamente alessandrino, come d'altronde pure Orazio. Anche Virgilio nelle Bucoliche, e in misura minore nelle Georgiche e nell'Eneide si rifà ai canoni alessandrini.
Tra le influenze moderne nella Letteratura e nell'Arte si può in un certo senso parlare di Alessandrinismo per ogni movimento culturale che intenda il culto della forma come espressione ostentata di raffinatezza: dal Manierismo del XVII secolo alla letteratura erotica del XVIII, dalla lirica di Ronsard all'opera di André Chénier. Chiari influssi, infine, anche sul Neoclassicismo foscoliano e sul Decadentismo dannunziano.