Władysław Gomułka
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Władysław Gomułka (6 febbraio 1905 – 1 settembre 1982) è stato il Capo del Governo e segretario del Partito Comunista polacco ed occupava nel 1948 la carica di segretario generale del partito, quando cadde in disgrazia agli occhi di Stalin: fu allora destituito sotto l'accusa di deviazionismo nazionalistico di destra e più tardi arrestato. Riabilitato dopo la pubblicazione del rapporto Khruščёv, fu nominato nuovamente segretario generale del P.C. polacco nel corso di una drammatica riunione del politburò nell'ottobre 1956, malgrado le diffide di Krusciov e Molotov. Con il ritorno al potere di Gomulka, la Polonia si avviò verso una forma ibrida di comunismo nazionale, fortemente condizionata tuttavia dalla presenza di truppe sovietiche in territorio polacco.
Gomułka sopravvisse alla Grande Purga del 1938, nella quale molti membri del KPP perirono per mano del regime di Stalin. Egli divenne uno dei più importanti comunisti polacchi. Nel 1943 convinse Stalin che doveva essere ripristinata una qualche forma di partito comunista polacco e prese parte alla creazione del Partito dei Lavoratori Polacchi (Polska Partia Robotnicza). Fu vice primo ministro nel Governo provvisorio della Repubblica di Polonia (Rząd Tymczasowy Rzeczypospolitej Polskiej) dal gennaio al giugno 1945, e nel Governo provvisorio di unità nazionale (Tymczasowy Rząd Jedności Narodowej), dal giugno 1945 al 1947. Fu una figura importante del governo comunista dell'epoca, e aiutò i comunisti a manipolare il risultato del referendum 3xTAK del 1946 e le elezioni legislative polacche del 1947 e divenne, come lui stesso disse, "l'egemone di Polonia".
Comunque, nel periodo 1951–1954, a causa di schermaglie tra le varie fazioni del partito, venne condannato come "di destra" e "reazionario" e imprigionato, oltre che espulso dal Partito dei Lavoratori. Nel 1956, dopo la morte di Bierut e l'inizio della destalinizzazione, venne riabilitato e eletto capo del Partito. Inizialmente molto popolare per le sue riforme e la ricerca di una "via polacca al socialismo", ammorbidì gradualmente la sua opposizione alle pressioni sovietiche.
Negli anni '60 appoggiò la persecuzione della Chiesa Cattolica e di alcuni intellettuali di partito (ad esempio, Kołakowski). Ebbe parte nell'intervento del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia nel 1968. All'epoca fu anche responsabile della persecuzione di studenti e intellighenzia oltre che di un indurimento della censura sui media. Nel 1968 incitò, anche se in seguito sostenne di non averlo fatto deliberatamente, la campagna di propaganda anti-semita che fu una delle conseguenze della posizione del Blocco Sovietico dopo la [Guerra dei sei giorni]].
Nel dicembre 1970, uno scontro sanguinoso con gli operai dei cantieri navali, nel quale dozzine di lavoratori vennero uccisi dalle forze dell'ordine, ne provocò le dimissioni. Un uomo più giovane e dinamico, Edward Gierek, prese la guida del partito. Gomułka venne costretto a ritirarsi. Dopo la sua morte nel 1982, la sua immagine negativa nella propaganda comunista venne modificata e vennero riconosciuti alcuni dei suoi contributi costruttivi. Le sue memorie vennero pubblicate per la prima volta nel 1994.