CSOA il Molino
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CSOA il Molino è il nome di un centro sociale occupato autogestito, che ha sede nell'ex macello comunale di Lugano nel quartiere di Cassarate lungo il fiume omonimo.
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[modifica] Storia
[modifica] Quarant'anni di richieste
Le prime richieste per uno spazio autogestito a Lugano, risalgono alla fine degli anni sessanta, i vari movimenti che si succedettero negli anni non ricevettero mai risposte concrete dalle autorità cittadine. All'inizio degli anni '90 viene creato il Gruppo per l'Autogestione Socioculturale (GAS) che porterà avanti in maniera più costante e continuativa le rivendicazioni di uno spazio.
[modifica] I Molini Bernasconi
Nel 1996, sulla spinta dell'insurrezione zapatista nasce il collettivo di Realtà Antagonista che contribuisce allo sviluppo dal punto di vista strategico e di analisi politica del movimento luganese, nel maggio dello stesso anno la storica festa di primavera al Parco del Tassino viene violentemente repressa a causa di forte spaccio di varie droghe psicotrope, il movimento organizza una manifestazione di risposta che risulterà imponente, la mobilitazione si concluderà, il 12 ottobre, con l'occupazione dello stabile in disuso dei Molini Bernasconi a Viganello. L'esigenza che porta alla rivendicazione di un centro sociale nasce dal desiderio di diventare attori protagonisti della propria esistenza e di assumere un ruolo attivo nella società, proprio in un periodo in cui il dogma capitalista offre sempre di più un'esistenza basata sul consumo e sulla produzione, ed è per questo che noi ci serviamo dei soldi del padrone. Nel giugno del 1997 un incendio causato da "Spillo" un noto tossicodipendente della zona addormentatosi su una poltrona con una sigaretta, distrugge una buona parte del centro, all'interno ci sono duecento persone che riescono a sfuggire alle fiamme. L'inchiesta della polizia, criticata da più parti per la mancanza di professionalità.
[modifica] Il grotto al Maglio (Canobbio)
A seguito dell'incendio il Molino, grazie ad un accordo con il Consiglio di Stato, si trasferisce negli spati dell'ex grotto al Maglio a Canobbio, fuori dal tessuto urbano cittadino. L'impegno delle autorità è quello di trovare a breve un'altra sede (questa volta definitiva) all'interno della fascia urbana, impegno mai rispettato nonostante le molte commissioni e gruppi di lavoro. Il Molino rimane al Maglio per i seguenti cinque anni. In questo periodo nascono decine di progetti e di gruppi di lavoro (immigrazione, donne, asilo, zapatismo, meditazione, integrazione, giornale, internet, cooperative di autoreddito, eccetera) che operano in maniera più o meno attiva e funzionale su vari temi sociali, politici e legati alla gestione della struttura. Il 18 ottobre 2004 alcuni drappelli di agenti in assetto antisommossa irrompono, su mandato del Consiglio di Stato, all'interno del centro sociale. Gli stabili vengono sgomberati, gli accessi murati e ricoperti di filo spinato, e una trentina di militanti viene posto in stato di fermo, la comunità ecuadoriana (donne, bambini e famiglie) che aveva trovato ospitalità al Maglio viene espulsa dalla Svizzera.
[modifica] Nell'ex macello cittadino
L'autogestione si ritrova nelle strade a dover nuovamente rivendicare uno spazio. Le mobilitazioni non tardano a farsi sentire: due manifestazioni a cui parteciperanno migliaia di persone, settemila firme raccolte, attività e picchetti quotidiani in città. Dopo un paio di mesi di logoranti richieste, anche sotto la minaccia di una grande manifestazione in una giornata di shopping prenatalizio, il Municipio capitola, concedendo gli spazi dell'ex macello come sede provvisoria per continuare il progetto di autogestione. Rapidamente iniziano i lavoro di ristrutturazione, si ricreano le strutture necessarie all'attività: la mesa, l'info-shop, i dormitori, la sala concerti e la sala cinema, gli atelier, l'ufficio, il laboratorio informatico, il bar e i magazzini. Le attività continueranno, proponendo migliaia di appuntamenti culturali (cinema gratuito settimanale e concerti a prezzi popolari il finesettimana, servendo ogni giorno decine di pasti, dando la possibilità a persone che si trovavano in difficoltà di trovare un loro spazio espressive all'interno della struttura, senza però mai ricevere un vero riconoscimento da parte delle autorità che hanno continuato ad ignorare o a sottovalutare l'esperienza del Molino.
[modifica] Organizzazione
Nel concetto stesso di autogestione sono racchiusi ideali di autodeterminazione e di creazione di alternative partendo dai bisogni delle persone e nel rispetto della dignità di tutti. L'assemblea è il fulcro attorno a cui ruota tutta l'attività del Centro Sociale Occupato Autogestito (CSOA), organo decisionale aperto a tutti gli interessati, in cui si discute collettivamente sui vari aspetti politi e pratici, ne scaturiscono scelte unanimi e mediate, in cui non si ricorre al voto. Vi sono poi dei "gruppi di lavoro" che si occupano di concretizzare compiti precisi su decisioni assembleare (a volte anche con diversi gradi di autonomia) che presentano regolari resoconti. L'intera struttura è completamente autofinanziata e funziona grazie alla militanza di centinaia di attivisti.
