San Riccardo di Andria
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Riccardo di Andria, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, fu vescovo di Andria nel XII secolo.
Riccardo era il vescovo, probabilmente di origine inglese (l’unico di nome Riccardo), che intervenne nel 1179 al Concilio Lateranense III, celebrato da papa Alessandro III. Egli era ancora in vita nel 1196, quando trasferì le reliquie dei Santi Erasmo e Ponziano nella chiesa di San Bartolomeo (testimonianza di Ughelli, che trascrisse un documento, poi perduto, che si trovava nell’archivio di Andria).
Ma Riccardo è anche il vescovo di Andria senza nome, destinatario di un’epistola di Alessandro III (1159-1181). È una serie di casi di giustizia amministrativa o penale o fiscale che il vescovo riteneva suo dovere sottoporre al parere o alla sanzione della Curia Romana. Queste sono le poche notizie, storicamente documentate, dell’episcopato del vescovo Riccardo.
Le poche notizie, storicamente documentate, dell’episcopato del Vescovo Riccardo ci provengono da un’epistola di Alessandro III (1159-1181). È una serie di casi di giustizia amministrativa o penale o fiscale che il vescovo riteneva suo dovere sottoporre al parere o alla sanzione della Curia Romana.
Egli resse la diocesi di Andria almeno per un quarantennio e, durante la sua lunga permanenza sulla cattedra episcopale, operò per "risanare i costumi" di quella parte del clero accusato di essere stato "corrotto" dalla preatica della simonia e del nicolaismo, ripetutamente e duramente condannati nei Concili Lateranensi del 1139 e del 1179. Ma la sua attività apostolica si concentrò particolarmente nel “ricristianizzare” il popolo andriese.
Presto il clero ed i fedeli iniziarono a venearlo come santo, ma nel Concilio Lateranense del 1215 la Santa Sede avocò a sé le canonizzazioni ed il permesso di venerare le reliquie dei santi.
A distanza di ben più di due secoli, la venerazione come santo ed il culto legato ai suoi resti mortali erano ancora così vive nel clero e nei fedeli di Andria, che Francesco II del Balzo ed il vescovo Dondei poterono ottenere che la Santa Sede, sotto il pontificato di Eugenio IV, nel 1438 ne ammettesse il culto e lo riconoscesse ufficialmente come il patrono della città. Infine, per disposizione di papa Urbano VII, fu iscritto nel Martirologio Romano alla data del 9 giugno.