Utente:Albertomaria/Sandbox
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[modifica] Implicazioni sociali e culturali
A partire dal dopoguerra, ma forse sin dagli anni quaranta, l’Italia è stata colpita da un grave problema di cui ne è tuttora affetta: la droga. Su questo tema i più grandi medici, filosofi e psicologi si battono per trovare una soluzione e per ricercare le cause che stanno all’origine di ciò. Vengono stesi grandi saggi e tenuti grandi seminari, quasi sempre però senza la partecipazione dei diretti interessati, cioè delle vittime. Dalle testate giornalistiche si afferma che non è la droga da combattere ma il vuoto che sta dietro. Quest’affermazione è sicuramente degna di interesse perché è reale l’esistenza di questo vuoto, ma difficile da capire se non analizzando la situazione con giovani sia tossicodipendenti che non. Sono note a tutti le strazianti situazioni famigliari o scolastiche che portano un giovane ad avvicinarsi prima all’anticamera della droga attraverso lo spinello poi alle sostanze stupefacenti vere e proprie come la cocaina o la più pericolosa ecstasy.
Ultimamente molti giovani si avvicinano a questo mondo senza regole a causa della stessa società in cui viviamo. Un lampante esempio potrebbe essere quello di alcune pop star che invitano i giovani a drogarsi inneggiando ed esaltando la forza delle sostanze stupefacenti. Ma forse non tutti i giovani sanno che i proventi della loro “sballata” temporanea o, peggio, permanente alimentano un grandissimo mercato illecito. Mercato che è accettato, non ufficialmente, dagli stessi governi delle nazioni produttrici di droga.
In Thailandia, più precisamente nell’assai famoso triangolo d’oro, i poliziotti nei villaggi dei narcotrafficanti sono del tutto assenti e addirittura, ai margini delle strade statali, sono presenti vere e proprie piantagioni provviste di serre dedite alla produzione di Cannabis ed oppio. La monarchia thailandese finge di non essere a conoscenza della presenza di questi narcotrafficanti, poiché è sicura di aver debellato anni fa questo problema aumentando a decenni la pena per detenzione e vendita di stupefacenti. Si fa maggiore luce su questo traffico analizzando i dati forniti dall’Odccp (United Nations Office for Drug Control and Crime Prevention), in cui figura che una buona parte dell’intero prodotto interno lordo thailandese è generato dalla produzione di sostanze stupefacenti. Situazione analoghe esistono in altre parti del globo, sempre consultando i dati forniti dalla stessa agenzia: l’Albania è stata la principale fornitrice di marijuana sul mercato europeo (principalmente per Italia e Grecia) nel 1998 e nel 1999.
I due celebri stati andini, Perù e Bolivia, avendo perso buona parte dello sbocco colombiano della loro produzione di pasta di coca, lo trasformano autonomamente, in larga scala, in cloridrato di cocaina. Tutto questo accade perché le grandi potenze non hanno più bisogno di manipolare il terzo mondo in funzione dei loro interessi, e le parti in guerra hanno dovuto cercare altrove le risorse finanziarie, in particolare nel traffico di prodotti sia leciti che illeciti, quindi lo stato è consapevole e consenziente di queste situazioni.
Il mondo della droga purtroppo sussisterà ancora a lungo poiché per alcuni paesi asiatici ed andini è la principale fonte di sopravvivenza accanto all’agricoltura. Pertanto i giovani che ne fanno utilizzo o peggio che si stanno avviando in quest’oscura scelta d’autodistruzione della propria vita, dovrebbero conoscere che stanno alimentando un enorme campo economico illegale che non giova ai poveri coltivatori di coca ma ai grandi narcotrafficanti, come il celebre Pablo Escobar. La risoluzione a questo problema è ben lontana, poiché come sempre è solo un fattore economico e non etico o morale.