Achille
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Achille è uno dei principali eroi leggendari greci della guerra di Troia e il protagonista dell'Iliade, il poema di Omero che narra le vicende dell'ultimo anno di quella guerra. È figlio di Peleo, re di Ftia, una città localizzata nella regione della Tessaglia, e di Teti, una dea marina, figlia di Nereo. Quest’ultima era così bella che sia Zeus sia Poseidone avrebbero voluto sposarla, ma sapendo che ella avrebbe dato alla luce un figlio più forte del padre e temendo perciò di venirne spodestati, rinunciarono alle nozze a favore del mortale Peleo.
Secondo una tradizione posteriore ad Omero, quando Achille era ancora bambino, Teti lo rese invulnerabile immergendolo nelle acque del fiume Stige. Tuttavia, nell'immergerlo, lo resse per il tallone, che quindi rimase vulnerabile.
Ella tentò allora di renderlo immortale sottoponendolo al rito del fuoco, rito mediante il quale si sarebbe bruciato tutto ciò che di mortale vi era in lui. Ma la cerimonia non poté essere portata a termine in quanto il padre, non avvertito di ciò, scorgendo il figlio avvolto nel fuoco lanciò spaventato un urlo che ruppe l’atto magico. Durante il rito Achille si era bruciato il labbro e un osso. Teti, allora, irata col marito andò a stare dal vecchio padre Nereo nelle profondità del mare. Intanto Pèleo affidò Achille al saggio centauro Chirone che lo curò e sostituì l'osso bruciato con quello di un gigante morto che fu particolarmente veloce in vita e così Achille divenne velocissimo nella corsa. Inoltre il centauro lo istruì nell'arte della guerra ma anche nella musica e nel canto e in tutte le più nobili virtù.
Gli antichi narratori non riuscirono mai a collegare tra loro le singole storie senza entrare in contraddizione, pertanto non è chiaro se alcuni fatti accaddero primo o dopo. Resta tuttavia chiaro che ad un certo punto i capi greci si riunirono attorno ad Agamennone per riportare in patria Elena, la sposa di Menelao, e cominciarono i preparativi (durati dieci anni) per la guerra di Troia.
Teti, sapendo che se suo figlio vi avesse partecipato avrebbe perso la vita, lo sottrasse allora a Chirone, lo vestì di abiti femminili e infine, lo nascose alla corte di Licomede, re di Sciro, dove, in ragione del colore dei capelli, visse con il nome Pirra (il cui significato è “la bionda rossiccia”) assieme alle figlie del re.
Purtroppo però l’indovino dell’esercito, Calcante, rivelò che senza l’arco di Ercole e il giovane Achille figlio di Teti e di Peleo, Troia non sarebbe mai caduta. Ulisse, che in un primo tempo si era finto pazzo per sottrarsi alla guerra, si assunse l’incarico della sua ricerca. Avendo saputo dove Achille si nascondeva, si recò alla corte di Sciro travestito da mercante e giunto davanti al re e alle fanciulle della corte espose tutte le vesti ed i gioielli che portava con sé. Tra queste mise in bella evidenza uno scudo e una lancia. Indi mentre le fanciulle erano intente ad ammirare la merce fece squillare le trombe di guerra. Immediatamente tutte fuggirono, tutte tranne una che corse ad afferrare le armi. Inutile dire chi fosse e che accettò con entusiasmo di andare in guerra.
Licomede diede in sposa ad Achille la figlia Deidamia (che significa “colei che obbliga i nemici”) e da quell'unione nacque il futuro guerriero dal doppio nome: Pirro “il biondo rossiccio” e Neottolemo “il rinnovatore della guerra”, il quale, dopo la morte del padre si unì ai greci che ancora combattevano per la conquista di Troia distinguendosi per forza ed audacia tanto quanto il grande pelide.
Terminati i grandi preparativi la flotta greca partì. Nei primi nove anni Achille, a capo dei Mirmidoni, conquista e saccheggia alcune città intorno a Troia. Giunge pure nell’isola di Lesbo dove, come preda di guerra, prende alcune donne esperte che regala ad Agamennone. A Lirnesso fa prigioniera Briseide, mentre ad Agamennone, in quanto comandante dei greci, viene donata Criseide.
