Virus del Nilo occidentale
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Il virus del Nilo occidentale (noto anche con la denominazione inglese West Nile Virus) è un flaviviridae del genere Flavivirus (di cui fanno parte anche il virus della febbre gialla, il virus dell'encefalite di Saint-Louis e il virus dell'encefalite giapponese).
Il suo nome viene dal distretto di West Nile in Uganda, dove è stato isolato per la prima volta nel 1937 in una donna che soffriva di una febbre particolarmente alta. In seguito è stato trovato negli uomini, negli uccelli e nei moscerini in Egitto negli anni cinquanta, diffondendosi infine anche in altri Paesi.
Alcuni casi umani di febbre, legati al virus del Nilo occidentale, sono stati riscontrati in Africa, Medio Oriente, India, Europa e, più recentemente, negli Stati Uniti, dove la prima epidemia è stata dichiarata a New York nel 1999.
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[modifica] Come viene trasmesso
Le zanzare, ed in particolare il genere Culex, sono i principali vettori del virus, e tutti i fattori che favoriscono la proliferazione delle zanzare come le piogge abbondanti, irrigazioni o temperature alte fanno quindi aumentare il numero dei casi di contagio.
Gli uccelli, siano essi stanziali, migratori o domestici, giocano un ruolo cruciale nella disseminazione del virus: gli uccelli migratori permettono lo spostamento del virus dall'Africa alle zone temperate; le zanzare che pungono gli uccelli migratori asportano così sangue infetto, infettando sè stesse e ogni altro animale, uomo compreso, di cui assumono il sangue successivamente.
[modifica] Sintomi nell'uomo
I sintomi dell'infezione moderata da virus del Nilo occidentale sono un avvento di febbre moderata (temperatura elevata di meno di un grado, dopo pochi giorni di incubazione, da 3 a 14) che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, emesi, mal di testa, oftalmalgia (dolore oculare), mal di schiena, mialgia (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea, linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite, encefalite ed altre più rare complicazioni come epatite, pancreatite o miocardite. Il fattore di rischio più significativo per lo sviluppo di complicanze neurologiche è l'età avanzata. In leteratura l'encefalite è riportata più spesso della meningite. I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospedalizzati con la forma più severa dell'infezione erano: febbre elevata, mal di testa severo, debolezza e paralisi flaccida, sintomi gastrointestinali, modificazione dello stato mentale con disorientamento, tremori, convulsioni e coma. Più rari casi di eruzione maculopapulare o morbilliforme sul tronco, collo, braccia o gambe; atassia, segni extrapiramidali come anormalità dei nevi cranici, mielite, neurite ottica, poliraciculite, attacchi epilettiformi.
Generalmente il malato si rimette spontaneamente, a poco a poco, ma la malattia può essere anche mortale in individui anziani e immunodepressi.
[modifica] Cura
Contro il virus non esistono trattamenti specifici ne' vaccini. È possibile solamente attenuare i sintomi della malattia.
[modifica] Zone a rischio
Nelle zone temperate i casi di encefalite dovuti a questo virus si verificano generalmente tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno. Nelle altre regioni più calde il virus può trasmettersi per tutto l'anno.
In Francia ad esempio la prima epidemia ha avuto luogo nel 1962 con ben cinquanta casi di encefalite, di cui dieci gravi, e tra il 1975 e il 1980, nuovi casi umani sono stati verificati in Camargue e in Corsica.
[modifica] Prevenzione
A livello individuale sono efficaci i mezzi di prevenzione tradizionali contro le zanzare: insetticida o spray anti-zanzare. È utile poi portare vestiti che coprano braccia e gambe.
È raccomandabile evitare il contatto diretto con animali morti e stare lontano da luoghi a rischio come stagni e superfici umide (sottovasi).
Le ultime novità nello studio della malattia sono del 2003 :
- Una ricerca fatta negli Stati Uniti sul sangue di 6,2 milioni di donatori ha permesso di trovare 1000 donatori positivi e due probabili casi di trasmissione di encefalite, legata al virus, per trasfusione sanguigna.
- Durante uno studio analogo nel dipartimento francese di Var, in un test, che ha coinvolto 200 donatori, è risultato che l'1% di questi era positivo.
- La Svizzera ha adottato delle misure preventive: chi si è recato in luoghi a rischio (tra cui gli USA) non può donare sangue per 6 mesi.
[modifica] Tabella epidemiologica
1999 | USA | 149 casi | 18 decessi |
1999 | Canada | 1 decesso | |
2000 | Israele | 120 casi | 10 decessi |
2001 | Canada | 10 casi | |
2002 | USA | 4156 casi | 284 decessi |
2002 | Canada | 416 casi | |
2003 | USA | 9858 casi | 264 decessi |
2003 | Canada | 1000 casi | 7 decessi |
Agosto 2003 | Francia | 7 casi | |
Agosto 2006 | Canada | 1 caso |
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