Statua di Zeus
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La Statua di Zeus ad Olimpia, una della sette meraviglie del mondo, fu realizzata dallo scultore greco Fidia, nel 433 a.C.. Nel 394 fu probabilmente portata a Costantinopoli dove andò poi distrutta.
Dimensioni e fattezze della statua sono state dunque ricostuite sulla base delle numerose descrizioni e testimonianze provenienti dagli autori classici.
L'opera d'arte in questione, infatti, conobbe un'enorme fortuna nel mondo antico (tanto da essere riprodotta anche sulle monete d'Elide di età adrianea) e molte volte è stata citata dagli scrittori del mondo greco e latino che crearono attorno ad essa una ricca aneddotica.
Lo storico e geografo Strabone, ad esempio, riporta un episodio (Geografia, libro VIII 3, 30) secondo cui lo stesso Fidia avrebbe detto, al suo parente e collaboratore Paneno, di aver tratto ispirazione per la scultura del suo Zeus da alcuni versi dell'Iliade: "Disse, e con le nere sopracciglia il Cronide accennò; le chiome ambrosie del sire si scompigliarono sul capo immortale: scosse tutto l'Olimpo". (Omero, Iliade I, 528-530).
Il basamento della statua crisoelefantina occupava un'area di più di sei metri per dieci, e doveva superare i 12 metri di altezza.
L'impressione di monumentalità data dalla statua doveva essere accentuata dalla non troppo felice proporzione delle dimensioni tra essa e la struttura in cui era collocata: pur essendo il tempio di dimensioni considerevoli, la testa di Zeus, rappresentato seduto in trono, ne sfiorava il soffitto, tanto che Strabone ebbe a scrivere che, se il dio si fosse alzato in piedi, avrebbe scoperchiato il tempio. (Strabone, Geografia VIII 3, 30).
Un'esauriente descrizione ci viene dalle pagine di Pausania (Pausania, Periegesi V, 10, 2): Zeus reggeva nella mano destra una Nike (vittoria) d'oro e avorio, mentre nella sinistra teneva uno scettro su cui poggiava l'aquila, simbolo della divinità.
Le parti scoperte della statua erano realizzate in avorio, mentre tutti gli attributi erano in lamina d'oro. Il trono, crisoelefantino anch'esso e decorato con ebano e pietre preziose, recava in rilievo numerose rappresentazioni di ispirazione storica e mitologica, idealmente collegate alle decorazioni già presenti nel tempio.
Secondo una controversa fonte bizantina, la statua fu trasferita a Costantinopoli verso la fine del IV sec. d. C., presso la dimora di Lausus, collezionista d'arte ante litteram, trovando posto accanto ad altri capolavori. Qui essa rimase fino alla sua distruzione, plausibilmente avvenuta durante l'incendio di Costantinopoli del 475.
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