[modifica] Achille nell'Iliade
Achille è il personaggio centrale (ma non il protagonista) dell'Iliade.
Egli vi è giunto ben sapendo che vi troverà la morte!
Il motivo dell’ira è presto detto. Crise, padre di Criseide e sacerdote di Apollo, dopo essersi recato da Agamennone e avere implorato la restituzione della figlia in cambio di un grande riscatto viene da lui insultato e quindi cacciato in malo modo. Con questa azione Agamennone attira su di sé le ire del dio Apollo il quale, per punirlo, provoca una grande pestilenza nelle file dell'esercito greco.
Vista la sventura l’indovino Calcante allora rivela ad Agamennone che la pestilenza avrà termine solo con la restituzione di Criseide. Di malavoglia Agamennone accetta, ma esige in cambio Briseide, la prigioniera di Achille.
Furente, Achille si ritira nella sua tenda, rifiutandosi da quel momento di combattere.
In sua assenza, i Troiani sembrano prevalere: nel corso di una grande battaglia, essi giungono ad attaccare il campo greco e minacciano di dare fuoco alle navi. A questo punto Patroclo, scudiero e amico carissimo di Achille, ottiene da lui il permesso di contrattaccare alla testa dei Mirmidoni, indossando le sue armi. Patroclo respinge l'assalto e tenta più volte di scalare le mura di Troia, ma viene affrontato e ucciso da Ettore.
L'ira di Achille aumenta e decide di tornare a combattere: Teti gli fa costruire da Efesto una nuova armatura, poiché quella che aveva è stata presa da Ettore, e Achille si rituffa nella battaglia menando strage di Troiani. Infine affronta Ettore in duello e lo uccide, nonostante sua madre gli avesse predetto che alla morte di Ettore sarebbe seguita ben presto la sua.
Infine per vendicarsi dell'amico ucciso, trascina con il carro il cadavere di Ettore facendone scempio; quando però Priamo si reca nottetempo al campo greco e implorandogli di restituirne il corpo, si commuove ed acconsente.
Con il funerale di Ettore si conclude l' Iliade, lo svolgersi degli avvenimenti che seguono proviene da fonti diverse.
Malgrado la morte di Ettore la guerra continuò e altri alleati giunsero in soccorso a Troia per sfidare Achille. Giunse Pentesilea, regina delle Amazzoni, che, con poca fortuna, si scagliò contro di lui al termine dei funerali di Ettore. Solo quando la colpì al petto rompendone l'armatura Achille conobbe la sua bellezza. Troppo tardi!
Intenerito dalla sua bellezza, l'eroe greco pianse sul suo corpo e la fece seppellire con tutti gli onori.
Giunse anche il bel Memnone, figlio della dea Eos, ma anch’egli subì la stessa sorte!
A questo punto, esaltato dalla vittoria ottenuta sul figlio di una dea e scordatesi le antiche predizioni, Achille si lanciò assieme all’esercito greco alla conquista di Troia.
Purtroppo però al proprio destino non si sfugge e mentre era all’inseguimento di un gruppo di fuggitivi nei pressi delle porte Scee, Paride lo vide e, tirata una freccia dalla sua faretra, la scagliò contro il re dei mirmidoni. Quest'ultima, guidata da Apollo, colpì Achille a quel tallone non bagnato dallo Stige, uccidendolo. E fu così che anch’egli trovò la fine della sua breve ma gloriosa vita.
La lotta per il cadavere durò un giorno. Infine Zeus vi pose fine con un temporale.
Tetide accompagnata da tutte le dee del mare ne raccolse allora il corpo e lo vegliò per diciassette giorni, onorato da pianti e lamenti di mortali e di immortali. Infine il diciottesimo giorno, ornato come un dio fu posto su una pira e inumato.
Da questa tradizione deriva l'espressione "tallone d'Achille" che indica il punto debole di una persona. Per lo stesso motivo viene chiamato "tendine d'Achille" il tendine posteriore della caviglia.
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