Rigoberta Menchú Tum
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Nobel per la pace |
Rigoberta Menchú Tum (nata a Chimel, in Guatemala, il 9 gennaio 1959) ha ricevuto nel 1992 il Premio Nobel per la Pace, datole "in riconoscimento dei suoi sforzi per la giustizia sociale e la riconciliazione etno-culturale basata sul rispetto per i diritti delle popolazioni indigene".
Il premio le è stato conferito in parte per la sua biografia del 1987, Mi chiamo Rigoberta Menchú, raccolta dall'antropologa Elisabeth Burgos. I suoi detrattori sostengono che il libro contiene molti fatti inventati. I suoi difensori sostengono che qualsiasi eventuale invenzione passa in secondo piano rispetto all'estrema importanza del suo racconto della soppressione guatemalteca del popolo indio, finanziata dagli Stati Uniti.
La Menchú sostiene che iniziò a lavorare come bracciante agricola migrante all'età di cinque anni, in condizioni che causarono la morte dei suoi fratelli ed amici. Da adulta, si unì a membri della sua famiglia in azioni contro i militari per i loro abusi dei diritti umani. La violenza la costrinse all'esilio nel 1981. La Menchú appartiene al gruppo etnico indigeno dei Maya Quiché.
Nel 1991 prese parte alla stesura da parte delle Nazioni Unite di una dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni. Rigoberta Menchú è ambasciatrice dell'UNESCO ed è tornata in Guatemala per lavorare al cambiamento del paese.
Ella ha inoltre cercato, nel 1999, di far processare in un tribunale spagnolo l'ex dittatore militare e mancato candidato presidenziale 2003, Efraín Ríos Montt, per crimini commessi contro cittadini spagnoli; tali tentativi sono stati comunque senza esito. In aggiunta alla morte di cittadini spagnoli, le accuse più gravi comprendono il genocidio contro la popolazione Maya del Guatemala.
Nel 2002 Rigoberta Menchú Tum è stata insignita della cittadinanza onoraria di Caorle (VE) nell'ambito dell'iniziativa culturale “Pensando al sud del mondo – l’America Latina”.