Abiogenesi
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Con il termine Abiogenesi (dal greco a-bio-genesis, "origini non biologiche") si intende, nel suo senso più generale, la generazione spontanea della vita dalla materia inerte. Oggi il termine è usato principalmente per riferirsi alle teorie sull'origine della vita da elementi chimici, o dal brodo primordiale, probabilmente attraverso alcuni stadi intermedi, come le molecole che si autoreplicano. (biopoesis).
Alcuni esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che in un'atmosfera ricca di metano, idrogeno, ammoniaca e vapor acqueo, simile per composizione a quella terrestre all'atto dell'origine della vita, si siano potuti generare composti tipici degli organismi viventi, grazie all'azione congiunta dell'energia solare, della radioattività naturale, dei raggi cosmici e delle scariche elettriche dei fulmini, a spese di molecole organiche inerti presenti nell'ambiente oceanico.
[modifica] La teoria della generazione spontanea
Per generazione spontanea si intende la credenza, molto diffusa dall'antichità fino al XVII secolo, per cui la vita potrebbe nascere in modo "spontaneo" dagli elementi naturali inanimati, in quanto comunque dotati di influssi vitali.
Si riteneva infatti che Dio avesse creato direttamente solo gli esseri viventi "superiori", come l'uomo e i grandi animali, mentre quelli inferiori, come i vermi e gli insetti, potessero nascere spontaneamente dal fango o da carcasse in putrefazione.
Questa teoria fu confutata nel XVII secolo grazie ad alcuni esperimenti di Francesco Redi e di Lazzaro Spallanzani. Essi posero della carne avariata in una serie di recipienti, alcuni chiusi, altri aperti, e dimostrarono che le larve nascevano solo dove le mosche avevano potuto depositare le uova.
Col passare degli anni la teoria della generazione spontanea venne progressivamente abbandonata. Tuttavia, l'avvento del microscopio portò ad una generale ripresa della teoria: si notò infatti che bastava mettere delle sostanze organiche in decomposizione in un luogo caldo per breve tempo e delle strane "bestioline viventi" apparivano sulla superficie.
Quando la controversia divenne troppo vivace, l'Accademia delle Scienze di Parigi offrì un premio a chiunque fosse stato in grado di fare luce sull'argomento. Il premio fu vinto nel 1864 da Louis Pasteur che attraverso un semplice esperimento riuscì a confutare la teoria della generazione spontanea. Egli impiegò per i suoi esperimenti dei matracci a collo d'oca, che permettevano l'entrata dell'ossigeno, elemento indispensabile allo sviluppo della vita, ma impediva che il liquido all'interno venisse in contatto con agenti contaminanti come spore e batteri. Egli bollì il contenuto dei matracci, uccidendo così ogni forma di vita all'interno, e dimostrò che i microrganismi riapparivano solo se il collo dei matracci veniva rotto, permettendo così agli agenti contaminanti di entrare.
Attraverso questo semplice esperimento Louis Pasteur fu in grado di confutare la teoria della generazione spontanea, e, come lui stesso disse in una serata scientifica alla Sorbona di Parigi: Mai la teoria della generazione spontanea potrà risollevarsi dal colpo mortale inflittole da questo semplice esperimento.