Aleksandr Lukašenko
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Aleksandr Grigor'evich Lukašenko (in bielorusso: Алякса́ндар Рыго́равіч Лукашэ́нка, in russo: Александр Григорьевич Лукашенко), nato il 30 agosto 1954 nel villaggio di Kopys, è Presidente della Bielorussia dal 1994. Da quando è entrato in carica i suoi atteggiamenti sono stati descritti come dittatoriali e autoritari da parte dei suoi detrattori, mentre i suoi sostenitori affermano che la sua politica ha salvato la Bielorussia dai peggiori effetti delle riforme economiche post-URSS. Un rapporto della Banca mondiale del 2005 ha espresso che "la crescita economica in Bielorussia è stata genuina e robusta" e che i benefici sono stati divisi in equal modo tra tutta la popolazione. Sotto la guida di Lukašenko la disoccupazione in Bielorussia è rimasta sotto il 2%, la povertà è diminuita e lo stipendio medio è aumentato più che in altre repubbliche ex-sovietiche, inclusa l'Ucraina.
Le sue relazioni con i Paesi occidentali, specialmente con gli Stati Uniti d'America, sono state e continuano ad essere molto tese. Infatti Lukašenko viene definito dal governo statunitense come "l'ultimo dittatore e tiranno in Europa", poiché secondo il loro parere egli limita la libertà di parola e di stampa nel proprio paese. Alla Bielorussia è stato addirittura proibito di partecipare al Consiglio Europeo. E mentre alcuni sondaggi provenienti da agenzie indipendenti di paesi occidentali definiscono che la politica di Lukašenko è molto apprezzata in Bielorussia, gli Osservatori alla Sicurezza (OSCE) hanno considerato che le elezioni in cui egli è stato eletto presidente non sono state libere e corrette.
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[modifica] Carriera fino al 1994
Laureato in Economia al Mogilev Teaching Institute nel 1974, servì poi l'esercito sovietico nelle truppe di frontiera negli anni 1975-77 e 1980-82. Lasciato l'esercito egli fu eletto nel 1985 Direttore della "sovkhoz" (in russo Совхоз), la grande "fattoria" dello stato. Sempre nel 1985 si laureò all'Accademia Bielorussa di Agricoltura. Nel 1990 fece il primo passo in politica, quando fu eletto deputato del Soviet Bielorusso. Egli fondò il partito "Comunisti per la Democrazia" che avrebbe dovuto guidare l'Unione Sovietica a diventare un paese democratico seguendo principi comunisti. Lukašenko sostiene che nel dicembre 1991, egli fu l'unico ad aver votato contro l'accordo che scioglieva l'Unione Sovietica e proclamava la nascita del CSI. Nel 1994, nella prima elezione democratica della repubblica bielorussa (6 furono i candidati al ruolo di Presidente) egli ottenne nel primo turno il 45% dei voti contro il 15% di Vyacheslav Kebich e il 10% di Stanislav Shushkevich. Poi nel secondo turno del 10 Luglio 1994 Lukašenko ottenne oltre l'80% dei voti e diventò quindi Presidente.
[modifica] Primo mandato 1994-2001
La vittoria di Lukašenko arrivò in ogni caso a sorpresa in Bielorussia e all'estero data la sua giovane età e la sua breve esperienza politica. I suoi obiettivi principali erano innanzitutto di stabilire un governo pulito, rimuovendo dalla propria posizione gli ufficiali corrotti; mantenere i salari e le condizioni economiche in fase di crescita e portare verso una più grande integrazione la Bielorussia e la Russia. Sebbene egli vinse soprattutto grazie alla sua proclamata opposizione contro le riforme di mercato e privatizzazione, per gran parte del suo mandato egli si concentrò nell'individuare gli ufficiali corrotti all'interno del governo bielorusso. Durante la sua campagna elettorale infatti egli attaccò con parole forti codesti opponenti, promettendo che li avrebbe cacciati "sull'Himalaya" in caso di vittoria. Ai tempi della sua elezione a Presidente la Bielorussia attraversava un periodo di crisi economica; Lukašenko si impegnò dunque a stabilizzare l'economia. Innanzitutto egli raddoppiò la quota del minimo salariale, poi reintrodusse il controllo dei prezzi da parte dello stato e cancellò le poche riforme economiche che erano state prese nel governo precedente. Ma in un paese quasi completamente dipendente dalla Russia da cui gas ed elettricità venivano e vengono tuttora importati, il governo bielorusso si trovò con molti debiti da pagare. Per cui Lukašenko vide come unica necessità l'unione economica tra Russia e Bielorussia. Nel 1995 la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale sospesero i prestiti alla Bielorussia data la mancanza di riforme economiche che la politica di Lukašenko offriva. Il 12 settembre 1995, tre mongolfiere che partecipavano alla gara Coupe Gordon Bennett entrarono nello spazio aereo bielorusso. Dato il fatto che gli organizzatori non informarono il governo bielorusso di questa gara, l'aeronautica bielorussa sparò su una di queste mongolfiere uccidendo 2 cittadini americani e obbligò le altre due