Trascrizione e traslitterazione
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[modifica] Definizioni
[modifica] Traslitterazione
La traslitterazione è l'operazione consistente nel trascrivere i grafemi di un alfabeto, un abjad, di un sillabario, o ancora di un alfasillabario, nei grafemi di un altro sistema di scrittura (generalmente un alfabeto), in modo tale che ad uno stesso grafema o sequenza di grafemi della lingua di partenza corrisponda sempre uno stesso grafema o sequenza di grafemi del sistema di scrittura di arrivo, e questo indipendentemente dalla pronuncia. I due sistemi di scrittura devono dunque essere equipollenti: una traslitterazione non può essere ambigua e deve essere biunivoca. A partire da una traslitterazione bisogna essere in grado di ritrovare il testo originale.
[modifica] Trascrizione
La trascrizione invece mira a rappresentare (in modo più o meno approssimativo) la pronuncia. La trascrizione dipende spesso dagli usi della lingua di colui che trascrive. Un italiano potrà trascrivere il suono [ʃ] (o [š]; come in sciame) da una lingua data tramite il digramma sc o il trigramma sci, mentre un anglofono sceglierà sh, un tedesco sch, un francofono ch e un polacco sz.
Una trascrizione fonetica può essere resa tramite l'alfabeto fonetico internazionale. Essa mira a rappresentare i suoni nel modo in cui essi sono emessi. Una simile trascrizione si scrive tra parentesi quadre. Per esempio, la parola italiana anca si trascrive [ʹaŋka].
Si oppone a questa trascrizione quella detta fonologica, che non rappresenta i foni effettivamente emessi ma i fonemi percepiti come distintivi dai parlanti di una certa lingua che sono sempre in numero minore rispetto ai suoni emessi. Tale trascrizione, utilizza una selezione ridotta dei simboli dell'alfabeto fonetico internazionale e si scrive tra barre oblique (/). Prendendo ad esempio la stessa parola "anca", la n precedente una consonanate gutturale si pronuncia n velare [ŋ], ma tale suono non è percepito da un orecchio italiano come distintivo rispetto a n dentale [n], perciò nella trascrizione fonologica si scriverà con un unico simbolo n /'anka/.
Si confronti per contrasto la distinzione fonologica dello stesso suono in inglese: sing (cantare) /siŋ/ - sin (peccato) /sin/.
[modifica] Romanizzazione
Viene detto romanizzazione il sistema di una traslitterazione o di una trascrizione da una scrittura non latina (come il cirillico, l'arabo, il devanagari etc...), in una scrittura latina questi sistemi hanno spesso un insieme di norme ufficiali nazionale o internazionale (norme ISO). Si parla anche di romanizzazione per la trascrizione delle lingue logografiche, come il cinese o il giapponese, benché questo processo non possa essere chiamato traslitterazione poiché non vi è una conversione dal sistema di lettere in un altro.
[modifica] Esempi
[modifica] Cirillico
La norma internazionale di traslitterazione del russo ha il numero ISO 9. In quest'ultima versione (1995), questo sistema fa corrispondere a ciascun carattere cirillico un carattere latino unico, ciò che rende le traslitterazioni perfettamente reversibili senza la minima ambiguità.
Per dare un esempio semplice della differenza fra traslitterazione e trascrizione, si prenda il nome Горбачёв; questo dovrà essere traslitterato Gorbačëv secondo la norma ISO 9 (ad un carattere corrisponde un solo carattere: ad ogni č deve corrispondere un ч e inversamente), ma potrà essere trascritto Gorbatchof, Gorbachof o ancora Gorbatschow, secondo la lingua del trascrittore) un'equivalenza fonetica approssimativa che tiene conto degli usi della lingua bersaglio, in questo caso rispettivamente il francese, l'inglese e tedesco).
[modifica] Greco
In effetti, l'alfabeto greco antico è relativamente poco ambiguo (ad un grafema corrisponde molto spesso una sola interpretazione fonetica) e le differenze tra trascrizione e traslitterazione saranno molto ridotte. Eppure La trascrizione del greco antico paradossalmente non è regolata da una norma internazionalmente condivisa, in quanto normalmente l'alfabeto greco è destinato a chi lo sappia già leggere senza bisogno di trascrizioni in altri alfabeti: di conseguenza la trascrizione che ne deriva è normalmente adattata alle abitudini fonetiche della lingua dei trascrittori. Per esempio, γνῶθι σεαυτόν potrà essere trascritto gnothi seauton (in caso di trascrizione va ricordato però che in greco antico la /γ/ era pronunciata [g] di gatto in tutte le posizioni) e traslitterato gnỗthi seautón (o gnȭthi seautón). La traslitterazione inserirà soltanto gli accenti (e le quantità vocaliche). È possibile ritrovare facilmente l'originale anche a partire da una trascrizione meno rigida.
Il greco moderno, tuttavia, è molto più difficile da trattare. In effetti la pronuncia del greco anche se non come quella dell'inglese, si è notevolmente modificata nel tempo, divergendo sempre più dalla grafia.
Una delle modificazioni maggiori è lo iotacismo, fenomeno per il quale sono pronunciati [i] sei grafemi differenti che, in greco antico, non erano confusi. Allo stesso modo, ε e αι si pronunciano [e]; ο et ω valgono entrambi [o]. Così, la traslitterazione e la trascrizione saranno talora molto lontane (fatto che indica una ortografia complessa: in effetti, non è possibile notare direttamente, all'ascolto, una parola greca senza conoscerne la grafia).
Ecco un esempio concreto. Si rende verso seguente dell'Odysseus Elytis:
- Στην αρχαία εκείνη θάλασσα που εγνώριζα (Diario di un aprile invisibile, « Sabato 11 »).
