Georgi Kasabov Milev
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Georgi Kasabov Milev (1895 - 1925) (in bulgaro: Георги Касабов Милев), detto Geo Milev, fu un poeta, critico letterario, redattore, pittore bulgaro.
A ventidue anni, durante la prima guerra mondiale, fu trovato vivo tra i cadaveri dei suoi compagni vicino a Doiran, gravemente ferito alla testa. Perse l'occhio destro e fu sottoposto a undici operazioni del viso.
Nel poema Settembre (1924), raccontò la tragica sconfitta della rivolta degli operai e dei contadini organizzata dal Partito Comunista nel '23. Per questo poema fu processato e condannato a un anno di reclusione il 14 maggio 1925. Uscì di casa il 15 maggio 1925 con un agente della Sicurezza, ma sparì senza lasciar tracce e di lui non si seppe più nulla.
Il suo occhio di vetro fu trovato nel 1954 in una fossa comune.
[modifica] Poesie
[modifica] Gennaio (1920)
In questo giorno sono nato io.
In questo giorno, tra i denti gelidi del freddo, si smorza trattenuto
l’ultimo urlo delle bufere di neve. L’Orsa Maggiore rabbrividisce
irrigidita, bianca, di ghiaccio; tra i suoi denti sfavillanti trovo il
disco spezzato della Stella Polare.
Silenzio e immobilità sul ghiaccio azzurro; sotto le albe impassibili
dell’Aurora Boreale.
Sulla soglia del mio destino sta il vecchio Acquario: il flusso
ininterrotto del mio destino che egli fa sgorgare - si è agghiacciato -
il destino mio.
In questo giorno sono nato io e il mio cuore neonato, ad un tratto, si è
raggelato: un pezzo di ghiaccio, enorme e lucido.
Io credevo che un angelo soave e trasparente avesse portato con le sue dita
delicate il mio cuore - lontano dai beati orizzonti. Egli non è giunto: è
morto il mio tenero cuore tra gli artigli gelidi del ghiaccio.
In questo giorno sono nato io. Il mio cuore si è raggelato: un pezzo di
ghiaccio, enorme e lucido.
Non amo io. Il mio cuore è di ghiaccio - una pietra - spietato - come il
ferro. Non amo niente e nessuno. Non amo!
Oh, libro delle inimicizie!
Io strappo e prendo in mano il mio cuore - una pietra enorme e gelida - in
attesa - pronto a combattere!
Guai alle fronti fragili!