Numa Pompilio
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Numa Pompilio fu il secondo re di Roma.
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[modifica] La leggenda
Per la tradizione e la mitologia romana, tramandataci grazie a Tito Livio e a Plutarco che ne scrisse anche una biografia, Numa Pompilio, di origine sabina, regnò tra il 715 a.C. e il 674 a.C. (anno in cui morì ottantenne) succedendo come re di Roma a Romolo.
L'incoronazione di Numa non avvenne immediatamente dopo la scomparsa di Romolo, alla cui morte il governo della città passò invece ai Senatori, in un tentativo di sostituire la monarchia con una oligarchia. I Senatori, incalzati dal sempre maggiore malcontento popolare, furono però costretti ad eleggere di un nuovo re.
Per l'elezione proposero Numa Pompilio, della Gens Pompilia, che abitava nella città sabina di Cures Sabini ed era sposato con Tazia, figlia di Tito Tazio (nato addirittura nel giorno in cui Romolo fondò la città eterna), molto noto in città come uomo di provata fede ed esperto conoscitore delle leggi divine, da cui gli derivò l'appellativo di Pius. Inizialmente contrario ad accettare la proposta dei senatori, Numa vi acconsentì solo dopo che furono presi gli auspici degli dei, che gli si dimostrarono favorevoli; Numa fu quindi eletto re per acclamazione da parte del popolo.
Morirà ottantenne, ricordato con affetto dai romani, anche per non aver mai condotto alcuna guerra. Il popolo gli dedicò un mausoleo sul Gianicolo.
[modifica] Governo
A Numa sono ascritte una serie di riformentese a consolidare le istuzioni della nuova città, prime tra tutte quelle religiose.
(LA)
«Quís procul íll (e) autém ramís insígnis olívae Sácra feréns? Noscó crinís incánaque ménta Régis Rómaní, primám qui légibus úrbem Fúndabít, Curíbus parvís et paupere térra Míssus in imperíum magnúm.»
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(IT)
«Chi (è) pertanto quello lontano cinto del ramo d'ulivo che porta gli arredi sacri? Conosco i capelli e il mento canuto del re Romano, che consoliderà la prima città colle leggi, chiamato dalla piccola Curi e da una povera terra ad un grande potere. »
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Nel Foro costruì la Regia e lungo la Via Sacra fece edificare il Tempio di Giano, le cui porte potevano essere chiuse solo in tempo di pace; affidò all'ordine sacerdotale dei Salii, da lui stesso istituito, il compito di dichiarare il tempo di pace e di guerra (per gli antichi romani il periodo per le guerre andava da marzo ad ottobre), mentre all'ordine dei flamini affidò il culto della Triade Capitolina. Scelse le prime vergini Vestali della città, assegnando a queste uno stipendio e la cura del tempio in cui era custodito il fuoco sacro della città. Nominò anche il primo pontefice di Roma, cui spettava il compito di vigilare sull'applicazione di tutte le prescrizioni di carattere sacro.
[modifica] Calendario
A lui viene ascritta anche la riforma del calendario, basato sui cicli lunari, che passò da 10 a 12 mesi (355 giorni), con l'aggiunta di gennaio, dedicato a Giano, e febbraio che furono posti alla fine dell'anno, dopo dicembre (l'anno iniziava con il mese di marzo).
Il calendario contenenva anche l'indicazione dei giorni fasti e nefasti, durante i quali non era lecito prendere alcuna decisione pubblica. Sempre secondo la tradizione antica, le decisioni più difficili, erano frutto di consigli fatti al re da parte della ninfa Egeria, sottolineando così il carattere sacrale di queste decisioni.
(LA)
«Atque omnium primum ad cursus lunae in duodecim menses discribit annum; quem quia tricenos dies singulis mensibus luna non explet desuntque sex dies solido anno qui solstitiali circumagitur orbe, intercalariis mensibus interponendis ita dispensavit, ut vicesimo anno ad metam eandem solis unde orsi essent, plenis omnium annorum spatiis dies congruerent. Idem nefastos dies fastosque fecit quia aliquando nihil cum populo agi utile futurum erat.»
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(IT)
«E divise l'anno in dodici mesi seguendo prima di tutto il ciclo della Luna; e poiché la Luna non lo completa con i singoli mesi di trenta giorni, ma avanzano sei giorni per un anno intero che completi il ciclo dei solstizi, stabilì di interporre mesi intercalari in modo che nel giro di 19 anni i giorni, tornando alla stessa posizione del sole dal quale erano partiti, collimassero in pieno con gli anni. Distinse poi i giorni in fasti e nefasti, perché in certi giorni non si dovessero prendere decisioni pubbliche. »
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L'anno così suddiviso da Numa, non coincideva però con il ciclo lunare, per cui ad annate alterne veniva aggiunto come ultimo mese il mercedonio, composto da 27 giorni, togliendo a febbraio 4 o 5 giorni; era il collegio dei pontefici a decidere queste compesazioni, alle volte anche sulla base di convenienze politiche.
[modifica] Feste religiose
La tradizione vuole che Numa avesse istituito, tra l'altro, anche la Festa di Quirino e la Festa di Marte. La festa prima si celebrava a febbraio, mentre la festa dedicata a Marte si celebrava a marzo, e veniva officiata dai Salii.
A queste riforme di carattere religioso corrispose anche un periodo di prosperità e di pace che permise a Roma di crescere e rafforzarsi, tanto che durante tutto il suo regno le porte del tempio di Giano non furono mai aperte.
[modifica] La critica storico-archeologica
La reale esistenza di Numa Pompilio, come accade per quella di Romolo è discussa. Per alcuni studiosi la sua figura sarebbe principlamente simbolica; un re per metà filosofo e per metà santo, teso a creare le norme ed il comportamento religioso di Roma, avverso alla guerra e ai disordini, diametralmente opposto al suo predecessore, il re guerriero Romolo. L'origine stessa del nome ( Numa da Nómos = legge e Pompilio da pompé = abito sacerdotale [1] ) indicherebbe l'idealizzazione della sua figura.
[modifica] Note
- ^ Antonio Brancati, Civiltà a confronto, Vol. I, La Nuova Italia, Firenze 1984, p. 293
[modifica] Voci correlate
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