Realismo esistenziale (pittura)
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Il realismo esistenziale è un movimento pittorico nato e vissuto a Milano tra la metà degli anni cinquanta e la fine degli anni sessanta circa. Senza mai costituirsi come tendenza organizzata, è nato da un gruppo di giovani artisti usciti dall'Accademia di Belle Arti di Brera diretta da Aldo Carpi. Non è stato un vero e proprio movimento pittorico, bensì un "clima" comune, un incontro di sensibilità mosse dalla medesima attenzione verso spunti e fermenti diversi, dalle riflessioni su Husserl, Sartre e Camus ai primi film di Fellini e Antonioni e al Nouveau Roman francese, dalla crisi dell’impegno politico dopo l’invasione dell'Ungheria nel 1956 alla riscoperta di una dimensione forte del proprio privato.
Un clima che prendeva atto dei limiti del realismo "ideologico" in pittura, e riportava l’attenzione su l’uomo, il suo destino quotidiano, le sue emozioni e sentimenti di fronte al peso crescente di alienazioni dovute ai sistemi sociali dominanti, al montare delle mode e degli opportunismi culturali. L'attenzione si sposta dall'epica della Storia al racconto quotidiano, dai grandi scenari allo scorcio privato e alla sintesi personale. Dalle “occupazioni delle terre” e dalle lotte nel mondo, dalle vaste metafore e dai grandi temi populisti - generosamente investiti dalle poetiche del realismo dell'immediato dopoguerra - si passa al banco della macelleria sotto casa, alla dolente incombenza di una luce cruda, di un gancio appuntito, di cose e personaggi trafitti dalla solitudine e dall'ansia… Dalle epopee operaie e contadine la pittura si volge allo spazio di una stanza o al lamento di un sassofono, al luccichio anonimo della plastica. È una figurazione in tensione, assorta di fronte all’incombere del vero e impegnata a dare segni e spessori alle reazioni individuali, ai sentimenti e alle emozioni del privato. A ben guardare, la sopravvivenza stessa dell'arte d'immagine italiana, cioè di un'arte nostra esplicitamente figurativa, rivolta alla sostanza delle cose e non soltanto a una “arte per l'arte" di natura meramente estetizzante o mercantile, si deve soprattutto a questo gruppo di giovani artisti, usciti da Brera attorno alla metà degli anni cinquanta. A quelle opere e a quella poetica giovanile dobbiamo attribuire il giusto merito di avere tenuto fermo in tutti questi anni una possibilità di sguardo su l'uomo e sulla sua realtà fenomenica, sulla sua complessità esistenziale e culturale. L’attendibilità di uno sguardo lirico, di uno scavo metaforico negli spazi, negli oggetti e nei gesti dell‘esistenza. Altri giovani, in Francia, stavano lavorando nella stessa direzione. Sono il gruppo della Ruche (Fougeron, Rebeyrolle, Gallard, Dat e Thompson). Ma più che di un'influenza reciproca si trattava di una coincidenza, di una concomitanza di idee e di scelte. Infatti i due gruppi non si conoscevano, e non si incontreranno mai. Quei lavori e la loro poetica hanno mantenuto percorribile una sorta di terza via tra le sponde rigide e talora retoriche del realismo e l’estetismo epidermico dell'informale. E, più tardi, tra l'aristocratica concettualità delle diverse avanguardie e l'appiattimento di popart e iperrealismo. Si è trattato di un gruppo che a Milano ha trovato l'humus necessario, l'innesco speciale per manifestarsi, e attirare nel capoluogo lombardo altre presenze, altre energie poetiche, intellettuali e scrittori (Testori, Bianciardi, Tadini, Sereni ecc.) con artisti di profonda ricchezza umana e culturale, con galleristi e collezionisti intelligenti. Essi avevano vissuto l’infanzia dentro la querra, in una condizione di sgomento, di disagio. Di qui le loro immagini avare di colore, cariche di dolore e stupore: periferie, muri di fabbriche, corpi e gesti disseccati… E poi figure, oggetti, allegorie e simboli di forte evidenza e impatto, quasi urtanti, talvolta perfino brutali e grezzi, fortemente impressionati dal ricordo di Picasso, dai neon della pubblicità, dalle sonorità arrocchite del jazz che si mischiano alle sirene delle fabbriche. Il loro è stato un incontro più di insofferenza che di tendenza, alla ricerca di una verità scrostata da ogni dogma, contro i conformismi imperanti. L’incontro con le opere di Bacon, viste nel 1958 a Torino, fu fondamentale per la continuazione e lo sviluppo delle loro scelte.
Nella capitale lombarda c'era stata "Corrente", altro movimento giovanile di un'arte in cui i termini del realismo già si erano venuti dialettizzando. Nella prima metà degli anni cinquanta, ispirati anche da quella esperienza, sono in particolare Franco Francese e Giansisto Gasparini, di qualche anno più maturi dei giovani che li seguiranno, a iniziare un lavoro di scavo, di interiorizzazione psicologica e lirica dentro gli aspetti plastici propri del realismo. Francese rompe gli schemi realistici verso una dilatazione lirica, mentre molti dei temi che Gasparini tratta in quegli anni verranno poi ripresi, in maniera anche esplicita, dai ragazzi del realismo esistenziale.
[modifica] I nomi
- Giuseppe Banchieri
- Floriano Bodini
- Mino Ceretti
- Gianfranco Ferroni
- Giuseppe Guerreschi
- Bepi Romagnoni
- Tino Vaglieri
[modifica] Altri artisti vicini o assimilabili al gruppo
- Rodolfo Aricò, Giorgio Bellandi, Adolfo Borgognoni, Giovanni Cappelli, Giancarlo Cazzaniga, Giovanni Giannini, Piero Leddi, Sandro Luporini, Giuseppe Martinelli, Dimitri Plescan, Pietro Plescan, Liberio Reggiani, Giulio Scapaticci, Luigi Timoncini
[modifica] Le mostre e le date principali
- 1956 - Banchieri e Vaglieri alla Gall. Pater, Milano, a cura di Mario De Micheli.
- 1956 - Ceretti, Guerreschi e Romagnoni alla Gall. San Fedele, Milano, a cura di Giorgio Kaisserlian.
- 1965 - I precedenti più Ferroni e Bodini, "Cronaca di una esperienza figurativa“, Gall. Bergamini, Milano, a cura di Mario De Micheli.
- 1970 - “Realisti esistenziali”, Gall. Eunomia, Milano, a cura di Giorgio Mascherpa.
- 1981 - “Dal realismo esistenziale al nuovo racconto”, Gall. San Fedele, Milano, a cura di Giorgio Mascherpa.
- 1991 - “Il realismo esistenziale”, La Permanente, Milano, a cura di Giorgio Seveso e altri.
- 1998 - “Realismo esistenziale e dintorni”, Gall. del Credito Valtellinese, Milano e Sondrio, a cura di Martina Corgnati.