ad atterrare. L'equipaggio di queste due mongolfiere fu arrestato e multato per essere entrato in territorio bielorusso senza visto, ma poi venne rilasciato. Nell'estate del 1996, 70 su 110 membri del parlamento bielorusso firmarono una petizione per accusare Lukašenko di aver violato la Costituzione. Egli però invitò alcuni mediatori russi, tra cui l'ex primo ministro sovietico Viktor Chernomyrdin, e col loro supporto riuscì ad organizzare un referendum (il 24 novembre 1996) con cui riuscì ad estendere il proprio mandato di Presidente da 4 a 7 anni. Questo referendum, in cui Lukašenko ottenne il 70.5% di voti in suo favore, fu fortemente condannato dagli oppositori e l'Unione Europea e gli Stati Uniti rifiutarono d accettare la legittimazione del voto. Grazie ai nuovi poteri che il referendum gli portò, egli riuscì a "cacciare" 89 deputati dal parlamento poiché definiti sleali. Un nuovo parlamento composto da 110 alleati di Lukašenko venne poi rieletto e questa azione venne condannata da molti governi internazionali e dalle organizzazioni per i diritti umani. All'inizio del 1998 la Banca centrale russa cessò di trattare il rublo bielorusso portando così al crollo il valore della valuta. Così Lukašenko prese il controllo della Banca centrale bielorussa congelando i conti in banca e riducendo le attività delle banche commerciali. 30 ufficiali del governo vennero arrestati e altre centinaia furono "puniti" poiché Lukašenko li accusò di aver portato il paese a questa crisi economica. Nel 1998 egli fece espellere gli ambasciatori di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Italia, Grecia e Giappone, accusati di conspirazioni contro di lui, dalle loro residenze vicino Minsk causando le proteste internazionali. In questo periodo alcuni episodi a livello economico, come l'espulsione della Bielorussia dal Fondo Monetario Internazionale e a livello sportivo, quali la cancellazione delle vittorie della Bielorussia alle Olimpiadi di Nagano in Giappone, portarono Lukašenko ad accusare i paesi occidentali di voler portare la Bielorussia all'emarginazione internazionale.
[modifica] Secondo mandato 2001-2006
Il primo mandato che sarebbe dovuto terminare nel 1999 fu allungato al 2001 grazie al referendum del 1996. Prima delle elezioni del 9 settembre 2001 la sua campagna politica, puntò molto ad una unione tra Russia e Bielorussia, ad un'opposizione all'allargamento della NATO e ad una ritenzione del comando dell'economia. Il suo rivale fu Uładzimir Hančaryk e Lukašenko ottenne subito la vittoria nel primo turno, nonostante l'OSCE descrisse la sua vittoria non in concordanza con gli standard internazionali per i diritti umani. I paesi occidentali si opposero ancora una volta alla legittimazione del voto, mentre la Russia diede il proprio benvenuto al nuovo mandato di Lukašenko. Il supporto del governo russo sicuramente incise molto sulle elezioni presidenziali. Il 7 settembre 2004 durante un discorso televisivo alla nazione egli annunciò un referendum con il quale egli voleva eliminare i limiti dei termini presidenziali. Così nel referendum del 17 ottobre 2004 il 79.42% dei votanti accordarono la sua decisione. Infatti precedentemente la Costituzione bielorussa limitava a due mandati il ruolo di presidente della Repubblica, ma in questo modo egli poté ricandidarsi per le elezioni del 2006. I risultati di questo referendum furono contestati dall'OSCE, dall'Unione Europea e dal Dipartimento di Stato statunitense, poiché essi definirono la campagna elettorale di Lukašenko anti-democratica.
[modifica] Le elezioni presidenziali del 2006
Nell'ottobre 2005 Lukašenko confermò la sua intenzione a candidarsi per la terza volta alle presidenziali del 2006. Il suo principale oppositore fu il liberale Aleksandr Milinkevich che con l'appoggio dei paesi occidentali riuscì a sollevare manifestazioni contro il governo di Lukašenko. In ogni caso nelle elezioni del 19 marzo 2006 Lukašenko vinse ancora in maniera schiacciante con l'82.6% dei voti a suo favore, mentre Milinkevich ottenne appena il 6%. Questo portò gli oppositori a fare ricorso alla Corte Costituzionale bielorussa per presunti brogli durante le elezioni, ma l'appello venne respinto e il 23 marzo Lukašenko venne proclamato Presidente per la terza volta. Nei giorni successivi centinaia di protestanti sfilarono nelle strade di Minsk, sventolando le bandiere dell'Unione Europea e quella bianco-rossa che era stata bandiera della Repubblica tra il 1991 e il 1995, capeggiati da Milinkevich e dall'altro oppositore democratico Aleksandr Kazulin. Anche in questo caso gli osservatori dell'OSCE proclamarono le elezioni non valide per non essere avvenute in un ambiente democratico e con libertà di voto, mentre la Russia mandò le proprie congratulazioni a Lukašenko tramite il Presidente Vladimir Putin, che ritenne le elezioni oneste e pulite.