Una trascrizione (fonetica e con gli accenti) possibile sarebbe stin archéa ekíni thálasa pou eghnóriza. Si contano quattro [i], scritti η, ει e ι, due [e], scritti αι e ε. Se si può proporre una traslitterazione, che permetterebbe di riconoscere il testo originale, è necessario distinguere queste grafie. Si potrebbe per esempio adottare la traslitterazione del greco antico: stên archaía ekeínê thálassa pou egnôriza, che sarà molto lontana dalla trascrizione e richiederà al lettore di conoscere delle regole di lettura meno intuitive.
Il problema si pone quindi per i nomi propri attuali: bisogna scegliere la trascrizione o la traslitterazione? Per esempio, Γιάννης Αλευράς si traslittera Giánnês Aleurás ma si trascrive Yánnis Alevrás. Peggio, Βασίλης Κοντογιαννόπουλος traslitterato sarà Basílês, mentre trascritto sarà Vasílis. Quanto al patronimico, può essere sorprendente constatare che si traslittera Kontogiannópoulos e si trascrive Kondoyannópoulos (o Kondoyannopoulos).
[modifica] Cinese
I sistemi principali di trascrizione dalla lingua cinese sono:
- Pinyin: sistema di romanizzazione della lingua cinese introdotto nel 1958 dalla Repubblica Popolare Cinese ed ora di uso comune in tutto il mondo. Si tratta dello standard adottato dall'ONU dal 1977 e della ISO dal 1982.
- Wade-Giles: sistema di trascrizione pubblicato per la prima volta nel 1859 da Thomas Francis Wade. Basato sullo sviluppo del sistema Morrison del 1815, fu ulteriormente modificato da Herbert Allen Giles nel 1912. Nel passato è stato massicciamente utilizzato nei paesi di lingua inglese.
- Yale: sistema creato nel 1948 per l'insegnamento della lingua cinese ai militari americani. In seguito è stato largamente usato per l'insegnamento negli Stati Uniti del cinese.
- E.F.E.O.: sistema di utilizzo francese (acronimo di Ecole française d'Extrême Orient).
- Bopomofo (o zhuyin fuhao), in uso a Taiwan.
- Gwoyeu Romatzyh, sistema ufficiale di Taiwan fino al 1986.
- Chinese Post Office System: vecchio sistema usato al posto del più moderno Wade-Giles per alcuni toponimi. Ad es.: Peking (Wade-Giles Pei-ching / pinyin Beijing); Tsingtao (Wade-Giles Ch'ing-tao, pinyin Qingdao); Sinkiang (Wade-Giles Hsin-chiang, pinyin Xinjiang).
[modifica] False traslitterazioni
Oggigiorno, è normale praticare una sorta di traslitterazione imprecisa che consiste nel rappresentare grossolanamente una parola straniera nel rispetto della sua grafia d'origine. Quando l'alfabeto di partenza è già latino, questa traslitterazione si esegue solitamente tralasciando i segni diacritici e altri segni che non esistono nella lingua d'arrivo. Tale pratica, legata alle necessità divulgative dei mass media e alle limitazioni tipografiche dei diversi paesi ha tuttavia dato vita a trascrizioni che talora non hanno più niente a che fare con la pronuncia di partenza.
Tali false traslitterazioni affliggono particolarmente le parole russe scritte in alfabeto cirillico: per esempio, il nome Горбачёв è reso spesso, nella carta stampata, con Gorbatchev. La ё russa, trascritta normalmente senza dieresi, si pronuncia qui /jo/ (come in Jolanda) e non /e/ e il в finale /f/. Renderlo, nell'alfabeto latino con Gorbatchev, porta a pronunciarlo, erroneamente, con un /e/ e un /v/. Se ci si attenesse più logicamente a una trascrizione, si eviterebbe questo genere di errori, che aggiunge agli svantaggi di una trascrizione imprecisa quelli di una lettura falsata. Si tratta spesso di una traslitterazione per imitazione dell'andamento generale della parola di partenza, e confusa con una trascrizione.
Il caso è molto frequente con alfabeti latini modificati, come quello polacco. I caratteri estesi assenti dalle tastiere attuali sono semplicemente omessi, senza tuttavia adattarne l'ortografia nel modo in cui meglio renda la pronuncia reale. Così, il cognome di papa Giovanni Paolo II, (Wojtyła con una elle barrata, pronunciata /w/) è semplicemente scritto Wojtila, con una elle normale. Il lettore dovrebbe dunque pronunciare questa falsa traslitterazione /wɔʒ'tila, v-/, ma la pronuncia più frequente, /vɔj'tila/, è un compromesso abbastanza vicino alla pronuncia polacca /vɔj'tɪwa/ alla quale non manca che il valore reale di ł e il valore di /ɪ/ più vicino a /e/ che a /i/ italiano. Se si fosse osservato un maggior rigore, questo nome sarebbe stato scritto Voytewa (ad esempio): in effetti, Wojtyla non è soltanto un'ortografia falsata (la l dovrebbe essere barrata), ma porta anche a rovinare il termine iniziale. Lech Walesa subisce lo stesso trattamento: il suo nome, scritto Lech Wałęsa in polacco, si pronuncia in questa lingua /'lɛx va'wɛ̃ŋsa/
Una traslitterazione efficace prorrebbe ad esempio Lekh Vawensa. Scrivere Walesa e pronunciare /va'le:za/ è quindi doppiamente erroneo. A tutt'oggi, in molte lingue, non si esita a modificare la grafia dei nomi stranieri affinché essi siano letti nella maniera più corretta.
[modifica] Voci correlate
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