Tradizioni dialettali di Taranto
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Le tradizioni dialettali di Taranto affondano le loro origini nell'antiche tradizioni greche e romane.
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[modifica] Letteratura
[modifica] Teatro
[modifica] Musica
Il popolo tarantino sviluppò un profondo legame con la musica e la canzone, ritenute ancora oggi massima espressione popolare e folkloristica.
Sin dal duecento la popolarità tradizionale di Taranto fu riconosciuta, assieme a quella della Scuola musicale napoletana, come una delle più belle ed armoniose. Più che mai epoca di serenate e mattinate, il XIII secolo vide l'affermarsi della canzone popolare, tanto che Federico II emanò nel 1221 un decreto che proibì, a Taranto come a Napoli, le seranate pubbliche che infastidivano i cittadini.
Nel trecento vi fu uno straordinario aumento di sonetti, ballate e cantiche, così belle che Giovanni Boccaccio le descrisse nel suo Decamerone. Altro grande compositore di liriche fu il tarantino Emilio Consiglio, le cui canzoni furono raccolte da Vito Forleo. Tra di esse sono di grande impatto i canti di Fiorenzo e Ardelia, che fanno da sfondo ad un'incredibile storia d'amore ambientata a Taranto fra dolci note di serenate d'amore che nella notte lasciavano un eco.
Uno svolta importante si ebbe nel quattrocento, quando Re Alfonso V di Aragona istituì nella sua corte la prima scuola musicale, creado una frattura tra polifonia, colta e di tradizione popolare, e musica accattivante e ripetitiva.
Il rifacimento di Francesco Berni dell'Orlando innamorato, scritto nel 1476 da Matteo Maria Boiardo, riporta notizie su come in Puglia la gente fosse solita ballare e suonare per giorni e notti, onde scongiurare la morte di chi veniva morso da un ragno di nome tarantola. E' il nascere del tradizionale ballo della taranta, frenetico e sconnesso, visto più come una forma d'esorcismo tramite il quale la vittima pizzicata dal ragno poteva liberarsi del suo veleno. Odiernamente, la taranta e la pizzeca-pizzeca sono i balli più antichi della città di Taranto, ma ancora ampiamente ballati nelle feste popolari.
La seconda metà nel XVII secolo vide un riaffiorare a Taranto delle serenate d'amore; Pietro Palumbo scrive in quegli anni Torre di Taranto, un'opera in cui il nobile Orazio Tripaldi, giungeva in barca e sotto la luna nei pressi del Ponte di Porta Napoli, cantando una serenata alla sua Beatrice, figlia del castellano di Taranto Don Martino Conzillos.
Il XIX secolo vide letteralmente un'esplosione della musica popolare tarantina, che raggiunse in quel periodo l'apice della sua diffusione. Tra le centinaia di canzoni e autori, spicca Salvatore Di Giacomo, famoso per la sua Nannì musicata da Mario Pasquale Costa nel 1882. In quel periodo vi fu un altro grande successo, la Canzone di Pipijele, una tiritera in vernacolo che narra la storia di un personaggio vissuto a Taranto negli ultimi anni dell'ottocento. Pipijele era un miticoltore fidanzato con una popolana, la quale un giorno gli preparò una focaccia così ben lievitata ed invitante che Pepijele non resistette alla tentazione di mostrarla ai suo compagni di lavoro per farli morire d'invidia. Approfittando di un momento di distrazione di Pipijele, i suoi amici mangiarono la focaccia, mandando la sua fidanzata su tutte le furie. La madre di Pipijele, vedendo il figlio incapace di reagire, intervenne dicendo che il figlio non assaggiò nemmeno un pezzo di quella focaccia. La Canzone di Pipijele fu vincitrice del Festival di Piedigrotta nel 1913, cantata da Sante Scialpi nel Teatro Politeama Alhambra.
La canzone popolare tarantina è da sempre legata a quella napoletana, per eccellenza le due città del regno. In occasione della visita a Taranto del re Umberto I, il compositore tarantino Mario Pasquale Costa insieme ai napoletani Peppino Turco e Roberto Bracco, compose e musicò la canzone Tarantì Tarantella, eseguita per la prima volta il 21 agosto 1889 in onore del re sul Mar Piccolo, che offrì uno spettacolo unico, con uno scenario suggestivo, pieno di fiori e lampioni colorati. La canzone ebbe un successo tale che alla fine della sua interpretazione fu bissata per quattro volte, trasportando anche i reali di Casa Savoia ad intonare quelle note che ormai a Taranto conoscono tutti:
- A' Taranto 'nce stanne
nu mare peccerille
e n'autro granne.
La terra 'ntra li duje
pare che da' vasille
e se ne fuje.
Taranti' Taranti' Tarantelle
sti' mare belle! sti' mare belle!
Dalla fine dell'ottocento, la musica popolare tarantina si affolla di artisti e musicisti come Emilio Consiglio e Liborio Tebano, che si susseguono in un vorticoso scenario di tradizionalità e folklore, fino ad arrivare nella seconda metà del XX secolo, dove gruppi come Armonia dei due mari, Mini folk Taras e il Gruppo folk Taranto Nord, continuano a mantenere viva la musica tradizionale tarantina, riproponendo vecchi successi e nuovi brani. Solo per citarne alcuni: Vocca de rosa, Quanne ballave tu, Tarde Ta, Na cozza c'u limone, indimenticabili protagonisti di storiche manifestazioni come la "Festa della Canzone", il "Festival della canzone tarantina" e il "Campanile d'oro".
Oggi, la scena musicale tarantina è più viva che mai, evoluta seconda le esigenze delle nuove generazioni, che se pur affezionati alle tradizioni, mostrano una particolare attenzione ad artisti come i Pacefatta, un gruppo nato nel 1997 dall'unione di tre giovani tarantini, che con sonorità hip-hop e rap esordisce nel 2000 con Tarantini purosangue, brano in dialetto che li consacra come principali esponenti della musica hip-hop tarantina. Nel 2003 è uscito il loro primo album dal titolo Pacefà, e per il 2006 è prevista l'uscita del loro secondo lavoro.
Il 2004 vede l'affermarsi sulla scena musicale tarantina di Fido Guido, un giovane che al suono di ragamuffin, punta il dito verso le problematiche della città. Il suo album d'esordio dal titolo Patrun'e sotte è un avvincente susseguirsi di brani reggae che sono riusciti a penetrare nel cuore dei tarantini, grandi e piccoli. Nel 2006 è uscito il suo secondo album, Terra di conquista, in cui Fido Guido si propone anche come compositore dei suoi brani, arricchiti in questo secondo lavoro da una vena di romanticismo, come per il brano Core sus'a core che confermano l'enorme talento di un artista che per la sua città stà facendo tanto.
Un altro artista che canta in tarantino è Zakalicious, che nel suo primo album La casa della parrucca del 2005 canta in vernacolo.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Cataldo Acquaviva - Fronne o' vijende - Giovanni Semeraro Editore - Taranto, 1963
- Cataldo De Florio - Fiùre senz'addòre. Raccolta di poesie e canzoni dialettali tarantine - Editrice Tarentum - Taranto, 1973
- Giovanni Acquaviva - Il Teatro Popolare Tarantino (volumi I-II) - Congedo Editore - Taranto, 1976
- Angelo Fanelli - Filannègne - Associazione Culturale "Taranto Madre" - Taranto, 1983
- Dino Foresio - Euterpe Tarantina. Storia della musica e dei teatri a Taranto dal seicento ai giorni nostri. - Mandese Editore - Taranto, 1984.