Sante Perpetua e Felicita
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Perpetua e Felicita († Cartagine, 7 marzo 203) erano due ragazze cristiane che subirono il martirio a Cartagine sotto l'impero di Settimio Severo (193 - 211) insieme a Saturo, Revocato, Saturnino e Secondino, anch'essi venerati come santi. Sono venerate come sante da molte Chiese cristiane: cattolici, protestanti evangelici e anglicani celebrano la loro memoria liturgica il 7 marzo; gli ortodossi il 1 febbraio.
[modifica] I documenti
Il resoconto del loro martirio, scritto in latino fu scoperto da Holstenius e pubblicato da Poussines.
I capitoli III –X contengono i racconti e le visioni di Perpetua, i capitoli XI-XIII quelle di Saturo. I capitoli I-II XIV-XXI sono attribuiti ad un testimone oculare poco dopo la morte dei martiri.
Nel 1890 Rendel Harris scoprì un altro resoconto scritto in greco, che ha pubblicato in collaborazione con Seth K. Gifford (Londra, 1890). Molti storici ritengono che questo testo in greco sia l’originale, altri postulano la contemporaneità di entrambi i testi, tuttavia l'ipotesi più accreditata è che il testo in latino sia l’originale e quello in greco una mera traduzione.
Il fatto che Tertulliano sia l’autore di questi Atti non è dimostrato così come non lo è il fatto che tutti questi martiri o alcuni di essi fossero montanisti. Negli atti non ci sono indicazioni a riguardo.
[modifica] Vita secondo la fonte agiografica pervenuta
Secondo la tradizione, la loro passio fu redatta da Perpetua e Felicita stesse e la sua compilazione definitiva fu opera dell'apologista Tertulliano.
In base a questo racconto, Vibia Perpetua era una nobile e colta matrona di ventidue anni, madre di un bambino che ancora allattava; fu arrestata insieme ai suoi servi Revocato, Saturnino, Secondino e Felicita, incinta e in procinto di partorire: erano tutti catecumeni ed erano stati convertiti al cristianesimo da Saturo.
Settimio Severo (193-211) con un decreto aveva proibito a tutti i cittadini dell’impero di diventare cristiani, chiunque avesse disobbedito sarebbe stato soggetto a pene severe. Il padre di Perpetua era pagano mentre sua madre e due suoi fratelli erano cristiani, uno di loro era anche catecumeno. Il terzo fratello il giovane Dinocrate morì pagano.
Dopo il loro arresto e prima di essere condotti in prigione i cinque catecumeni furono battezzati. Perpetua e Saturo lasciarono dei fedeli e puntuali resoconti delle sofferenze ed i patimenti durante la prigionia, il tentativo del padre di Perpetua di indurla all’apostasia, le loro visioni e tutte le vicissitudini prima della loro esecuzione.
Poco dopo la morte dei cinque martiri un cristiano zelante ha aggiunto a questi documenti preziosi anche il racconto dell’esecuzione.
Il buio e l’atmosfera oppressiva della prigione spaventarono molto Perpetua che era anche molto in ansia per la vita del suo bambino. Due diaconi, corrompendo il carceriere, riuscirono a far visita ai prigionieri alleviandone un po’ le sofferenze. Anche la madre ed il fratello catecumeno fecero visita a Perpetua che poté riabbracciare e nutrire il suo bambino, tenendolo in cella con sè.
Perpetua ebbe anche una visione in cui saliva su una scala fino a raggiungere un prato verde in cui pascolava un gregge di pecore. Dopo questa visione, capì di essere prossima al martirio.
Pochi giorni dopo il padre di Perpetua, avendo saputo che il processo stava per avere luogo, si recò in visita alla prigione supplicando la figlia di non infangare il suo nome, ma Perpetua restò salda nella “sua” fede. Il giorno seguente i sei confessori furono processati dinanzi al procuratore Hilarianus. Tutti e sei professarono con forza la loro fede cristiana, il padre di Perpetua portandole il figlio tentò nuovamente di indurla all’apostasia, perfino il procuratore fece delle rimostranze verso di lei, ma invano. Perpetua rifiutò di sacrificare Dio in nome della sicurezza dell’imperatore. Suo padre fu allontanato con la forza dal procuratore e fustigato.
I sei confessori furono condannati ad essere sbranati da belve feroci.
Sempre secondo le leggende agiografiche, in una visione Perpetua vide il suo fratellino Dinocrate morto alla tenera età di 7 anni, dapprima triste e sofferentee subito dopo sano e felice; in un’altra visione vide se stessa impegnata in una lotta vittoriosa contro un etiope selvaggio, le fu subito chiaro che non avrebbe lottato contro belve feroci, bensì contro il diavolo. Anche Saturo tramandò per iscritto le sue visioni: in una di esse era trasportato insieme con Perpetua, da quattro angeli in uno splendido giardino dove incontrarono altri martiri cristiani, vittime della persecuzione e delle loro stesse sofferenze: Giocondo, Saturnino, Artaio, and Quinto. Nella visione vide anche il vescovo Ottato di Cartagine ed il sacerdote Aspasio che implorarono i martiri per la riconciliazione. Frattanto si stava avvicinando la festa del natale del cesare Geta, in occasione della quale i cristiani condannati dovevano lottare contro bestie feroci, durante i giochi militari, a tal fine vennero trasferiti dalla prigione nell’arena. Il carceriere Pudete che aveva imparato a rispettare i confessori, permise ad altri crisriani di far loro visita. Il padre di Perpetua andò a trovarla tentando invano di fuorviarla.
Secundo, uno dei confessori morì in prigione, Felicita che, quando fu arrestata, era all’ottavo mese di gravidanza era persuasa che non l’avrebbero sottoposta al martirio insieme agli altri, dal momento che la legge vietava l’esecuzione di donne incinte. Fortunatamente due giorni prima dell’inizio dei giochi diede alla luce una bambina che venne adottata da una donna cristiana.
Il 7 marzo, durante uno spettacolo castrense per celebrare il Natale di Geta Cesare (7 marzo), figlio di Settimio Severo, i cinque confessori furono condotti nell’anfiteatro, a seguito della richiesta della folla furono dapprima fustigati, poi un cinghiale, un orso e un leopardo furono aizzati contro gli uomini ed una mucca selvaggia contro le donne. Feriti dalle bestie feroci si baciarono per l’ultima volta prima di essere uccisi. I loro corpi furono sepolti a Cartagine.
[modifica] La venerazione
Il culto delle due sante e dei loro compagni martiri ebbe straordinaria e immediata diffusione: sono pervenute anche alcune omelie di Agostino pronunciate proprio in occasione della loro festa. I loro attributi iconografici sono le palme del martirio e la vacca.
Per qualcuno dalla loro passione si evincono segni della loro omosessualità, o anche di transessualità: vengono per questo invocate anche nelle unioni matrimoniali simboliche tra lesbiche.
La loro festa venne celebrata anche al di fuori dei confini dell’Africa il 7 di marzo: questa data entrò a far parte del calendario filocaliano, cioè quello dei martiri venerati pubblicamente a Roma nel IV secolo. Una meravigliosa Basilica chiamata Basilica Maggiore fu eretta nel luogo in cui furono sepolti. Pere Delattre proprio in questa Basilica scoprì un’antica iscrizione recante i nomi dei martiri.
- Catholic Encyclopedia del 1917 in inglese, oggi di pubblico dominio. La corrispondente voce originale inglese è Perpetua and Felicitas, Saints.