Torchio tipografico
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Insieme ai caratteri mobili Johannes Gutenberg introdusse un'altra importante innovazione nell'arte della stampa: il torchio tipografico. Si tratta di un meccanismo in grado di appoggiare un foglio di carta su di una matrice ottenuta costruendo una forma per mezzo di caratteri mobili da stampa). Il sistema ricordava il torchio silografico oppure poteva essere ispirato a vari altri macchinari quali il torchio vinario. Il torchio tipografico era formato da una vite (nell'immagine a destra è sostituita da un sistema a gomito)
azionata da una leva o barra. La vite spinge in basso il piatto metallico speriore detto platina o piano di stampa che si abbassa su una cornice di legno (il timpano, formato da una cornice che sorregge un foglio di pergamena che si interpone tra la carta e la platina) che tiene bloccato il foglio di carta. Il timpano è montato su una rotaia che permette di spostarlo avanti, fin sotto la platina o indietro, per estrarre la pagina stampata. La forma inchiostrata si trova sotto la platina con i caratteri rivolti verso l'alto. Dopo ogni colpo il torcoliere alzava la barra e, tramite un sistema di corde attaccato a un molinello, faceva scivolare indietro il "carro" che sorreggeva il "forziere" contenente il timpano. Questo veniva sollevato e il foglio di carta lasciato asciugare prima di ricevere la seconda impressione. Intanto il battitore inchiostrava nuovamente la forma, la circondava con un telaio leggero detto "fraschetta" che sorreggeva una cornice di carta per impedire di sporcare i fogli di carta con i bordi della forma. Il timpano riceveva un nuovo foglio di carta e veniva richiuso, il forziere veniva posto nuovamente in posizione sotto la platina e il torcoliere tirava la barra.
La platina, come si vede, non è montata direttamente all'estremità della vite ma, per evitarene la rotazione, anche parziale, su una sorta di scatola, detta bussola. Quindi solo l'estremità della vite è in contatto con la platina che è sostenuta in posizione da 4 tiranti (ben visibili nell'immagine a sinistra e del tutto assenti nel più moderno torchio mostrato a destra).
Come tutti i macchinari il torchio tipografico subì un'evoluzione e dal primitivo ingombrante macchinario di legno di epoca pre-industriale (vedi l'immagine a sinistra) si giunse a sistemi più piccoli ma considerevolmente più robusti tutti in metallo del periodo della rivoluzione industriale. In alcune immagini care ai bibliofile non è raro vedere i torcolieri contratti per lo sforzo. In realtà negli esemplari moderni il colpo doveva essere ben calibato visto il rischio di spostare l'intera struttura in caso di una spinta eccessiva. Benché esistano numerosissime testimonianza di questi macchinari, essi sono generalmente in disuso per la scarsa produttività rispetto ai macchimari moderni. Sono tuttavia saltuariamente utilizzati nel caso di tirature limitate di speciali edizioni per amatori.