Saul (Alfieri)
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Ideata e composta nel 1782, il Saul è una tragedia in endecasillabi sciolti strutturata in cinque atti. Alfieri la dedicò all’amico Tommaso Valperga di Caluso, docente di greco e di lingue orientali. La vicenda, tratta dalla Bibbia, è incentrata sulle ultime ore di re Saul nell’accampamento militare di Gelboè durante la guerra contro i Filistei. Alfieri si è attenuto all’unità di tempo (un giorno), di spazio (Gelboé) e di azione.
[modifica] Trama
Saul, un coraggioso guerriero, fu incoronato re di Israele su richiesta del popolo e consacrato del sacerdote Samuele, che lo unse in nome di Dio. Col tempo, però, Saul si allontanò da Dio finendo per compiere diversi atti di empietà. Allora Samuele, su ordine del signore, consacrò re, un umile pastore: David. Questi fu chiamato alla corte di Saul per placare con il suo canto l’animo del re, e lì riuscì ad ottenere l’amicizia di Gionata, figlio del re, e la mano della giovane figlia di Saul, Micol. David generò però una forte invidia nel re, che vide in lui un usurpatore e al tempo stesso vi vide la propria passata giovinezza. David venne perseguitato da Saul e costretto a rifugiarsi in terre dei filistei (e per questo accusato di tradimento). La vicenda narrata nel Saul narra le ultime ore di vita del re e vede il ritorno di David, che da prode guerriero è accorso in aiuto del suo popolo, pur sapendo bene il rischio che ciò poteva comportare per la sua vita. David è pronto a farsi uccidere dal re, ma prima vuole potere combattere con il suo popolo. Saul vedendolo lo vuole uccidere, ma dopo averlo ascoltato si convince a dargli il comando dell’esercito. David ad un certo punto commette però un errore, parlando di “due spade” in Israele, e ciò genere il delirio e scatto omicida di Saul verso il giovane. Saul poi spiega a Gionata la dura legge del trono, per la quale “il fratello uccide il fratello”, mettendolo in guardia da David. Davanti al re arriva il sacerdote Achimelech, che porta a Saul la condanna divina e lo mette al corrente dell’avvenuta incoronazione di David. Il re lo fa uccidere, e da lì egli andrà sempre più verso il delirio. Nell’ultimo atto, Saul prevede in un incubo la morte sua e dei suoi figli e con una visione piena di sangue si ridesta, e coglie la realtà dei fatti: i Filistei li stanno attaccando, e l’esercito israeliano non riesce a difendersi. A questo punto Saul ritrova se stesso, e con la morte riconquista la sua integrità d’uomo e di re.
[modifica] Commento
L’azione della tragedia gravita attorno alla figura del re Saul, in costante oscillazione tra passioni opposte. Su di lui pende la condanna di Dio, e di questo Saul ne è convinto in quanto consapevole delle proprie azioni, e ciò lo tormenta. Un tormento che si manifesta sotto forma di incubi e di follia ad opera di uno spirito maligno. Nel II atto Saul narra un incubo nel quale il sacerdote Samuele chiamava lui e la sua discendenza alla morte, poi questi gli “strappa la corona dal crine” per metterla sulla testa del nuovo re di Israele: David. Saul odia David, colui che ai suoi occhi vuole portargli via la dignità reale e l’amore della figlia. David è un valoroso guerriero noto in tutto il mondo, mentre Saul ormai è un vecchio re in decadenza, prossimo alla morte. Se da un lato Saul è conscio del fatto che solo David può ottenere la vittoria sicura sui Filistei e dare l’amore alla figlia, dall’altra il vertiginoso aumento del potere di David, già incoronato re dai sacerdoti, crea in lui un odio senza limiti. È così che Saul si trova a combattere, in perenne fluttuazione tra due passioni opposte. Egli non riesce più ad essere contemporaneamente padre e re vincente. Il suo è un io disgregato, incapace di ritrovare l’unità. È proprio un percorso verso l’unità di Saul, quello che si compie lungo i cinque atti della tragedia. Saul passa attraverso i sentimenti più contrapposti mentre si avvicina man mano la sua ultima meta: il suicidio. Sarà però un suicidio eroico il suo. Egli troverà finalmente la sua integrità attraverso una rinuncia radicale: uomo che rifiuta la vita, padre che rinuncia alla figlia, re che rinuncia al suo popolo che “cade”. Ma uccidendosi Saul ritrova un’immagine definitiva e coerente che nessuno potrà annullare. È così che la rinuncia va letta come un supremo possesso: con la morte Saul espia i suoi eccessi sanguinosi e tirannici, rinuncia alla figlia dandogli una prova di offerta d’amore, intesa come vero possesso. Pur prendendo il soggetto dalla Bibbia, Alfieri, non dà vita ad un dramma religioso, ma ad un dramma psicologico incentrato sulla contraddittorietà di Saul. Egli è un tiranno che dopo la sua sterminata brama di dominio diventa un eroe lasciandosi alle spalle una lunga vita di miseria e abiezione, trovando il riscatto dalla miseria delle passioni, delle debolezze e della paura attraverso il suicidio eroico.
[modifica] Collegamenti esterni
- Scrittori d'Italia Laterza, per leggere le tragedie di Alfieri e il parere dell'autore sull'opera
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