Termoterapia interstiziale laser
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La termoterapia interstiziale laser o percutanea delle lesioni neoplastiche è un’attraente alternativa alla resezione chirurgica per il trattamento di pazienti con malattie localizzate, come i tumori.
La luce laser offre un mezzo eccellente, per indurre un aumento locale di temperatura nel tessuto, che può essere impiegato per la terapia oncologica. L'energia luminosa viene assorbita dal tessuto e convertita in calore. La luce può essere focalizzata all'interno di fibre ottiche sottili; queste possono essere inserite in profondità nella massa tumorale, o in cavità naturali del corpo, in modo minimamente invasivo.
Il vantaggio di usare la luce laser per la termoterapia, rispetto ad altri metodi, risiede nell'abilità che questa ha di depositare, in modo minimamente invasivo, una quantità precisa di energia in una regione ben definita, inducendo lesioni di dimensione riproducibile.
L’obiettivo è quello di distruggere il tessuto tumorale attraverso la coagulazione termica. La durata del trattamento è tipicamente di 15-30 minuti. La coagulazione è indicata dal visibile sbiancamento del tessuto ed è definita come l’alterazione irreversibile, indotta termicamente, delle proteine cellulari e di altre molecole biologiche.
Per il riscaldamento non-selettivo viene utilizzata comunemente la luce nel vicino infrarosso, la quale penetra più profondamente nel tessuto rispetto ad altre. Il riscaldamento laser è stato usato per trattare ulcere peptiche emorragiche, poiché la contrazione termica del tessuto sigilla i vasi sanguigni. La vaporizzazione dei tumori si è dimostrata efficace per il trattamento palliativo del cancro esofageo. Per il riscaldamento di volumi grandi, com’è richiesto nell’ipertermia e nella termoterapia laser-indotta, è impiegato preferibilmente il modo continuo perché la causa principale del danneggiamento del tessuto è la dissipazione termica dovuta alla conduzione del calore.
La luce è un flusso di fotoni, ciascuno dei quali trasporta una quantità finita di energia. I fotoni si muovono in tutte le direzioni ed interagiscono con il tessuto per assorbimento e diffusione. L’assorbimento determina la fine della propagazione. La maggior parte della luce assorbita è convertita in calore, che aumenta la temperatura del tessuto. La diffusione devia la luce dalla direzione originale di volo, preservando l’energia del fotone. I componenti del tessuto che assorbono la luce sono chiamati cromofori. Esempi di cromofori importanti nella regione visibile e del vicino infrarosso dello spettro sono l’emoglobina del sangue e la melanina della pelle. L’assorbimento della luce da parte del sangue dipende dall’ossigenazione. Più in là, nell'infrarosso, l’acqua è l’assorbente dominante. La figura 1 mostra lo spettro di assorbimento dell’emoglobina ossigenata (HbO2), della DOPA-melanina e dell’acqua.
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